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Lavoro e retribuzione, a chi spetta l’onere di far rispettare l’articolo 38?

Condizioni e paghe troppo basse. Tra dimissioni e sblocco dei licenziamenti in arrivo occorre un vero intervento legislativo per garantire i diritti costituzionali

Cartello di protesta sul diritto del lavoro

La Costituzione Italiana prevede che la retribuzione deve essere proporzionale alla qualità del lavoro svolto nonché sufficiente a garantire a sé e alla propria famiglia una esistenza e dignitosa. A chi compete l’onere di far rispettare quanto previsto dall’articolo 38 della Costituzione?

Condizioni e paghe pessime, i diritti dei lavoratori dove sono?

Lo Stato dovrebbe legiferare per tutelare al meglio i diritti dei lavoratori anche attraverso disposizioni che non consentano l’esternalizzazione del lavoro e, qualora necessario, obbligare a riconoscere i diritti previsti dai contratti di settore. I sindacati smettessero di fare gli imprenditori e tornino a far rispettare ai datori di lavoro il rispetto dei diritti di lavoratori e lavoratrici.

Come è possibile permettere alle aziende di procedere alle esternalizzazioni del lavoro a favore di cooperative che calpestano e offendono la dignità dei lavoratori? Moltissime cooperative e per fortuna non tutte riconoscono una paga oraria di appena cinque euro/ora mortificante per il prestatore d’opera.

Perché non prevedere una legge che pone a carico del committente il mancato rispetto dei contratti di lavoro con multe salatissime e per i casi più gravi anche l’arresto? Con un lavoro part time di 100 ore al mese si portano a casa circa 600 euro al mese.

Tra dimissioni e sblocco dei licenziamenti, un milione di disoccupati in più

Tantissimi salariati e stipendiati rassegnano le dimissioni poiché poco conveniente lavorare a queste condizioni da terzo mondo. Ricorrono tutti al reddito di emergenza o a quello di cittadinanza più remunerativo e senza alcun impegno lavorativo. Si parla tanto di una nazione importante nel mondo e poi offende i propri cittadini. Anche questi lavoratori andranno a finire a carico della socialità e quindi a carico di chi paga ancora le tasse. Altra bomba sociale arriverà allo scadere del blocco dei licenziamenti e della CIG, con causale Covid. E’ probabile che l’Italia potrà contare su un milione di disoccupati in più. Sarà impossibile mantenere la sussidiarietà per un lungo periodo. Altri arriveranno con l’abbandono volontario del lavoro poiché sottopagato.

Il governo cosa aspetta a promuovere iniziative atte a creare lavoro con agevolazioni o eventualmente girare ai datori di lavoro la somma prevista dai due redditi di emergenza e cittadinanza mantenendo il diritto alla percezione esclusivamente per coloro che non sono abili al lavoro? Il sindacato smetta di fare l’imprenditore e torni ad attivarsi per far rispettare i diritti dei lavoratori da troppo tempo offesi e umiliati.

Cesare Giubbi

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