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La mascherina è l’oggetto più dimenticato in spiaggia. Allarme per l’ecosistema

Mascherina in testa nella classifica degli oggetti più dimenticati sotto l’ombrellone, stilata ogni anno dal Sindacato Italiano Balneari

Mascherina in spiaggia

Mascherina in spiaggia

Da un anno e mezzo a questa parte la malattia da Coronavirus ha prepotentemente fatto irruzione nella vita dei cittadini provenienti da tutto il mondo. Ma se nei primi mesi di diffusione della pandemia si stentava a credere di vivere in un contesto, come quello emergenziale, così distante dall’immaginario comune, tanto che la chiusura forzata, la paura costante del contatto con l’altro e i bollettini relativi a contagiati e morti, sembravano essere parte integrante di un romanzo ambientato in un universo distopico, a oggi pare che la malattia da Coronavirus sia percepita come una delle tante facce della realtà ordinaria.

Mascherina in testa alla classifica del Sindacato Italiano Balneari

E lo si intuisce anche dalla percezione che gli individui hanno di tutto ciò che riguarda l’emergenza pandemica. La mascherina si è trasformata in un oggetto di uso comune, al pari di un cellulare, di un mazzo di chiavi o di una penna. Ed è così che il simbolo della pandemia balza in testa nella tradizionale classifica degli oggetti più dimenticati sotto l’ombrellone, stilata ogni anno dal Sindacato Italiano Balneari. Se non bastasse, tra i tanti oggetti che si ritrovano a fine giornata sul lettino, appesi all’ombrellone o parzialmente insabbiati, oltre a costume da bagno, asciugamano, chiavi e cuffiette, anche i flaconi di disinfettante, immancabili alleati delle mascherine.

La dichiarazione del presidente del Sindacato Italiano Balneari

“Nell’estate 2021 è la mascherina l’oggetto più dimenticato sotto l’ombrellone, (o abbandonato di proposito dai clienti). Seguono gli occhiali da sole o da vista e la crema solare. Ffp2, Ffp3, chirurgiche o personalizzate: tutte finiscono indistintamente per essere smaltite nei rifiuti indifferenziati” spiega Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari, che aderisce alla Federazione Italiana Pubblici Esercizi-Confcommercio.

Un’emergenza per l’ecosistema

Centrotrenta miliardi di pezzi al mese. Moltiplichiamoli per la durata della pandemia a oggi, per l’incognita di un futuro in cui continueremo a indossarle a lungo, e avremo numeri capaci di mettere i brividi. Le mascherine usa e getta stanno diventando un problema enorme per l’ecosistema, oltre che per la salute. Ne usiamo a valanghe, poco meno di un miliardo al mese solo in Italia, ma non riusciamo a smaltirle tutte attraverso il percorso normale. Basta guardarsi attorno per vedere quante finiscono buttate per strada, nei parchi, negli oceani. Se poi abbiamo voglia di fare altri conti, moltiplichiamo il tutto per i 450 anni necessari a una mascherina per decomporsi (è fatta in gran parte di polipropilene). Ma è proprio la natura dei famosi dispositivi di protezione a renderli difficili da gestire. Monouso, e per di più a rischio infezione, vanno trattati quasi alla stregua di rifiuti pericolosi.

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