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La giudiziosa von der Leyen ci avvisa: non prenotatele, le vacanze 2020

Diventa ogni giorno più evidente. Il teorema del “tutti a casa” per evitare il contagio è insostenibile, se si prolunga a oltranza

Hanno preso una direzione e adesso la seguono. Con la pretesa, però, che anche noi seguiamo loro. Tutti noi nessuno escluso, almeno ufficialmente: poiché la Dittatura Sanitaria questo prevede, questo comanda, questo strombazza. E questo punisce a suon di multe. Laddove, come si dice, il fatto non costituisca reato: nel qual caso scatta addirittura il penale.

Il teorema è all’incirca lo stesso, ma viene declinato in mille modi. Dove è possibile lo si fa per via obbligatoria – ovvero a colpi di imposizioni – dove invece non lo è, o non lo è ancora, a suon di inviti, raccomandazioni, appelli.

L’intero mondo del mainstream conosce a menadito i suoi compiti e ci dà dentro a tutta forza. A pieno regime. Politici di governo e scienziati da multinazionale. Editorialisti della “grande” stampa e personaggi tv più o meno di successo. Scrittori affermati o che sperano di diventarlo. Attori e cantanti e ogni sorta di star o di comprimari. Le fittissime legioni di quelli che hanno imparato a non indispettire l’establishment e perciò si guardano bene dal contrastarlo. Anche solo tacendo. Anche solo astenendosi dall’ingrossare le file del coro.

Ogni soldatino, ogni assoldatino, contribuisce come può. “Lo vedete che ho collaborato? Ricordatevi di me.”

Per un verso, quello dello spessore intrinseco, è solo chiacchiericcio. Per l’altro, quello degli effetti che spera di suscitare, è condizionamento deliberato. In apparenza è la fiera del buon senso e dei buoni sentimenti. Nella sostanza, invece, è la filiera della manipolazione e dell’asservimento.

I bravi cittadini ubbidiscono, e magari sorridono pure.

I riottosi scalpitano, o addirittura se ne infischiano delle prescrizioni ed escono anche.

Evviva gli ubbidienti. Orrore e ludibrio sugli svogliati.

Le raccomandazioni, come un tempo la Dolce Euchessina, sono per i bambini buoni.

Per quelli cattivi c’è la crocefissione degli epiteti sprezzanti: i furbetti, gli incoscienti, i potenziali untori. Gli edonisti, incapaci di fare i sacrifici richiesti dal coprifuoco imposto dal Generalissimo Conte. E magari già col pensiero rivolto ai viaggetti estivi.

E se invece fossero sani come pesci?

Non importa. Incrinerebbero comunque la granitica compattezza di cui c’è bisogno. O di cui ha bisogno chi tira i fili del modello socioeconomico occidentale: e a forza di tirarli li ha riempiti di grovigli inestricabili.

Le vacanze (pure loro) possono attendere

In un’intervista apparsa il giorno di Pasqua sull’edizione domenicale della Bild – che è il quotidiano tedesco a maggiore diffusione, ma tutt’altro che di maggiore autorevolezza – Ursula von der Leyen ha elargito questo giudizioso suggerimento: «Consiglio di aspettare a prenotare le vacanze estive. Per luglio e agosto attualmente nessuno può fare previsioni affidabili».

È un avvertimento logico, quello della presidente della Commissione UE? Sì che lo è. Ma solo a patto che si condivida la logica di riferimento. Quella imperniata sulla martellante drammatizzazione del rischio di finire contagiati e, una volta contratto il virus, di sviluppare la malattia nelle sue forme più gravi. Fino addirittura a morirne.

Un approccio che appare sempre più discutibile sia sul piano sanitario – o scientifico come si precipiterebbe a rimarcare l’implacabile/ineffabile Burioni – sia su quello giuridico. Riguardo al primo le perplessità non erano mancate fin dall’inizio, ivi inclusi virologi e altri studiosi di materie affini, ma adesso si vanno moltiplicando tra gli stessi medici impegnati nella cura dei malati, fino a ipotizzare da più parti che la vera causa dei decessi da Covid 19 non sia la polmonite, bensì l’insorgere di trombi che si possono inibire con farmaci a basso costo. Il che renderebbe del tutto sballata la profilassi adottata fin qui. E smonterebbe l’estremo allarme legato alla scarsità di posti letto nei reparti di terapia intensiva.

Quanto all’aspetto giuridico, su cui bisognerà tornare in maniera più specifica, il dato di fatto innegabile è che Giuseppe Conte ha utilizzato l’emergenza per agire in maniera unilaterale, bypassando il Parlamento e governando a colpi di Dpcm, ossia di Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri. I quali, per chi non lo sapesse, sono atti amministrativi e, pertanto, di rango inferiore alle leggi. E figuriamoci alla Costituzione.

Giusto oggi, in un’intervista pubblicata dal quotidiano “Il dubbio”, l’ex giudice della Corte Costituzionale Sabino Cassese ha tracciato questo inquietante riepilogo: «Il primo decreto legge era illegittimo: non fissava un termine; non tipizzava poteri, perché conteneva una elencazione esemplificativa, così consentendo l’adozione di atti innominati; non stabiliva le modalità di esercizio dei poteri. A Palazzo Chigi c’è un professore di diritto: avrebbe dovuto bocciare chi gli portava alla firma un provvedimento di quel tipo. Poi si è rimediato. Ma continua la serie di norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme».

Cassese, beninteso, è tutt’altro che un rivoluzionario. Basti ricordare che all’epoca del referendum 2016 sulla famigeratissima Riforma Boschi (si scrive Boschi, si legge Renzi) aveva preso posizione a favore del Sì.

Insomma: la gestione sanitaria è stata un mezzo disastro e quella giuridica è come minimo al limite dell’arbitrio. Aggiungiamoci quella economica, che non c’è stata per niente e si è rifugiata nel “Tranquilli: ci indebiteremo da matti e risorgeremo più forti che pria”, e mettiamoci pure la pioggia battente della retorica sulla Imprescindibile Necessità della Massima Disciplina.

Davvero una pessima influenza, quella del Covid-19. Specialmente per un organismo, come l’Italia, che di gravi patologie pregresse ne aveva a iosa.

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