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Isolamento e Coronavirus: “In famiglia puntiamo sul linguaggio emozionale”

“Non sottovalutare le sensazioni come ad esempio ‘ansia che sale’, malessere generale o grande difficoltà nel gestire la rabbia, rivolgetevi agli psicologi”

Il Coronavirus sta mettendo a dura prova la tenuta psicologica di famiglie intere, non solo per le persone maggiormente tendenti all’ansia o alla depressione. C’è chi si rifugia nello sport, chi cerca di “mantenere il controllo” guardando ogni telegiornale, chi prova a dare il suo contributo con video e iniziative sul Web. Abbiamo parlato con la dottoressa Giulia Petrangeli, psicologa dello sviluppo esperta in psicologia perinatale ed educazione alimentare, che, in questo periodo si sta occupando proprio di fornire alle famiglie un supporto psicologico specifico, anche sulla base delle linee guida e degli aggiornamenti in merito al Coronavirus.

Dottoressa ci può dare qualche indicazione per le famiglie o consigli su come affrontare questo momento, soprattutto con i bambini in casa?

“In questo momento, è fondamentale tenere presente che è un periodo di grande cambiamento per tutti, tra cui genitori e bambini. In generale, tutti gli adulti si sono trovati per primi a dover comprendere una situazione che ben presto si è fatta più critica e a prenderne maggior consapevolezza, anche attraverso i grandi cambiamenti nel quotidiano, nel lavoro, nelle relazioni, e ad assumerne di nuovi come quelli volti alla sicurezza per la protezione di sé, dei cari e della collettività.

Tutto questo provoca un inevitabile senso disorientamento e stress nella ricerca di un nuovo adattamento. Ciò che è interessante è osservare come i nostri figli, in particolare, i bambini, presentino una maggior facilità al cambiamento e alla ‘rinuncia’ di qualcosa, anche di molto importante per loro, come da tempo, i giochi tra amichetti e la scuola stessa. Questa, teatro di vita per i bambini, per le loro relazioni ed apprendimenti. È importante partire anche da questo perché non sottovalutiamo l’importanza di ciò che stanno affrontando anche i nostri figli e si possano sentire pienamente accolti quando ad esempio, ci dicono ‘Mi manca la scuola…ma quando potrò tornare?’

Dialogare, infatti, con parole semplici sulle ragioni per cui ora è importante rimanere ancora un pochino a casa è motivo in realtà di rassicurazione e partecipazione dell’intera famiglia al supporto di questa situazione. Infatti, direi che l’attenzione va posta non tanto o solo sulle ‘cose da far fare’ quanto sulle diverse possibilità del come usare, del come vivere questo momento.

Ad esempio: stare Insieme nella stessa casa per ore in un clima che sia nel possibile sereno e dialogante. A volte, non è semplice poiché le situazioni in casa sono diverse e complesse: basti pensare che molte famiglie sono chiamate a continuare il lavoro in casa e, allo stesso tempo, devono rispondere ad esigenze primarie proprio dei loro bambini e viene meno la presenza anche di altre figure che sino ad ora sono state di supporto. I bambini vivono il loro  isolamento/quarantena ed è naturale che vi siano momenti di nervosismo o di frustrazione in loro, proprio come in noi.

Il punto è che quando questi “momenti” arrivano nei bambini, gli adulti fanno fatica ad accoglierli ed accettarli già quotidianamente. Così li tendiamo a definire ‘bambini irrequieti o agitati’. Allora è bene cercare di contestualizzare quelle ‘manifestazioni’ al momento e non farne un “dramma” da parte dell’adulto stesso, che si protrae nel tempo e rischia di esasperare un clima di tensione. Ricordiamoci che anche loro “sentono” ed hanno il diritto di esprimere le loro emozioni o preoccupazioni, a modo loro. Che non possono ancora “autoregolarsi” nelle emozioni o darne una spiegazione che noi adulti tendiamo invece ad aspettarci (se parliamo di bambini di due anni come di 6 o oltre…)

 

Ci può fornire qualche indicazione concreta in proposito?

“Sì, ciò che ci viene in aiuto è un linguaggio ed una comunicazione pacifica poiché questo già predispone dentro di noi uno stato di calma. Inoltre, è possibile fare, a seconda delle età chiaramente dei nostri figli, delle domande brevi ma aperte che portano noi adulti a sintonizzarci con le emozioni dei bambini in quel preciso momento e ai bambini a connettersi con sé e sentirsi compresi e rispettati, a patto che le loro risposte non vengano giudicate dai ‘grandi’. Ad esempio, favorire un “Come stai?” (non per forza riferendoci alla situazione che tutti stiamo vivendo) oppure raccontando ai bambini un nostro stato d’animo durante una determinata azione: ‘Mi piace preparare la tavola insieme a te/insieme a voi’. Questo è anche alla base di un linguaggio emozionale che i bambini in realtà riconoscono e mantiene benessere in casa”

 

Ciò vale anche tra tutti i componenti della famiglia, di qualsiasi età?

“Assolutamente sì. I figli dai più piccoli ai più grandini osservano il modo di parlarsi e comportarsi tra genitori stessi e tra genitori e più figli, la dinamica delle relazioni. Ricordiamoci infatti che è proprio da noi che i bambini possono imparare che alcuni piccoli ‘litigi’, anche tra adulti, possono avere un inizio ed una fine e che ripristinare il benessere in famiglia è possibile! È l’occasione per stare insieme e per imparare a farlo”.

 

E riguardo a delle attività che possiamo far fare ai bambini in casa, è possibile anche non affrettarsi a preparargli sempre cose da fare o è necessario strutturare tutto per la quotidianità?

“Ecco, questo è un punto che trovo davvero molto importante. In realtà, è doveroso dire che sono proprio i bambini stessi che si stanno riorganizzando in casa più di quanto non sappiamo immaginare e se diamo loro fiducia anche in questo sarà infatti più semplice. È proprio ai bambini che non mancano curiosità ed iniziativa ed è importante anche per questo accettare i loro momenti di noia che, soprattutto ora stando molto in casa, sono momenti ancora più funzionali per la loro creatività e il loro benessere.

Diventa allora cruciale passare dall’idea delle ‘cose da fare’ , che può generare maggior stress ed organizzazione in tutti, al ‘lasciar fare’, e certamente, nel possibile. E’ così che osserviamo in che modo i bambini scelgono e ‘si cercano il da fare’ proprio in mezzo ad una situazione di ‘costrizione’ ma che non li limiti in realtà. Ecco che lo stare a terra, ad esempio, è altrettanto un momento intimo ed ‘attivo’ da rispettare. Giocare insieme genitori e bambini è certamente importante, quanto guardarsi negli occhi, leggere insieme, far realmente sentire la vicinanza e aver fiducia che anche quando il gioco o attività insieme non è possibile non vi è ‘assenza’ ma una necessità del momento.

Sappiamo, ad esempio, che i bambini sin dalla nascita sono estremamente attratti e curiosi della musica e dai suoni degli oggetti; dal ‘cesto dei tesori’ con oggettini vari e naturali all’interno di una cesta che si ha in casa, alle letture per piccoli e grandini, poiché la voce di coloro che leggono è rassicurante e motivante; a tutte le forme di movimento ed artistiche, anche per i grandi, come la pittura e attività manipolative: ad esempio la creazione della pasta modellante fatta in casa per fare forme a non finire.

Tutto ciò inoltre tiene su l’umore cosa molto importante in questo momento! Tra i giochi preferiti dai piccolini ai più grandi sicuramente l’elemento acqua è tra i favoriti, e allora via a travasi di bicchieri; ma anche al giardinaggio: che sia occuparsi di una piantina in casa, in balcone o nel proprio giardino. Infatti, la possibilità che il bambino ha ora di ‘occuparsi’ anche di una piantina, magari creata insieme ad un genitore, è un gesto, come possono essercene degli altri più costruttivo nei bambini e ragazzi più di quanto possiamo immaginare”.

Ci sta dicendo quindi che alcune attività, che non pensiamo siano “giochi”, possono essere più educative e interessanti per i bambini?

“Certamente, e non solo attività ma anche alcuni ‘momenti’ in particolare sia per piccoli che per grandi. Vorrei dare due spunti in particolare nell’ambito dell’educazione alimentare e di questa nuova quotidianità: Cucinare insieme a loro per chi ne ha la possibilità, e lasciarli creare delle forme in un piatto liberamente, con frutta ed ortaggi: è un momento lento, divertente e di grande apprendimento. Ed infine, non dimentichiamo che il mangiare insieme è una potente azione sociale, alla quale tra l’altro i bambini sono ben abituati a scuola. Non perdere di vista questi aspetti può senz’altro aiutare a trovare piccoli punti fermi in questo momento”.

Invece i genitori come possono autorizzarsi a prendersi del tempo senza sentirsi in difetto o frustrati?

“Mi sento di dire a questo proposito, che, soprattutto in questo momento, è necessario abbandonare l’idea della perfezione che può generare ancora più frustrazione o rabbia. Che ascoltare ed accettare pian piano tutte le diverse sensazioni che arrivano diviene educativo per noi e per coloro che ci sono accanto. Tollerare noi stessi per tollerarci a vicenda. È un ‘esercizio’ forse ma è dalle piccolissime cose quotidiane che si può partire. Inoltre, utile può essere trovare uno ‘spazio dentro’ di calma e di quiete al quale tornare quanto sentiamo il bisogno. Cercare di rispettare i bisogni di tutti e alternarsi nel possibile nella suddivisione di alcuni incarichi per alleggerire questa nuova quotidianità. È l’occasione per stare insieme e per imparare a farlo”.

Due giorni fa un’infermiera a Jesolo si è tolta la vita mentre attendeva il risultato del suo tampone. Certamente ciascuno ha la sua storia emotiva e le proprie motivazioni profonde per un gesto limite come questo. Cosa possiamo consigliare a chi si sente in ansia o particolarmente triste e sconfortato per questa esperienza surreale?

“Non sottovalutare molte delle sensazioni che arrivano: come ad esempio ‘ansia che sale’, malessere generale o grande difficoltà nel gestire la rabbia ad esempio, rivolgendosi agli psicologi: ciò che si innesca è la possibilità per la persona di esprimere e tirare fuori ciò che vive e come lo vive ad un professionista che è competente nell’ Ascoltare, nell’Orientare a servizi specifici e nel Supportare l’altro, le famiglie e la collettività. Fondamentale è non tenere tutto dentro poiché ciò potrebbe generare altre reazioni psicofisiche e relazionali a cascata”.

La dr.ssa Giulia Petrangeli è Psicologa dello Sviluppo, esperta in Salute Perinatale e Comportamento Alimentare, fa parte delle Reti Professionali: “Psicologia e Salute Perinatale” e “Psicologia e Alimentazione” dell’ Ordine dei Psicologi del Lazio. E’ formatrice in ambito educativo e socio sanitario e Conduttrice degli Sportelli di Ascolto Psicologico per Mamme e Famiglie a Roma, nelle zone Tuscolana e Tiburtina. Attualmente, questo servizio è attivo con la consulenza a distanza e online.

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