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Io non sto con Erri De Luca. Io sto con la giustizia

La legge è uguale per tutti

Giustizia e legalità non sono termini speculari e sovrapponibili. Piuttosto sono – o dovrebbero essere – elementi di un rapporto deterministico conseguenziale: dato A allora B. Facile a dirsi teoreticamente. La prassi, invece, è soggetto indefinito e, a sua volta, oggetto delle molteplici indeterminatezze della complessità culturale, dei suoi inganni semantici. La TAV è un’opera tecnologica distruttiva dell’habitat naturale in cui l’uomo acquista vita e senso: un fatto incontestabile. Ingiusto ma legale. Erri de Luca è colpevole di istigazione alla violenza: un fatto incontestabile. Ingiusto ma legale.

Torna allora prepotentemente sulla scena delle umane vicende, la politica. Non quella dei teatrini mediatici o degli inciuci di palazzo, che generano la cosiddetta antipolitica, ovvero la morte civile. La politica che muove dall’incontro delle coscienze individuali, il pensiero e l’azione sottratte alla retorica intellettualistica, volte al sommo valore della vita biologica, principio che accomuna ragione, logica e fede. E riappare sulla superfice del dibattito pubblico la dicotomia progresso-sviluppo, sostituita da una serie di categorie concettuali indefinite che contribuiscono al cortocircuito dell’intelletto.

La battaglia del De Luca e di tanti altri come lui, per impedire la costruzione di un’opera ingegneristica mostruosa sotto tutti i punti di vista, la cui utilità sociale ed il cui ritorno economico (l’unico 'Dio' riconosciuto a destra come a sinistra) a lungo termine, sono stati ormai ampiamente dimostrati come risibili, al confronto dei costi di spesa pubblica e dell’impatto ambientale conseguente, è una battaglia giusta ma antidemocratica, perché vuole sovvertire un ordinamento giuridico formatosi con gli strumenti della democrazia. La stessa democrazia in nome della quale si continua a fare la guerra, in nome della quale si tagliano le spese alla sanità per sostenere quelle agli armamenti.

In Italia non esistono politiche sull’ambiente, ultime nell’agenda dei reggenti di turno, troppo occupati a contrattare gli scarti percentuali con i ragionieri europei. Roba da fricchettoni new age. Riprova ne è la scomparsa di ogni parvenza partitica in merito. Con l’esito legislativo che ne consegue, lo stesso che condannerà Erri De Luca per istigazione alla violenza. Riappropriarsi della politica, dei temi che riguardano il progresso dell’uomo sociale, è compito di ogni individuo. La giustizia non si delega, appartiene ad ognuno di noi. Vivere secondo giustizia richiede responsabilità individuale, e prima ancora, consapevolezza.

Io sto con Erri De Luca perché difende la giustizia, ma dissento da lui perché, come fece Socrate, bevo l’amaro calice della cicuta, della legge della polis, nel rispetto del volere della maggioranza democratica che ha votato e sostenuto i governi degli ultimi trent’anni, quei sostenitori del progetto TAV e di tante altre opere dell’ingegno umano al servizio dello sviluppo. Anche se insostenibile, distruttivo, ingiusto.

Da oggi, lo scrittore napoletano dovrebbe darsi alle vignette satiriche per esprimere il suo dissenso, appellandosi al diritto di libera espressione artistica. Nell’arte si sa non c’è legge e non c’è giustizia. E’ solo fantasia.

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