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Individuato commando che uccise Vincenzo Femia

Si tratta di Massimiliano SESTITO, Francesco PIZZATA e Antonio PIZZATA, tutti di origine calabrese

La Squadra Mobile di Roma ha eseguito tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti dei componenti il commando che la sera del 24 gennaio scorso, in via della Castelluccia di San Paolo, ha assassinato FEMIA Vincenzo.
Si tratta di Massimiliano SESTITO, di anni 41, Francesco PIZZATA, di anni 22 e Antonio PIZZATA, di anni 25 tutti di origine calabrese.

Il commando, del quale faceva parte anche Gianni CRETAROLA tratto in arresto, per lo stesso reato dalla Squadra Mobile di Roma, nel mese di luglio dello scorso anno, aveva attirato la vittima in una zona isolata della Capitale prospettando la conclusione di un affare legato al commercio di droga.
L’indagine condotta dagli uomini e dalle donne della Squadra Mobile romana ha permesso sia di risalire ai responsabili del feroce omicidio che ha scosso non poco l’opinione pubblica della Capitale, sia di disarticolare una pericolosa cellula di ‘ndrangheta che gli arrestati odierni avevano creato nel corso degli anni nella città di Roma.

Riproponendo i dettami e i rituali tipici della mafia calabrese gli arrestati avevano creato un gruppo operativo che, seppur legato alla Casa Madre stava tentando di acquisire la gestione di gran parte del mercato della droga nella Capitale.

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dai Sostituiti Procuratori Dr.i Francesco Minisci e Francesco Polino, della Procura della Repubblica di Roma, hanno consentito di far emergere elementi indiziari tali da poter ragionevolmente ipotizzare che l’omicidio FEMIA, commesso dai componenti del commando, seppur avallato dalle organizzazioni criminali calabresi, sia stato causato da contrasti sorti, per la definizione del prezzo dello stupefacente venduto sul mercato, all’interno di alcuni rappresentanti ‘ndranghetisti operanti a Roma.

Un primo risultato raggiunto dagli investigatori romani si è avuto già nel mese di luglio dello scorso anno quando fu arrestato Gianni Cretarola il quale anche lui faceva parte del commando con il compito di procurare e celare le armi utilizzate per commettere l’omicidio.

L’individuazione del Cretarola, giunta dopo un laborioso e certosino lavoro di intelligence condotto dai poliziotti della Squadra Mobile di Roma e il successivo arresto ha consentito di dare una accelerazione all’indagine. Nella stessa occasione è stato trovato anche il covo ove il commando aveva nascosto le armi, covo all’interno del quale fu trovato un vero e proprio arsenale.
Da quel momento gli altri componenti il commando si sono sentiti braccati tant’è che Massimiliano Sestito, subito dopo aver saputo dell’arresto del Cretarola fa perdere le sue tracce, lascia la Capitale ove era sottoposto al regime della semilibertà.

Di li a pochi mesi, siamo nel settembre del 2013, anche per lui si aprono le porte del carcere; infatti la Squadra Mobile di Roma lo individua nella cittadina di Palinuro ove aveva trovato rifugio.
Oggi, con l’arresto di tutti i responsabili dell’atroce delitto commesso nel gennaio dello scorso anno, e la ricostruzione fatta da parte degli investigatori della Polizia di Stato, si può dire che si chiude una pagina nera della cronaca romana che aveva allarmato non poco l’opinione pubblica.
 

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