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Roma, incatenati fuori dall’Ambasciata d’India: “Marò liberi”

Stamattina sei attivisti di Azione Nazionale si sono incatenati al cancello dell’Ambasciata indiana

Proseguono le iniziative di solidarietà per i due Marò, Massimiliano Latorre (in convalescenza in Italia, ndr.) e Salvatore Girone (in libertà provvisoria a Delhi, ndr.), il cui ingarbugliato caso diplomatico, iniziato nel 2012, potrebbe finalmente approdare ad una risoluzione. In attesa della pronuncia del Tribunale arbitrale, appositamente costituito dall’Aja, circa un centinaio di militanti di Azione Nazionale, che vede l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno nel comitato direttivo, stamattina si sono dati appuntamento fuori dall’Ambasciata dell’India a Roma “per tenere alta l’attenzione di tutto il Paese sulla vicenda”.

“Marò liberi subito” è lo slogan scelto dai manifestanti per riempire lo striscione srotolato davanti all’Ambasciata indiana e gridato dagli attivisti di cui, sei, ad un certo punto si sono anche incatenati al cancello della sede diplomatica. Qualche ora più tardi, in un clima che resterà comunque pacifico, toccherà alle Forze dell’Ordine spezzare catene e lucchetti per poi disperdere la folla.

“E’ una vicenda tragica che sta segnando la vita umana e personale dei nostri soldati colpevoli soltanto di aver svolto il loro lavoro. Il silenzio dei governi italiani che si sono succeduti in questi quattro anni è assordante e la dice lunga sull’assoluta mancanza di dignità e sovranità nazionale e di rispetto verso le Forze Armate impegnate ogni giorni in centinaia di missioni di pace in tutto il mondo”, ha dichiarato Fausto Orsomarso, portavoce dell’associazione. 

“La nostra iniziativa oggi – prosegue Orsomarso – vuole tenere alta l’attenzione di tutto il Paese sulla vicenda dei Marò in un momento in cui il governo Renzi è chiaramente impegnato nell’opera di autocompiacimento e ha deciso di abbandonare a se stessi il destino dei nostri due connazionali”.

E’ bene ricordare che il cui destino dei due fucilieri, tra fasi alterne, è da oltre 1.440 giorni ostaggio della giustizia indiana.

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