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In Marocco dopo un anno di lockdown i contagi si sono fermati

In Marocco il mondo si è fermato il 15 marzo 2020. Ma dal mese di dicembre scorso le maglie del lockdown hanno cominciato ad allargarsi

Marocco lockdown

Vendita di ceramiche in un mercato in Marocco

Era il 15 marzo del 2020 quando il Marocco decretò il primo confinamento. Io ero a Casablanca. E sono tuttora qui mentre scrivo. Furono immediatamente prese misure severissime: chiusura delle frontiere via terra, aria e mare, interruzione degli studi in presenza per tutti i livelli scolastici e accademici, chiusura delle moschee, dei luoghi pubblici al chiuso e all’aperto.

Hammam (che noi chiamiamo bagni turchi ), palestre, ristoranti, parchi pubblici, spiagge. Tutto chiuso. Porto obbligatorio della mascherina e permesso di uscire di casa per recarsi a fare la spesa o dal medico  solo se in possesso di una autorizzazione rilasciata,  firmata e timbrata dal Pascià  (alto funzionario responsabile dell’amministrazione di un distretto). Tutto questo ha stravolto la vota sociale.

Il rituale dei saluti in Marocco

Il Marocco, come tutti i Paesi arabi, è anche noto per quel che noi chiamiamo “salamelecchi”. Utilizziamo  questo termine, decisamente storpiato dall’arabo, per indicare un insieme di saluti e benvenuti scambiati tra persone che si incontrano. Nella nostra accezione occidentale i “salamelecchi” sono intesi in senso eccessivo, quasi esagerato.

Il termine deriva dal saluto in arabo “As-Salaam-Alaikum” la cui traduzione equivale a “che la pace sia con voi” cui si risponde: “Alaikum As-Salaam”. Ma non finisce qui. Quando due marocchini si incontrano, a questo primo saluto e alla risposta seguono numerosi baci sulle guance, tanti più baci quanto è forte il legame affettivo tra le persone. E poi a cascata tutta una serie di domande sullo stato di salute dell’interlocutore, della sua famiglia, etc. Un rituale molto intenso, lungo e ricco di enfasi. In Marocco vi è inoltre l’usanza di stringersi la mano, anche in occasione di un incontro con uno sconosciuto, per poi  portarsela  al cuore.

Il contatto fisico per il popolo marocchino

Potete solo immaginare cosa significhi il contatto fisico per il popolo marocchino. Gli amici fraterni spesso si tengono per mano, anche se uomini adulti. In un solo giorno, dal 15 marzo 2020, tutto questo è scomparso.

Per un cittadino degli Stati Uniti D’America, la cui cultura non prevede smancerie, ma al massimo una stretta di mano. Tuttalpiù un breve e timido abbraccio spalla contro spalla, per loro non è cambiato granché sotto questo punto di vista. Ma per un popolo il cui contatto fisico è fondamentale la vita è mutata drasticamente.

L’hammam in compagnia

Si prega insieme, in Moschea o all’aperto, gli uni accanto agli altri. Ci si reca al Hammam, almeno una volta a settimana. Per soli uomini e per sole donne. Non esistono hamman misti.

Ci si lava la schiena mutualmente, anche fra sconosciuti. E’ un appuntamento importantissimo qui in Marocco anche perché nei quartieri popolari che sono ad elevatissima densità, i bagni negli appartamenti spesso non ci sono. Dispongono solo di wc.

Anche i caffè pubblici sono un luogo fondamentale della società marocchina. Ci si siede, si ordina un caffè e lo si sorseggia spesso per ore ed ore. Il caffè è un pretesto per chiacchierare, leggere un giornale, riposarsi, “staccare dalla famiglia”. Sono quasi esclusivamente uomini seduti ai tavolini.

La differenza è nel concetto del tempo

Quando un italiano mi chiedere di descrivere la vita quotidiana in Marocco mi limito a fargli presente la differenza del concetto del tempo. In Italia il caffè è ristretto, espresso, consumato in piedi al bancone nel tempo di berlo. In Marocco il caffè è lungo, sorseggiato per un tempo indeterminato , al tavolino (non esiste la consumazione al banco ), senza fretta.

Tuto questo vi da un idea di come la vita sia stata violentemente sconvolta dall’arrivo del Covid sul piano sociale.

Tutta la vita si svolge (si svolgeva dovrei dire) per strada. Un numero infinito di mercati e mercatini nelle aree urbane ed extraurbane. Venditori di acqua o di frutta secca, di capi di abbigliamento, oggetti di qualsiasi origine o scopo purché commerciabili. Ci sono mercati all’aperto dove si vendono dai motori di camion usati (ma senza alcuna garanzia che funzionino, si va a fiducia) al cucchiaino da caffè di plastica in pezzo singolo. Tutto è in vendita e tutto ha un prezzo

Dal mese di Dicembre 2020 qualcosa è cambiato

Per i Marocchini il mondo si è fermato il 15 marzo 2020. Ma dal mese di dicembre  le maglie del confinamento hanno cominciato ad allargarsi.

Le spiagge hanno riaperto, i ristoranti anche, fino alle 18, cosi pure i parchi. Ma moschee e hammam restano chiusi. Coprifuoco dalle 21 alle 5 con possibilità di spostarsi da un centro urbano ad un altro previa autorizzazione.

In tutta onestà il popolo marocchino non eccelle per quanto concerne il rispetto delle regole. Fintanto che le forze dell’ordine sono in agguato filano dritto ma alla prima occasione fanno i furbetti.

I contagi si sono fermati

Ciononostante il numero di contagi pare essersi quasi fermato. La campagna vaccinale è iniziata a dicembre scorso e sono stati già inoculate ad oggi almeno quattro milioni di dosi di vaccino AstraZeneca e Synopharm. Circa l’11 % della popolazione.

I morti sono in calo esponenziale così come i ricoveri in terapia intensiva. Forse l’immunità di gregge in questo Paese si diffonde più rapidamente ed efficacemente che altrove. Chissà.

Resta il fatto che lo stato di parziale confinamento è stato prorogato solo di ulteriori due settimane e non è escluso che per il mese di Ramadan, mese in cui si pratica il digiuno, in commemorazione della prima rivelazione del Corano, e che quest’anno dovrebbe iniziare attorno al 12 aprile, il Marocco ritorni alla vita normale.

E magari anche io ricomincerò, dopo un anno, a poter di nuovo abbracciare e baciare i miei amici.

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