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Il Vangelo secondo Pippo Delbono al Teatro Argentina

Il Vangelo secondo il buddista-Delbono è il Vangelo di un peccatore per i peccatori, in cui i “beati” sono i giudicati come malati, atei, puttane, froci

Al riparo dalla società, va in scena il Vangelo secondo il consacrato blasfema Pippo DelbonoTutto ciò che consideriamo “brutto, sbagliato, peccaminoso, debole, perverso, diverso” va rispettato e lasciato libero di essere. Sembra essere fondato su questo principio il Vangelo secondo Pippo Delbono che è stato in scena al Teatro Argentina fino al 31 Gennaio scorso. Un imponente muro bianco che ricorda il Muro del Pianto, fa da sfondo sul palco. Su di esso compare scritto “Ma io so amarti meglio!” mentre un uomo e una donna si abbracciano.

Delbono con il suo microfono-torcia si addentra nei meandri della memoria e torna a quando era bambino e frequentava quei luoghi “belli, eleganti ma vecchi, morti” come le chiese e come alcuni teatri oggi; quei luoghi a cui sembrava facesse paura la libertà e l’amore. Quella libertà e quell’amore, poteri che non possono avere padroni, che ha cercato e trovato nei campi d’accoglienza tra gli zingari e i profughi sopravvissuti a naufragi e torture, con cui ha condiviso le storie, il cibo, il tempo, un’inspiegabile gioia e ha riscoperto qualcosa di dimenticato, di sacro “stare con loro, è forse, per me, il Vangelo”.

Insieme all’esperienza mistica in ospedale, questo diventa il bagaglio per il suo nuovo spettacolo, che grazie all’incontro tra autobiografia e storia, dona al Vangelo un piano di lettura più umano che divino. Delbono come tirato per un braccio da un diavolo e per l’altro da un angelo, sale e scende dal palco, legge e balla grottescamente. Interagisce con la sua storica e atipica compagnia di attori e non-attori provenienti da aree emarginate della società che condividono sulla scena se stessi “senza menzogna”, facendo trasparire dalle loro crepe esistenziali una nuova prospettiva d’arte.

Il Vangelo secondo il buddista-Delbono è il Vangelo di un peccatore per i peccatori, in cui i “beati” sono i giudicati come malati, atei, puttane, froci, barboni, zingari e il regno dei cieli è per quegli uomini così contraddittoriamente maturi da essere diventati come dei bambini.

* Foto di Pippo Del Bono, dal sito del Teatro di Roma

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