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Il tifoso e la giornalista molestata: storia di un crimine mediatico

Una vicenda che rischia di rivelarsi un boomerang, ridicolizzando le gravissime violenze e persecuzioni di cui sono vittime molte donne

Giornalista molestata

Greta Beccaglia

Il tifoso e la giornalista molestata, storia di un crimine soprattutto mediatico. Esiste infatti da anni un Tribunale speciale che si serve di particolari forze di polizia, efficiente e severo per tutti coloro che incorrono nella disgrazia di esserne inquisiti.

E’ il Tribunale del politically correct, dei media di schieramento o di opportunità. Sempre pronti a martirizzare con processi immediati e sommari i colpevoli di “reati” la cui percezione è frutto solo di propaganda bieca e lontanissima dal trovare effettive soluzioni.

Giornalista molestata e il giustizialismo da Tv

Il caso della cronista sportiva “fugacemente palpeggiata” in diretta televisiva da un tifoso che usciva dallo stadio alla fine del derby toscano Empoli vs Fiorentina, è l’emblema di questa eclatante quanto inutile forma di giustizialismo spot, utile solo a rendere famosi i “casuali” (in questo caso) protagonisti che per un certo periodo invaderanno TV, Social network, Stampa oltre che Bar e Parrucchieri facendo un po’ di concorrenza (finalmente) alle misteriose varianti createsi dal Covid 19. Le immagini dell’improvvido gesto perpetrato da un classico troglodita domenicale, sono diventate virali in poche ore potendosi nutrire anche del fatto che appena 24 ore prima, in tutto il mondo si era celebrata la giornata contro la violenza sulle donne.

Processi mediatici: non servono a fare giustizia e a cambiare la cultura

Con una levata di scudi generale, è già emessa la condanna.

Il palpeggiatore becero (che forse immaginava di essere ospite di Tiki Taka) e soprattutto il giornalista in studio (colpevole di aver minimizzato il fatto), sono stati chiamati a rispondere dell’accaduto.

Il codice penale, nell’occasione immediatamente consultato e citato dalla moltitudine dei pubblici ministeri autonominatisi per l’occasione, è diventato ormai un romanzo best seller. Gli anni di detenzione previsti per i vari reati, sono i protagonisti indiscussi del nuovo genere letterario.

Un nuovo tipo di reato è individuato nella fattispecie citata: MINIMIZZARE la violenza di una “toccata” in pubblico.

Giornalista molestata, purtroppo sono i veri tribunali a minimizzare

Eppure, da troppi anni, magistrati, forze dell’ordine, istituzioni politiche “minimizzano” la portata di denunce di violenza domestica e di stalking che molto spesso precipitano in un annunciato omicidio o “sfregio” della vittima.

Il caso della giornalista sportiva, per come è stato trattato, rischia di ridicolizzare un problema tanto grave che per essere attenzionato non necessitava di certo della “fustigazione” sulla pubblica piazza dell’improvvido tifoso toscano.

Un comportamento sicuramente maleducato e stupido che non possiamo tollerare. Tuttavia difficilmente paragonabile alla schiera degli uomini impuniti che non per la mediatica stigmatizzazione del fatto in questione desisteranno dai loro insani comportamenti.

Sappiamo che per una rivoluzione culturale, volta risolvere alla radice la primitiva codardia del genere umano (inteso al maschile), ci vorranno ancora lunghissimi anni. Quali possono essere le soluzioni concrete dopo aver guardato in faccia la realtà?

La realtà ci mette di fronte, anche laddove esista la volontà di agire e reagire alla piaga dei crimini contro le donne, ad inadeguatezza degli organi di polizia vigenti.

Sia per preparazione professionale (soprattutto nel primo contatto con la vittima), sia per unità operative disponibili, sia per mezzi. Nonché per procedure investigative arcaiche e farraginose figlie di un sistema giudiziario involuto ed inversamente garantista, con tempi di reazione praticamente inesistenti.

Riforma del sistema giudiziario

Quindi cosa servirebbe? In primis, in attesa di una radicale riforma del sistema giudiziario.

Sarebbe utile una nuova ulteriore modifica alla legge 397/2000, uno strumento introdotto nel nostro ordinamento al fine di attuare il principio di parità tra accusa e difesa, che consente facoltà di svolgere investigazioni per ricercare e individuare elementi di prova a favore del proprio assistito non solo al difensore dell’indagato ma anche a quelli di tutti gli altri soggetti della fase procedimentale o di quella processuale – anche persone offese pertanto.

Una legge mirata a snellire le modalità d’intervento per gli operatori privati che tutelano le parti offese ed in particolare per il reato di cui stiamo parlando.

Il gratuito patrocinio

Inoltre, è necessario uno stanziamento di risorse adeguato per il cosiddetto “gratuito patrocinio”.

Una somma che nei casi di reati di stalking e crimini contro le donne viene concessa in automatico ed indipendentemente dal reddito.

Tali somme, potranno così essere utilizzate dalla parte offesa per acquisire rapidamente gli elementi di prova necessari ai primi provvedimenti cautelari ed alla messa in sicurezza della propria persona.

In pratica, se tu Stato non sei in grado (almeno nel breve e medio periodo) di garantire un’adeguata sicurezza al cittadino Donna, almeno consenti che questa possa difendersi privatamente con mezzi idonei ed efficaci. Infatti, non può bastare il “supporto” dei cosiddetti Centri Antiviolenza, troppo spesso utili solo a “scaricare” il problema da parte delle Forze dell’Ordine.

Quanto ai Media. Si dovrebbero preoccupare di reagire con la stessa veemenza manifestata nei confronti del tifoso fiorentino e del giornalista calciofilo anche nei confronti del magistrato distratto o del poliziotto “minimizzatore”. Infatti la loro superficialità riteniamo possa aver causato un numero elevato di vittime che avrebbero potuto salvarsi con un po’ di maggiore attenzione e sensibilità.

Nel frattempo…speriamo che le donne se la cavino da sole, come hanno sempre fatto.

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