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Il Mes? Interesse politico di alcuni partiti, altro che strategia di rilancio

Più che strategia di rilancio economico per il paese il Mes è interesse politico: tentativo di mantenere l’assetto di partiti sostenuti dall’Europa

Mes: strategia economica o interesse politico?

Mes: strategia economica o interesse politico?

Il Mes è interesse politico molto più che strategia economica. Perché l’Italia vuole firmare il Mes, anche se non ne avrebbe bisogno?

Già importanti personaggi come Giovanni Bazzoli, De Bortoli o Tremonti hanno detto chiaramente che le risorse per rilanciare il paese potrebbero essere ricavate da un prestito internazionale come nel dopoguerra, cioè un prestito per drenare il risparmio degli italiani, che è il primo al mondo.

Dunque servirebbe da un lato questo intervento e dall’altro il “Whatever it takes” di Mario Draghi, e quindi la Bce.

Con il prestito internazionale e gli acquisti illimitati da parte della Bce un paese sostanzialmente sano come il nostro se la potrebbe cavare. Tuttavia ci sono dei partiti che preferiscono continuare a guidare il paese per conto terzi, cioè per conto di Parigi, Berlino e Bruxelles. Il Mes diventa quindi più un problema politico, di salvaguardia del potere, piuttosto che economico. Queste figure in campo vogliono firmare il Mes perché i loro sostenitori europei contano su un codicillo, l’articolo 42, dei trattati che lo istituiscono: è una sorta di collare a strangolo nei confronti dell’Italia, un po’ come si fa con i cani. Se Roma si comporta bene il collare viene allentato, se Roma si comporta male nei prossimi mesi, il collare viene stretto. Tramite il Mes l’Europa può infatti controllare il futuro del paese.

Mes, interesse politico di alcuni partiti

Per alcuni partiti gioca a favore questo stato dei fatti, in quanto hanno contatti formidabili con Bruxelles e quindi governano per interposta persona. Questo è il vero tema che sta dietro al Mes che ha pochissimo a che fare con il denaro e le risorse. Ma ha molto a che fare con partiti che dominano lo scenario italiano grazie a rapporti con l’Europa. D’altronde se si conquistano pochi voti si cerca di mantenere la presa mediante altri canali.

Tale logica ha acquistaancora maggiore validità nell’ipotesi in cui dovessero esserci prossimamente i sovranisti al governo (scenario anche piuttosto probabile). Il vero timore di Merkel e Macron è questo, che tra qualche mese il Matteo Salvini “di turno” sia il presidente del consiglio.

Un’altra precisazione: In Italia la Troika l’abbiamo già avuta: si chiamava Governo Monti ma di fatto si trattava dello stesso intervento. In Grecia hanno avuto la Troika anche dal punto di vista formale, a noi per permettere di salvare almeno la faccia, (perché siamo paese fondatore) non ci hanno mandato la Troika di nome, ma di fatto un governo che rispondeva in tutto e per tutto alle preferenze europee. Vogliamo davvero metteci ancora nelle mani di Bruxelles?

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