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Il made in Italy è ormai altrove, quasi tutto fuori dall’Italia

La miopia di una classe politica e imprenditoriale convinta che per essere competitivi nel mondo era sufficiente delocalizzare il made in Italy

Mario Draghi e Ursula Von Der Leyen

Mario Draghi e Ursula Von Der Leyen (foto dal sito del Governo)

L’Italia è altrove e naturalmente intendiamo il made in Italy. Per la miopia di una classe politica e imprenditoriale convinta che per essere competitiva nel mondo avanzato e ricco era ed è sufficiente delocalizzare le attività. Perfino quelle strategiche nei Paesi poveri con bassi stipendi e costi industriali ridotti.

Delocalizzare il made in Italy è un paradosso

Riflessioni che avevano una sana logica fintanto che la delocalizzazione del Made in Italy avveniva nei paesi comunitari con bassi salari e in una fase ancora preparatoria per l’ingresso definitivo nella comunità europea. Poi hanno pensato male ed hanno iniziato la delocalizzazione nei paesi asiatici. Decisione scellerata affidarsi quasi completamente alla Cina e all’India.

Nazioni che nel tempo potrebbero attivare azioni ricattatorie verso l’Europa non garantendo più le consegna delle materie essenziali. Già arrivano le prime avvisaglie, con i ritardi e le mancate consegne delle materie prime commissionate dall’occidente. Nessun settore è salvo, da quello automobilistico a quello farmaceutico. Diverse case automobilistiche hanno già sospeso o rallentato le produzioni per mancanza di ricambi essenziali della componentistica delle auto. Gli acquirenti sono costretti ad aspettare tempi più lunghi.

Penalizzato anche il settore farmaceutico

Un altro settore molto penalizzato e colpito è quello farmaceutico. Molti antibiotici iniziano a mancare e il grossista li dà come non disponibili all’ordinazione. Tutte le industrie farmaceutiche europee, quindi Italia compresa, ricorrono all’acquisto di principi attivi sia dalla Cina che dall’India che attualmente ne producono oltre la metà. Già scarseggiano molti medicinali e spesso sono quelli cosi detti salvavita. Il controllo delle materie prime e delle produzioni primarie sta diventando un’arma di competizione letale.

L’Europa miope aveva visto nella delocalizzazione un vantaggio che poi nel tempo si è dimostrato molto critico. Come ha potuto l’Europa pensare di continuare a vivere da ricchi facendo lavorare gli altri? Soltanto adesso la governance europea si è ravveduta e sta promuovendo investimenti produttivi all’interno delle nazioni comunitarie. E’ sempre meglio tardi che mai. La scarsità dei farmaci è una minaccia alla sicurezza sanitaria e deve essere trattata con urgenza per evitare pericoli devastanti provenienti da altre nazioni. Caso emblematico le uniche industrie farmaceutiche che producono vaccini sono esclusivamente americane.

Cesare Giubbi

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