Prima pagina » Cultura » Il libro “Un cazzo ebreo”: titolo choc per parlare di vergogna, lutto e identità

Il libro “Un cazzo ebreo”: titolo choc per parlare di vergogna, lutto e identità

Pratiche sado-maso, punizioni corporali e orgasmi, le premesse per esplorare il dolore, il lutto, la memoria, l’identità, la violenza e i regimi tirannici

Un cazzo ebreo

Katharina Volckmer

L’autrice è Katharina Volckmer, il titolo del suo libro “Un cazzo ebreo”, respinto da diverse case editrici che proponevano qualcosa di molto più delicato, ma che invece La Nave di Teseo ha deciso di mantenere proprio come concepito dalla scrittrice esordiente.

Questo romanzo breve, sono 112 pagine, racconta le sedute tra una paziente tedesca e uno psicanalista ebreo. Il tema è la vita onirica e le fantasie sessuali su Adolf Hitler e di essere Hitler, da parte della paziente, dalle quali si innesca un vorticoso flusso di coscienza.

Evidente la provocazione, meno il messaggio che è quello di parlare finalmente della vergogna: la vergogna che nutriamo verso il corpo e le sue voglie, e che nutrono i cittadini tedeschi per i crimini commessi dal Fuhrer.

“Un cazzo ebreo”: senso di colpa collettivo

Una sorta di senso di colpa collettivo che affligge ancora oggi il popolo tedesco verso quei visi di “ebrei morti o disperati che ci guardano da innumerevoli fotografie grigie, o da qualche remoto luogo d’esilio senza mai sorridere, e noi perpetuamente debitori nei loro confronti”.

Pratiche sado-maso, oggetti di contenimento, punizioni corporali e orgasmi, mescolamento di piacere e dolore, celebrazione e umiliazione sono in realtà solo le premesse per esplorare il dolore, il lutto, la memoria, l’identità, la violenza e i regimi tirannici. Ma la “perversione” è solo il primo strato del libro, che ha un sottobosco di riflessioni etiche. Il testo ci riguarda molto da vicino in quanto nella narrazione si parla anche di fascismo.

L’immaginazione e le fantasie erotiche ci dicono davvero tanto di ciò che proviamo: paura, mortificazione, ribrezzo, desiderio, affetto, rabbia. “Tutto nel mondo è sesso, tranne il sesso. Il sesso è potere”. Diceva Oscar Wilde ed è in queste dinamiche di potere che occorre infilarsi se si vogliono comprendere le emozioni più recondite che ci abitano.

L’autrice racconta cosa significa crescere con il peso di essere parte del popolo che ha compiuto la persecuzione ebraica e l’opera di riparazione scolastica, pedagogica, e la vigilanza istituzionale e culturale, che ne consegue tutt’oggi in Germania. Qual è la Memoria tedesca della Shoah ebraica?

Se il popolo ebraico è stato perseguitato fino alla “Soluzione finale” per la sua identità, cosa resta invece al popolo tedesco nell‘Identità di persecutori? Come si fanno i conti con un passato da aguzzini? È qualcosa che si può superare?

“Un cazzo ebreo” è stato definito sovversivo e liberatorio ma che è stato anche fortemente criticato per aver messo insieme Olocausto e sesso.

Tuttavia la sessualità non è qualcosa che avviene nei nostri genitali, ma una sorgente di energia vitale e di connessioni che intratteniamo con gli altri e il mondo.

Psicologia e sessualità

In psicologia la sfera sessuale rivela molto di ciò che non sappiamo coscientemente di noi stessi. Freud, il padre della psicanalisi, fu il primo a intuire questi meccanismi, accompagnati da rimozione e difesa. Ma poi anche i suoi allievi come Wilhelm Reich e Alexander Lowen studiarono la ricchezza di questa fonte di emozioni e proiezioni. Jung si allontanò invece da questa visione ‘clinica’ per aprire l’Eros a una dimensione più spirituale e simbolica.

In questo momento storico in cui movimenti politici riscrivono il passato con metodi oscurantisti e la censura sembra essere all’ordine del giorno, un testo come questo sembra avere la funzione di abbattere tutte le frontiere dell’indicibile, dell’impensabile.

Perché qualcosa di cui non si può parlare è ancora un trauma che non ci permettiamo di risolvere. Non si può porre rimedio all’irrimediabile, ma si deve provare a dargli un nuovo orizzonte di senso.

Lascia un commento