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Il Governo ci ripensa sul 5G?

La norma sul 5G, approvata dal Governo in un Decreto legge intorno alle 20 di ieri, sembrerebbe sia stata ritirata alle 21 per volontà di Giorgia Meloni

Piazza Colonna, Palazzo Chigi (sede Governo)

Piazza Colonna, Palazzo Chigi (sede Governo)

Dopo giorni di angoscia e preoccupazione, si tira un sospiro di sollievo. La norma presentata in Consiglio dei Ministri per cancellare il limite dell’inquinamento elettromagnetico del 5g, oggi a 6/m, ha rischiato contro ogni etica e buon senso, d’innalzarsi con una capriola mortale a 24/m.

La norma approvata in un Decreto legge intorno alle 20 di ieri, sembrerebbe sia stata ritirata alle 21 per volontà di Giorgia Meloni. Un miracolo in cui non si sperava più. Che nessuno nel governo, malgrado la volontà di alcuni Ministri, se la sentisse di trasformarci in cavie wireless, è una vittoria momentanea?

E’ richiesto a tutti di non abbassare la guardia poiché le pressioni da parte di lobby e multinazionali sono molte. Vigilare sull’operato dei politici per la tutela del nostro futuro è un must per tutti coloro che vogliono vederci chiaro. Una battaglia portata avanti sui social e non solo da alcune Associazioni e soprattutto dal collega Maurizio Martucci che ha riferito per primo l’accaduto sul suo canale Telegram.

Quello delle torri 5g è un problema di non poco conto. Secondo Pubmed, un motore di ricerca gratuito che accede al database Medline su scienze della vita e discipline biomediche con l’obiettivo di migliorare la salute sia a livello globale che personale, esiste una connessione tra il covid 19 e l’ esposizione alle radiazioni e alla radiofrequenze delle comunicazioni wireless, incluso il 5 g.

La politica sanitaria si è concentrata sul virus e sui suoi effetti sugli esseri umani, ignorando i fattori ambientali che giocano un ruolo vitale. Tali radiofrequenze, le microonde e persino le onde millimetriche, avrebbero implementato il diffondersi della pandemia.

Sempre secondo i dati raccolti, a Wuhan, ad esempio, la situazione si sarebbe inasprita proprio in concomitanza con la diffusione nella città della quinta generazione, il 5g appunto. I bio effetti dannosi del WCR avrebbero quindi peggiorato la situazione, profilandosi come cofattori ambientali tossici, aumentando l’ipercoagulazione del sangue, alterando la microcircolazione, riducendo eritrociti ed emoglobina, amplificando la disfunzione del sistema immunitario, l’autoimmunità, l’iperinfiammazione, accrescendo stress ossidativo e radicali liberi. Il rapporto degli effetti dell’irradiazione con la malattia, avrebbe pertanto deteriorato il quadro generale.

IL 5 g è cancerogeno?

Sulla pericolosità delle reti si discute dagli albori del WIFI. Ma che gli individui non siano tarati per accogliere il 5 g sono in tanti a gridarlo. La precauzione è d’obbligo poiché in mancanza di certezze, non si può procedere, testandolo sugli esseri umani. La prevenzione è l’arma necessaria per la salvaguardia della salute. L’aumentare delle frequenze può danneggiare soprattutto cuore, pelle, occhi così come l’uso di un device 5g , data la vicinanza al corpo umano, potrebbe riservare sgradite sorprese anche per l’udito.

Che sia cancerogeno lo pensano in molti, ma in pochi hanno voglia di esporsi perché gli interessi in ballo sono troppi.

Un rapporto del National Toxicology Program (NTP), guidato dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, rilevò già nel 2018 un aumento di tumori cardiaci nei ratti maschi esposti ad alti livelli di onde elettromagnetiche, utilizzate nella telefonia 2 g e 3g. Anche se non ci fosse un collegamento concreto e definitivo, i dubbi resterebbero. E se i timori si affacciavano allora, figuriamoci adesso, dove la potenza sarebbe più che raddoppiata.

Non sentiamo il bisogno di un nuovo salto verso l’iperconnessione o di uno tsunami elettromagnetico, ma piuttosto abbiamo bisogno di un ritrovato rapporto con la natura e con la nostra coscienza. Abbiamo sete di consapevolezza. Ci occorre una politica sana che pensi agli interessi e al bene dei cittadini. L’opposto cioè di quanto fatto da Draghi e Speranza che diedero priorità alle sperimentazioni vaccinali e al commercio a rischio degli italiani.