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Il girone perfetto della Nazionale: qualità e quantità, ma ora viene il bello

Gli azzurri hanno dominato in tre partite su tre mantenendo la porta inviolata, ma da sabato prossimo inizierà un altro europeo: le certezze e i dubbi di Mancini

Nazionale Mancini Euro 2020

Roberto Mancini

7 gol fatti, 0 subiti, 3 vittorie e 9 punti: la Nazionale di Mancini archivia la prima fase con numeri vicini al concetto di perfezione. Di sicuro vale un altro concetto, quello di dominio del gruppo A di Euro 2020. Un simile ruolino di marcia si era vinto in campo europeo solo nel 2000. Lì la Nazionale guidata da Dino Zoff si fermò solamente al golden goal di Trezeguet della finalissima di Rotterdam. Tuttavia da sabato prossimo, quando a Wembley affronteremo una tra Ucraina e Belgio, inizierà un altro torneo. Andiamo a vedere su cosa il ct può basarsi e su cosa deve lavorare in settimana.

I Pro della Nazionale: gioco propositivo, personalità e rosa profonda

Sono tre qualità molto importanti per vincere partite e tornei e sono state citate in un ordine non casuale ma temporale. Contro una Turchia sempre arroccata negli ultimi 30 metri, l’Italia ha prima manovrato sapientemente per poi trovare le soluzioni migliori azione dopo azione. Sulla sinistra il triangolo Insigne-Locatelli-Spinazzola, sulla destra le discese imprevedibili di Berardi da cui sono nati i primi due gol. Tante frecce nell’arco di Jorginho, autentico metronomo della squadra coadiuvato da un Barella che corre dappertutto. Quest’ultimo giocatore fondamentale anche nella prima fase di non possesso, quella della pressione alta che spesso ha portato l’Italia a recuperare palla in pochi secondi.

Al gioco propositivo, contro la Svizzera si è aggiunto l’elemento della personalità in alcuni elementi da testare caratterialmente in questi contesti. È così arrivata la serata magica di Manuel Locatelli che ha deciso la partita con una doppietta. Nel primo gol l’apertura di prima per Berardi e l’inserimento vincente, nel secondo la personalità nel calciare senza pensarci due volte dai 20 metri. Gesto poi emulato da Ciro Immobile, anche lui a segno con un tiro da fuori grazie a un pallone recuperato da Toloi, altro elemento che si è calato subito e bene nel contesto della Nazionale.

Nella terza partita con il Galles, con qualche attenuante come l’afa e la qualificazione già archiviata, è venuta fuori la profondità della rosa che non ha snaturato il DNA voluto da Mancini. Con 8 cambi nella formazione iniziale, il livello medio e la pericolosità non sono mancate, vuoi anche per la presenza di Marco Verratti, un elemento recuperato pienamente e poco derubricabile allo status di “riserva”. Nessuno dei titolari ha giocato 270 minuti interi, incluso Donnarumma. La speranza è che per sabato possano essere arruolabili anche gli acciaccati Berardi, Chiellini e Florenzi per affrontare con le batterie cariche la fase finale.

I dubbi: i ritmi ed un girone troppo poco probante

Detto di una Nazionale che ha dominato il girone come raramente accaduto prima d’ora, merita una riflessione complessiva proprio il gruppo A di Euro 2020. L’Italia ha giocato bene ed ha avuto il pregio di far giocare male le avversarie, soprattutto la Svizzera, 13° nel ranking mondiale e quindi non proprio l’ultima arrivata. Tuttavia la Turchia ha mostrato anche contro le altre formazioni di essere poca cosa, deludendo con gli elementi di maggior spicco come Cahlanoglu e Yilmaz. Il Galles invece è sembrato fare i conti più con la differenza reti, con la volontà prevalente di difendere il secondo posto del girone anziché attaccare il primo.

Inoltre gli Azzurri hanno avuto delle “agevolazioni” non di poco conto. La possibilità di giocare in casa, allo Stadio Olimpico di Roma, e di limitare i trasferimenti, fatti esclusivamente tra Coverciano e la Capitale, mentre le nostre avversarie hanno giocato le altre partite a Baku, in Azerbaigian, distante oltre 3mila kilometri in linea d’aria. Ore di volo risparmiate che possono incidere, sia nel breve che nel lungo periodo. Anche questo ha facilitato il compito, ma dagli ottavi di finale arriveranno spostamenti da fare, tifo non più a favore e squadre più competitive e aggressive.

In quel momento arriverà la risposta ad un piccolo dubbio emerso contro i gallesi: se nel momento in cui si abbassano i ritmi, potranno emergere delle difficoltà. Ad inizio partita questa è sembrata essere una condizione necessaria, dato il gran caldo del pomeriggio romano. Gli azzurri hanno alzato i giri del motore dalla mezz’ora fino all’intervallo, ma nella ripresa, data anche la scarsa necessità con un avversario anche in inferiorità numerica, non si è aumentato il ritmo per chiudere la partita. Contro squadre meno remissive che proveranno a spezzare il nostro gioco fin dalla nostra metà campo quale sarà la reazione?

Cose da limare: alcune piccole distrazioni difensive

Oltre alla questione dei ritmi di gioco, un altro banco di prova ci aspetta contro formazioni più quotate: il rischio di distrazioni in fase difensiva, soprattutto su palle inattive. Il Galles ha avuto due possibilità di segnare proprio da corner – una delle poche soluzioni offensive della squadra britannica in realtà – più una su svarione di Acerbi, non sfruttata da Ramsey. Sono “peli nell’uovo” di un inizio europeo di grande valore, ma con l’andare avanti (Ucraina/Austria agli ottavi, Belgio nell’eventuale quarto di finale) da evitare. Sono dettagli che possono fare la differenza.

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