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Il crepuscolo di Davos e del World Economic Forum

Il campione del suprematismo WEF è stato l’inviato di Biden, John Kerry, che ha detto ai partecipanti: “siamo un gruppo selezionato di esseri umani” che sanno come salvare il pianeta

Wef 2023

I cosmocrati, i Davos Men, ovvero i signori del World Economic Forum anche nel 2023 sono atterrati per la sessione invernale nella sciccosa cittadina di Davos, in Svizzera. Arrivati con i loro jet privati (più di 500 voli) incuranti di inquinare quell’ambiente incantato che difendono solo a chiacchiere. Anche quest’anno larga partecipazione di capi di Governo, ministri e alte personalità dell’economia e della finanza.

Le assenze pesanti al Wef di Davos

Però sono state diverse le assenze pesanti: Biden, Xi Jinping e Giorgia Meloni che da sempre vede come fumo negli occhi le iniziative imperialiste di questi signori, con, in primis, George Soros tra i protagonisti assoluti. Un’ élite globalista di miliardari ha riunito e accumulato nel suo cerchio magico tanto di quel potere da riuscire a convocare, pochi mesi fa, addirittura le Nazioni Unite per riformulare l’Agenda ONU 2030 e cioè il futuro del pianeta terra.

Il WEF si definisce come una organizzazione internazionale indipendente e si arroga il diritto di riformare attraverso i suoi papers (primo fra tutti “Il Grande Reset” del fondatore Klaus Schwab, acquistabile per $22 su Amazon) il nostro mondo, grazie alla poderosa spinta economica dei suoi associati: fondi di investimento, banche multinazionali e media. Con l’intendimento dichiarato dei suoi creatori, primo fra tutti lo stesso Schwab, di andare oltre i governi e oltre la democrazia favorendo un reset mondiale con un progetto che prevede un forte sfoltimento del pianeta, secondo loro sovrappopolato e quindi difficilmente gestibile.

Particolarmente caro a questi esaltati è l’obiettivo di arrivare al controllo degli uomini attraverso microchip impiantati nello stomaco che potranno anche rimpiazzare i cellulari. Bill Gates (Billi Cancelli) ha fatto sapere che un tale mostruoso congegno sarà pronto nei prossimi 10 anni.

Al Wef il confronto è “un peccato da cancellare”

Altra caratteristica del Forum è che le decisioni vengono prese in “blocco”, nessun dibattito è ammesso: secondo Jordan Schachtel, giornalista investigativo, alle riunioni del WEF “è richiesta la conformità e il confronto è un peccato da cancellare”. Il ministro degli Esteri sloveno Tanka Falon ha sostenuto la necessità di “regole globali” e che solo “l’ordine mondiale va preso in considerazione”.

Ma il campione del suprematismo WEF è stato senz’altro l’inviato speciale presidenziale di Biden, John Kerry che ha detto ai partecipanti: “siamo un gruppo selezionato di esseri umani” che sanno come salvare il pianeta. Anche la carne era all’ordine del giorno. Jim Hagemann Snabe, presidente di Siemens (!) ha dichiarato: “se un miliardo di persone smette di mangiare carne l’impatto sull’attuale sistema alimentare è assicurato”, e a proposito dell’innovazione del processo del food ha promosso a pieni voti la carne sintetica.

Per arrivare a questo potere universale il WEF ha già infiltrato con suoi rappresentanti (non lo nascondono) il governo di Trudeau, Macron e perfino Putin. Questa spaventosa realtà però, nel 2023 è entrata dopo tanta espansione e partecipazione in un tonneau anticiclico. E non solo per le assenze clamorose. I media mondiali hanno coperto con il dovuto risalto critico l’evento di Davos cominciando a far trapelare con chiarezza l’assoluta autoreferenzialità e mancanza di rappresentatività di questi signori eletti e scelti da nessuno (anche se i media USA non hanno mancato di dimostrare il consueto asservimento inginocchiato).

E non sono mancati coraggiosi (tentativi) di interviste. Clamoroso quello di due giornalisti tedeschi che hanno incalzato con precisione chirurgica l’AD della Pfizer, Albert Bourla, con molte domande, tutte senza risposta.

Che sia l’inversione di un trend che fino ad oggi non ha capito o non ha voluto capire la pericolosità di questo enorme gruppo di pressione che esercita la sua lobby in modo sistematico e pesante tanto da far arrossire Marocco e Qatar messi insieme? C’è da augurarselo visto che un sondaggio di Elon Musk, sempre controcorrente, ha raccolto due milioni e mezzo di voti e ha mostrato come per quasi il 90% degli intervistati quei “signori” non hanno nessun diritto di controllare il mondo.

Cristiano Carocci, Presidente Fondazione Spazi dell’Arte, già Direttore Generale del MIPAF