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“Il bioparco secondo me…”

Il Bioparco di Roma ha un nuovo presidente, Federico Coccia

C'era una panchina, tanti anni fa, proprio all'ingresso dello Zoo (dove ora c'è la vasca delle carpe) che ricordo con particolare nostalgia. C'erano seduti due bambini di 5 o 6 anni, con in braccio due leoncini. Quei due cuccioli meravigliosi, quel giorno, avrebbero regalato un attimo di magia che io e mia sorella non avremmo mai più dimenticato.
Il Giardino Zoologico di Roma, oggi Bioparco, da sempre ha attirato bambini di tutte le età. I fantastici animali che, allora, potevi solo immaginare o vedere in qualche film, rappresentavano un richiamo irresistibile per chiunque. Emozioni su emozioni, da una gabbia all'altra, con quella velata tristezza nel vedere tanta meraviglia chiusa in prigione.

Da diversi anni, finalmente, il Bioparco ha chiuso molte di quelle celle indegne, retaggio di antichi pensatori, ed ha iniziato un percorso nuovo per il miglioramento delle condizioni di vita degli animali “ospiti”.
Indubbiamente le migliorie necessarie sono tante e, anche dal punto di vista economico, importanti, ma le linee guida che si è dato il nuovo presidente della Fondazione Bioparco di Roma, Federico Coccìa, fanno ben sperare.
Incontro il medico veterinario, neo presidente, davanti allo spazio dedicato agli ippopotami mentre, preoccupato per le condizioni meteo della prossimo fine della settimana, sorseggiamo l'ultimo caffè prima della chiusura del parco.

“Speriamo in un buon weekend, mi dice, ché nelle ultime settimane non abbiamo avuto molta fortuna da questo punto di vista”.
Tra le idee di Coccìa, infatti, quella di poter arrivare all'autosufficienza economica è uno dei temi dei quali ha trattato in più occasioni. “Abbiamo bisogno del pubblico per poter migliorare le condizioni di vita degli animali che ospitiamo, ha aggiunto”.
Tre, sono le indicazioni a tutela del parco che sottolinea il nuovo presidente. “La tutela della salute degli animali è la priorità non dimenticando la conservazione delle specie a rischio estinzione. L'educazione ambientale, ha concluso, è fondamentale. Gli studenti di tutte le età rappresentano il futuro e la difesa dell'ecosistema futuro deve partire da oggi”.

I due ippopotami, intanto, se ne dicono di tutti i colori e la tigre, più in là, ruggisce di solitudine.
“Abbiamo delle urgenze che vedremo di realizzare al più presto, ha spiegato Coccia. L'exhibit delle tigri è una di quelle così come avere al più presto una nuova amica per l'elefante Sofia, dopo che la compagna è morta di vecchiaia. Poi, ha continuato, un maschio per le due femmine di giraffa”.
E' stato accennato ad un museo nel museo…“Realizzare un museo che possa ospitare ed esporre quei macabri reperti che provengono dalla caccia illegale e dal bracconaggio più feroce come, ad esempio, zanne e pellame, sarebbe utile per far capire ai visitatori quale barbarie e che cifre pazzesche ci siano dietro questo traffico criminale che sta sterminando gli animali in tutto il mondo, ha concluso Coccìa”.

L'ultimo avviso dell'altoparlante ci avverte della chiusura. Due addetti aprono l'enorme porta della sala che ospiterà per la notte le giraffe, che non si fanno attendere. Un paio di foche grigie sguazzano nell'acqua avanti ed indietro. Aspettano il buio… per sognare l'oceano.

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