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Ignazio Marino e la Panda Rossa, alterati i dati sulle multe

Marino, la Panda, le multe e i permessi ZTL: il sindaco chiede di non archiviare il caso. Il suo intervento a RaiNews24

Sembrava messa a tacere la questione della Panda Rossa del sindaco di Roma Ignazio Marino. E invece, torna a far parlare di sé. Una vicenda che ha già fatto discutere molto, sostenitori e detrattori del primo cittadino. Ignazio Marino, che ha fatto della viabilità a due ruote uno dei capisaldi del suo governo della città, ha rischiato di inciampare su un permesso ZTL per le quattro ruote.

Sia beninteso: è assurdo che un sindaco non abbia il permesso di girare liberamente per la sua città. E infatti, non è questo – almeno secondo chi scrive – il nocciolo della questione. Quello che presto è stato ribattezzato il #multagate, è diventato un caso nazionale per ben altri motivi. Primo fra tutti: il sindaco, a pochi giorni dallo 'scandalo' dei permessi ZTL scaduti e delle multe non pagate, aveva dichiarato che la colpa del tutto era imputabile ad alcuni hacker che si erano introdotti nel sistema informatico del Campidoglio manomettendo i dati relativi ai suoi permessi – come spiegava in un video (leggi qui) pubblicato sul suo profilo Facebook. Una dichiarazione che aveva lasciato perplessi in molti: è così facile introdursi nel sistema del Comune di Roma? Nel frattempo, lo stesso Marino aveva annunciato di essersi rivolto agli organi inquirenti per fare luce sulla questione.

Questione che, poi, è andata avanti. Era stato il senatore NCD Andrea Augello a organizzare una conferenza stampa. "Nessun hacker, è stato il sindaco" – diceva Augello, dimostrando che, in base alla chiave di ricerca, il permesso del sindaco, che è un permesso speciale, poteva risultare o meno nel database. Sembrava quindi che questi fantomatici hacker non esistessero, e che tutto fosse imputabile a un'erronea ricerca nel server (leggi qui). Il sindaco, da vittima, diventava carnefice di se stesso.

Alla conferenza stampa del senatore Augello insieme a tutto il gruppo NCD, era seguita una seduta dell'Assemblea capitolina, insieme con il sindaco stesso, chiamato a gran voce a riferire della vicenda. Marino spiegava che “la delibera di giunta n. 183 del 16 gennaio 1996, con le successive modifiche, stabilisce che per esercitare il suo diritto alla circolazione, al sindaco vengano rilasciati 4 permessi ZTL per 4 differenti automobili”. Per il rilascio non è “necessario che il sindaco ne faccia diretta richiesta”, poiché è “prassi dal 1996 che siano gli uffici dell’amministrazione ad occuparsene e a dover garantire che le automobili siano fornite di regolare contrassegno” durante tutto il mandato (leggi qui).

Chiarito l'equivoco, il sindaco aveva poi precisato di non voler affatto rassegnare le dimissioni, come invece in molti – soprattutto tra le fila dell'opposizione – avevano richiesto, smentendo anche i rumors che circolavano in quei giorni, relativi a una precoce fine del suo mandato. E ancora: nonostante le multe fossero state annullate automaticamente al rinnovo dei permessi, il sindaco aveva precisato di averle comunque pagate per "non creare un conflitto tra sindaco e amministrazione, per fugare ogni dubbio su quanto accaduto”. Pagamento richiesto a gran voce anche dal PD: "Marino va avanti se fa due cose" – dicevano al Nazareno in occasione della direzione romana del PD. Una di queste era pagare le multe; l'altra era "lavorare assieme sulle cose utili" – come aveva specificato anche Lionello Cosentino, ex segretario del PD Roma (leggi qui). Lo stesso Cosentino che, poi, dopo poco ha lasciato la segreteria del PD romano, a seguito delle risultanze dell'inchiesta Mondo di Mezzo sulla mafia a Roma, facendo posto a Matteo Orfini, già presidente del PD nazionale (leggi qui).

#Multagate e Mafia Capitale. Due epoche vicine, ma distanti anni luce. L'una che ha messo a tacere l'altra, quella sulla Panda Rossa, che sembrava archiviata già quando il sindaco era andato a rendicontare in Aula alla presenza di tutta l'Assemblea capitolina. Se non fosse stato per un piccolo dettaglio: tolta la Panda dal parcheggio del Senato, la stessa era stata 'pizzicata' in divieto di sosta (qui le foto), come denunciava il consigliere regionale Fabrizio Santori. La commedia nella tragedia, diremmo. Anche di questo, il sindaco in Aula Giulio Cesare si era scusato

Ben presto, però, come dicevamo, i romani hanno avuto altro a cui pensare. Uno scandalo senza precedenti ha investito la città di Roma, e la Panda di Marino è diventata un lontano ricordo. Buon per noi, e per lui. Un ricordo che però torna presente. Dai Carabinieri ho saputo che "qualcuno è entrato nel sistema informatico del Comune per alterare i dati del permesso del sindaco" – ha spiegato ieri Ignazio Marino a RaiNew24. Per questo, "ho chiesto di non archiviare l'inchiesta. I colpevoli devono essere identificati e messi in prigione" – ha incalzato il primo cittadino. 

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