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I costi delle Asl e la scelta oscura e costosa di esternalizzare i servizi

Nelle Asl si continua a esternalizzare i servizi, nonostante la Regione Lazio inviti ad assumere direttamente il personale necessario

Asl, esternalizzare servizi

Asl, esternalizzare servizi

Le Asl continuano a esternalizzare. Fase uno e fase due… ma comunque è sempre una situazione emergenziale quella che i cittadini stanno affrontando, consapevoli che gli ostacoli da superare saranno sempre più alti, soprattutto nelle fasi successive che si prefigurano. Il primo “fortino” preso d’assalto è stato il Sistema Sanitario Nazionale e di conseguenza le strutture deputate a erogare i relativi servizi. Quindi le ASL, sempre più nel mirino della critica giusta e spietata dell’utenza. I problemi sono atavici e purtroppo non di facile soluzione: disorganizzazione, carenza di personale causata dai tagli economici e dal blocco delle assunzioni e dal sempre più diffuso affidamento alle ditte esterne e alle cooperative degli appalti per l’assistenza infermieristica e per tutti gli altri servizi di carattere generale. 

La Sanità pubblica preferisce esternalizzare i servizi

Nelle strutture sanitarie pubbliche infatti si continua a preferire esternalizzare i servizi, nonostante dalla Regione Lazio provengano pressanti inviti ad assumere direttamente il personale necessario. Gli “affari” delle cooperative quindi continuano ad andare avanti nonostante ormai sia di dominio pubblico che la esternalizzazione dei servizi aumenti i costi e impoverisca i lavoratori.

Perché le Aziende Ospedaliere e le ASL non cambiano direzione e strategia? 

C’è da ricordare che esse sono a tutti gli effetti rese autonome dalla legge 502 del ’92 e 517 del ’93 (governi Amato e Ciampi) e da quando avvenne di fatto la cosiddetta “aziendalizzazione”, che permette piena autonomia organizzativa, gestionale, tecnica, amministrativa e patrimoniale e hanno personalità giuridica pubblica con piena libertà imprenditoriale. 
Sono organizzate in distretti sanitari, presidi e dipartimenti, gestiti da un direttore generale, con un collegio sindacale e di direzione, che dovrebbero garantire l’erogazione di numerosi servizi: presidio ospedaliero, consultorio, continuità assistenziale, assistenza domiciliare e in residenze socio-sanitaria, visite, esami specialistici, prenotazioni delle prestazioni, medicina di base e servizi per la salute mentale.

Le Asl preferiscono esternalizzare e i costi lievitano

Tutto questo considerato il fatto che le eventuali direttive regionali non sono vincolanti e che quindi l’autonomia è pressappoco totale. 
La “esternalizzazione” è quindi una scelta fatta in perfetta autonomia ma che genera una lievitazione dei costi. Ad esempio un’ora di lavoro di un infermiere professionale esterno costa circa dieci euro di più rispetto a quello di un dipendente diretto, e allo stesso tempo si genera una differenza in negativo di circa otto euro della retribuzione oraria del dipendente esterno. Questo la dice lunga sulla inopportunità del lavoro affidato alle ditte esterne e soprattutto sulla discriminazione tra le due “categorie” di lavoratori. Una vera e propria guerra tra poveri. La battaglia da combattere invece sarebbe quella contro gli interessi e le connivenze più o meno occulte di personaggi che di fatto gestiscono il sistema. 

I lavoratori delle coop, invisibili senza tutele

Grazie a loro le cooperative e le aziende esterne continuano a fare affari sottopagando i lavoratori precari che non godono degli stessi diritti e tutele dei lavoratori “diretti” assunti dalle ASL. 

Una vera e propria discriminazione, in atto da troppo tempo e che grida vendetta. I lavoratori interessati sono un vero e proprio esercito di “invisibili” costituito non solo da profili sanitari ma anche da tutti gli altri operatori impegnati nei servizi esternalizzati e che operano all’interno delle strutture committenti, a contatto diretto con il pubblico, il personale medico e infermieristico, gli OSS,  gli impiegati e i dirigenti.

Le Asl, i costi dei servizi e la dignità degli invisibili

È ora che questi “invisibili” riacquistino dignità attraverso il riconoscimento di tutele e garanzie, nel pieno rispetto di una eguaglianza di trattamento tra i lavoratori eliminando la suddivisione discriminante. Le alternative sono chiare e di facile attuazione come ad esempio la assunzione da parte delle ASL della forza lavoro delle cooperative, che negli anni ha acquisito competenza ed esperienza e dei candidati abilitati al famoso Concorsone pubblico in attesa di collocazione.

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