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I casi La Russa e Santanchè: se quella è la Destra…

In Italia, essere coerentemente di Destra, è sempre stato difficile. E oggi, che c’è una Destra al Governo, lo ricordino la Santanchè e La Russa, lo è ancor di più

Daniela Santanchè, Senato

Daniela Santanchè, Senato

Le “ricorrenti speranze” di successo elettorale che da alcuni anni, attraverso periodiche elezioni di ogni “ordine e grado”, sono diventate realtà, hanno decretato, per la prima volta nel dopoguerra, l’ascesa al potere della Destra parlamentare con ruolo di primattore.

Il cerchio magico meloniano e i casi La Russa e Santanchè

Nel monolitico partito di FDI, dopo le doverose celebrazioni, con la profusione di nomine ed incarichi a vantaggio dei pochi o tanti fortunati appartenenti al cerchio magico meloniano, ogni aspettativa sembra essersi realizzata.

Ma oggi, a meno di un anno dall’insediamento del governo a trazione di destra (quantomeno dichiarata) , gli “affaires” riguardanti “l’imprenditrice” Santanchè, “l’immobiliarista, avvocato, genitore” La Russa e chissà chi altro, rischiano concretamente di produrre un inizio di “imbalsamazione” del partito di Giorgia Meloni, facendolo diventare, improvvisamente, un patetico testimone di se stesso, il cui passato, per quanto recente, venga visto (di già?) con animo nostalgico. E questa volta senza alcun riferimento allo storico Ventennio.

In realtà, oltre a poter essere fortemente stigmatizzati dalla pubblica opinione, i fatti ed i protagonisti sopra ricordati hanno messo in luce la stagnazione del pensiero autocritico della Destra di governo unito alla quasi totale assenza di giudizio, quantomeno dubitativo della sua base.

La Destra di Governo e la base smarrita

Ma esiste ancora una base “destrofona” in grado di fare, coraggiosamente, da cassa di risonanza costruttiva in ordine a derive comportamentali e avvenimenti inopportuni oltre che moralmente deprecabili (lasciamo da parte le questioni giudiziarie, che andranno valutate solo dopo l’acquisizione degli atti d’indagine) che con contemporaneità sequenziale vanno ad investire alcuni dei suoi leader “storici” o “acquisiti” ?

Se ancora esiste, questa base, al di là di una impalpabile ruolo partecipativo e mai decisionale, quale funzione politica ha effettivamente assunto di fronte ai temi attuali della società, in Italia, in Europa, nel mondo?

L’impressione è che la Destra, la sua base, il suo storicizzato popolo, abbia perso il sacrosanto diritto di sindacare e giudicare se stesso. Abbia smarrito il senso critico riguardo ai pressapochismi ideologici di alcuni dei suoi rappresentanti accettandone supinamente la cristallizzazione in egoistiche ambizioni personali. Abbia dimenticato lo “stile” della sua azione, fatto di fermezza, coerenza, condivisione e volontà modernamente rivoluzionaria.

Ora, in un periodo storico contrassegnato dal cedimento della Sinistra alle suggestioni pseudo marxiste del qualunquismo pentastellato, dall’intolleranza invadente delle lobbies del microcosmo LGTBQIA+, dall’egemonia dei mass media di regimi passati (non certo quello fascista) sfacciatamente schierati, dalla sistematica strumentalizzazione politica di pezzi della Magistratura, sembrava logico prevedere la crescita dell’unica formazione parlamentare, Fratelli d’Italia, che con coerenza si era battuta contro i “sistemi” di matrice sinistra.

Da Giorgio a Gorgia. La questione morale e il codice etico

Ma proprio adesso che la Destra governa, un deplorevole andazzo rischia di minare quell’impervio terreno faticosamente “arato” e coltivato per decenni, e non senza enormi sacrifici, a partire da Giorgio Almirante fino a Giorgia Meloni.

Poca disciplina dei quadri dirigenziali, scarsa intelligenza nel coordinamento, incontrollata insorgenza di appetiti personali. Un’atmosfera da “questione morale” sviluppatasi troppo rapidamente nel partito dei “figli di Almirante”.

Dove sono l’onestà, la coerenza e il coraggio….? ( ricordando Giorgia Meloni che cita Almirante).

E dove “la condotta pubblica dignitosa”?

Dov’è “il rispetto dei ruoli nell’azione politica” evitando, anche nella propria vita privata, “ogni forma di favoritismo” e i “vantaggi indebiti nell’ambito del proprio operato”?

In conclusione, dov’è il rispetto dei principi di etica pubblica, sopra virgolettati, tanto osannati nel “Codice etico” di FdI del gennaio 2021?

In sostanza, l’escalation in termini di voti di FdI non supportato dai giusti profili dirigenziali ( Meloni e pochi altri esclusi), insieme con l’evidente esclusione di parte di quello zoccolo duro che dal dopo guerra ad oggi ha comunque tenuto in vita l’ideale della Destra-Destra, rischiano di far fallire le politiche strategiche volte a garantire il consolidamento storico di una Destra riconosciuta, finalmente a pieno titolo, come parte fondamentale e maggioritaria della Nazione Italia .

Va detto che, se in ambito internazionale, grazie al presenzialismo presidenziale della leader della Garbatella, tale riconoscimento appare ormai realizzato e condiviso convintamente da tutti i leader mondiali, è a casa nostra, che la politica draghiana della Destra governativa, segna il passo.

Passaporto democratico e privilegi del potere

Troppo preoccupati di guadagnarsi un inutile quanto immaginario “passaporto democratico”, molti dei rappresentanti “scelti” per sedere sugli scranni che contano, spesso sembrano facilmente arrendersi ai diktat anti destra degli antagonisti politici e sociali. Ancor più facilmente e con “insano entusiasmo” sembrano essersi convertiti agli agi ed ai privilegi “regalati” dal potere in cambio dell’accettazione di una morale “estranea” al proprio supposto DNA .

In verità, nel Paese reale, ancora permane un forte sentimento di repulsione per i sistemi corrotti instaurati dalla partitocrazia. Così come, ancora oggi la società civile aspira ad uno Stato rinnovatore, se non “rivoluzionario”, finalmente capace di rappresentare i desiderata legittimi dei propri cittadini, disabituati a pensare di realizzarsi attraverso i propri meriti, in perenne attesa di un ascensore sociale che per un vero “underdog” è fuori servizio ormai da decenni.

Il centro tavola “ridicol chic” di Santanchè, gli indiani d’America di La Russa e i “furbetti del quartierino”

Ma ecco, che il Ministro Santanchè, invece di combattere la “battaglia sociale” è in prima linea per la propria “battaglia societaria”. Che il Presidente del Senato La Russa, nel fare contemporaneamente l’avvocato difensore ed il magistrato inquirente del figlio, dimentica improvvidamente sia il senso del suo ruolo istituzionale che il senso dei nomi pellerossa dati con orgoglio ai figli nati in epoca di lotta di minoranza.

Che sempre il Ministro Santanchè, tra un centro tavola natalizio “ridicol chic” e un fidanzato con la sindrome del principe “taroccato”, dopo anni di ripetuti pistolotti sulle proprie capacità di imprenditrice dichiara di non essersi mai occupata delle proprie aziende.

Aziende che da tempo sono ad un passo dal fallimento, contrassegnate da una gestione approssimativa e con l’utilizzo “forestiero” di scatole cinesi. Aziende con “a (s)bilancio” delle ingenti e strane fuoriuscite di denaro. Società per Azioni caratterizzate da TFR non corrisposti ai propri dipendenti, da casse integrazioni virtuali o mai anticipate, da contributi previdenziali non versati.

Che entrambi, in pieno protagonismo politico-istituzionale, sembrerebbero aver compartecipato, anche per interposta persona, in attività speculative fortemente lucrative, tipiche di quegli spregiudicati immobiliaristi d’assalto, che propriamente vennero definiti qualche decennio fa i “furbetti del quartierino”.

Se questa è la Destra! Ma no, non è la Destra! Ed allora, che fare?

Un nuovo partito o un partito diverso?

Per mantenere o migliorare le posizioni oggi conquistate, non solo in ambito elettorale, ma soprattutto negli animi della società civile, è necessario contrastare dall’interno la tendenza propria di ogni Partito a diventare un banale insieme di interessi locali condotto da questa o quella “cricca” di futili privilegiati del momento.

La battaglia anti qualunquista e anticomunista (nell’accezione odierna del termine) va reimpostata, non confinandola al solo ambito parlamentare, ma conducendola in tutti i contesti ed i livelli della società. Nella cultura e nell’arte, nel sistema burocratico, nei diversi poteri che regolano la democrazia e soprattutto nell’informazione.

Per fare ciò, il Partito, può essere il veicolo più idoneo, ma solo se rinnovato e rivitalizzato nelle sue dottrine, attraverso un faticoso lavoro di preparazione ed attualizzazione ideologica. E’ quella silente azione di formazione alla politica e del suo continuo aggiornamento, di sacrificio delle intelligenze spese non più per interessi locali o per un posto in lista nei vari consessi elettorali.

Senza voler essere catastrofici, i segnali provenienti dalle questioni plurime del Presidente del Senato La Russa e del Ministro Santanchè, possono rappresentare un utile avvertimento per la Destra e per chi la conduce. Non solo per il Partito di Giorgia Meloni, ma anche per la Lega di Salvini (che invero sembra già aver recepito il monito), è giunto il momento di cambiare registro.

Rinnovare l’organizzazione, il linguaggio, la strategia e soprattutto la cultura ideologica che facilmente viene smarrita grazie ai privilegi “regalati” dagli elettori. Ricordandosi che senza la corretta evoluzione in termini di rinnovamento, dal 30% al poco o niente% …è un attimo.

Alemanno e Orvieto ’23. Una nuova alba per la destra sociale?

Proprio mentre il nostro articolo “va in stampa”, si è concluso il Forum dell’Indipendenza Italiana “Orvieto ‘23”, che ha visto partecipare 31 tra associazioni e movimenti di Destra, riuniti attorno al principale promotore, Gianni Alemanno ed accomunati dal dissenso nei confronti delle “scelte” strategiche post elettorali adottate dal partito di Giorgia Meloni.

Orvieto, luogo storico degli incontri della Destra sociale ,“rischia“ di diventare ancor più storico se alla due giorni del 29 e 30 luglio saprà seguire un nuovo soggetto, quantomeno d’indirizzo politico, in grado di rappresentare le anime più sociali della Destra italiana.

Al netto di un giudizio sui contenuti e sugli esiti della manifestazione che prossimamente andremo a produrre, ad Alemanno va comunque riconosciuto il merito di aver concretizzato l’esigenza, neanche troppo latente, di dare vita ad una voce unitaria, “arricchita” dalle singole peculiarità di coloro che (anche solo intimamente) da sempre hanno aderito a quei dettami originari propri della Destra Sociale.

Come già espresso in alcuni dei nostri articoli, in Italia, essere coerentemente di Destra, è sempre stato difficile. E oggi, che c’è una Destra al Governo, lo è ancor di più.