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Heiner Goebbels inaugura “Schwarz auf Weis” al Teatro Argentina

Il Festival non proporrà solo composizioni dei nostri giorni ma intende riprendere anche opere “storiche” che affondano le radici nelle avanguardie artistiche

 Schwarz auf Weiss (Nero su Bianco), di cui è autore uno dei maggiori compositori contemporanei, il tedesco Heiner Goebbels, inaugura venerdì 27 maggio, ore 21, al Teatro Argentina la prima edizione del Festival FFF. Una rassegna ideata dal Teatro dell’Opera di Roma in collaborazione con le principali istituzioni culturali della capitale: l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il Teatro di Roma, la Fondazione Musica per Roma, l’Accademia di Francia Villa Medici. Un progetto ambizioso rivolto a tutti gli appassionati di teatro musicale, ma in particolare a chi è interessato alla musica contemporanea, e soffre di una mancanza di proposte nella città di Roma. Il festival si svolgerà in differenti sedi e ospiterà linguaggi diversi come l’opera, il teatro strumentale e la danza. L’auspicio è che, con il Festival FFF, Roma torni a essere al centro dell’universo dell’arte contemporanea che si esprime dal vivo.

Lo spettacolo inaugurale (una coproduzione col Teatro di Roma e con il sostegno del Goethe-Institut Rom) vede il ritorno di eccezione del compositore Heiner Goebbels alla guida dell’Ensemble Modern di Francoforte: in Schwarz auf Weiss i musicisti danno vita a una vera e propria performance teatrale accompagnati da una regia luci di grandissima potenza espressiva. Protagonista è il collettivo dello stesso Ensemble: diciotto musicisti che agiscono simultaneamente come attori e musicisti, conquistando l'intero palcoscenico. Palle da tennis rimbalzano su una grancassa, si odono i suoni dolci dei kodo giapponesi, il sibilo di un bollitore si trasforma in una complessa melodia di flauto. Il compositore Heiner Goebbels terrà anche un incontro col pubblico, alle 18.30, nello stesso Teatro Argentina.

Il Festival non proporrà solo composizioni dei nostri giorni ma intende riprendere anche opere “storiche” che affondano le radici nelle avanguardie artistiche, e lavori che si sono imposti negli anni ’70 e ’80 e non sono stati mai rappresentati nella nostra città.

In quest’ottica nella seconda serata (sabato 28 maggio, ore 21, all’Auditorium Parco della Musica, Teatro Studio Borgna) in coproduzione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, andrà in scena un nuovo allestimento de La Passion selon Sade (1965), l’opera che rivelò Sylvano Bussotti come una figura fondamentale dell’avanguardia italiana del secondo Novecento. Il libretto è ricavato da un sonetto della poetessa francese del Cinquecento Louise Labé, unito a passi di due libri del Marchese de Sade, in un “collage” verbale dello stesso compositore. Il riferimento della vicenda è alle figure femminili antitetiche dei racconti del “Divino Marchese”: la virtuosa e sfortunata Justine e la viziosa e felice Juliette (interpretate dalla stessa cantante). Tutti gli esecutori stessi devono compiere azioni sceniche con il risultato di gestualità ed effetti scenici culminanti in alcuni momenti di happening tipici delle avanguardie degli anni Sessanta.

L’esecuzione sarà diretta da Marcello Panni alla testa dell’Ensemble Novecento dell’Accademia, con la voce del soprano Alda Caiello, e avrà la regia di Luca Bargagna, che partecipa al progetto Fabbrica, Young Artist Program, dell’Opera di Roma.

Al Teatro India domenica 29 maggio, ore 21, (in coproduzione col Teatro di Roma), il gruppo francese Ensemble Aleph mette in scena Vie de famille, scene di vita familiare interpretate da una voce solista e da un piccolo gruppo strumentale su musica di Jean-Pierre Drouet (percussionista e compositore che tornerà in concerto come solista il 3 giugno). Un esempio di teatro strumentale che si articola per sequenze, frammenti, piccoli dettagli, come delle “foto sonore” ispirate a comportamenti che sembrano familiari e, a prima vista, indolori. I brani tessono trame rassicuranti e nulla lascia pensare che sotto quel velo sonoro si nascondano drammi, tensioni, tragi-commedie. Ma la “tranquilla” vita di famiglia può scatenare tali sentimenti terribili e allora scattano le crisi, dei veri e propri passaggi all’azione che la musica accompagna e alimenta in maniera distante e ironica: colpi di follia che si manifestano attraverso esplosioni virtuose.

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