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Guerra Russia-Ucraina, i social media si muovono contro le fake news

La disinformazione è l’altra faccia della medaglia del conflitto tra Russia e Ucraina. Per questo le piattaforme social si stanno attivando

Mark Zuckerberg mentre tiene un discorso

Mark Zuckerberg

Il conflitto tra Russia e Ucraina, in attesa di una tregua, si continua a combattere. Il racconto della guerra, tra testimonianze, foto e video, nel 2022 è affidato soprattutto ai social media. Un probabile effetto collaterale di ciò, però, è ovviamente la disinformazione e le relative fake news. Per combattere le cosiddette bufale, i colossi social si stanno attivando, attraverso diverse mosse.

Meta

Come riportato anche da SkyTg24, la prima azienda a operare su questo fronte è stata Meta, società a capo di Facebook, Instagram e Whatsapp, che ha creato un centro operativo speciale, il quale contiene al suo interno madrelingua ucraini e russi. L’obiettivo è quello di monitorare i contenuti e rispondere più velocemente a eventuali problemi.

Non solo, perché lo scorso 27 febbraio, Meta ha smantellato 40 account e pagine Facebook e Instagram, che fingevano di essere collegati a testate giornalistiche di Kiev. In realtà, la rete farebbe capo a due media della Crimea (occupata dalla Russia dal 2014), protagonisti già di aver diffuso fake news durante le presidenziali americane del 2020.

YouTube

Meta, inoltre, ha proibito la diffusione di post a pagamento di account di stato russi, impedendogli di acquistare inserzioni pubblicitarie e limitandone perciò la diffusione dei contenuti. Per ultimo, ieri Meta ha bloccato l’accesso dall’Europa alle pagine di Russia Today, emittente russa di lingua inglese. Il canale dell’emittente, inoltre, non sarà più visibile dall’interno dei confini europei sulla piattaforma YouTube.

Twitter e TikTok

Anche Twitter, nel merito, si è mossa. Ha infatti sospeso le inserzioni pubblicitarie dalla Russia e dall’Ucraina, anche se ovviamente resta complicato il controllo delle informazioni sulla piattaforma. Fake news presenti anche sulla giovane piattaforma cinese TikTok. Anche a causa della giovane “età” di quest’ultimo social, però, le policy e il reale impegno nel combattere informazioni non verificate non sarebbero molto chiare.