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Forza Italia in piazza con la Lega. Ma che c’entrano moderati e sovranisti?

Salvini organizza e gli altri aderiscono. Obiettivo: essere più numerosi possibile, sorvolando sulle differenze. Una logica che va bene solo per le manifestazioni una tantum

Sembrava uscito dalla porta, il bipolarismo, e invece è prontamente rientrato dalla finestra.

Il M5S si è “accasato” con il PD, e con l’ex Rottamatore Renzi che appena fatto il governo si è precipitato a farsi il suo partitino personale e a reinventarsi nei panni del Puntellatore: ed ecco il blocco di centrosinistra. Sommando i soci ufficiali e quelli ufficiosi si viaggia non lontanissimi dal 50 per cento.

La Lega, a sua volta, si è riavvicinata a Forza Italia – che di suo non conta più un granché ma porta comunque un gruzzoletto di voti che riversato nel calderone complessivo può fare la differenza – ed ecco il blocco di centrodestra. E anche qui, mettendo tutto insieme, ci si avvicina parecchio al 50 per cento.

La manifestazione di oggi a Roma (dalle ore 15 a San Giovanni) va letta in questa chiave. O meglio: va letta anche in questa chiave. Perché l’altro aspetto da tenere ben presente è il fatto che a organizzare il raduno è la Lega, con tutti i suoi contenuti e le sue emozioni, mentre gli alleati si limitano ad aderire.

Tuttavia, nella prospettiva obbligata delle coalizioni, ciò che in piazza ha solo un ruolo collaterale è destinato a diventare ben più rilevante,e più ingombrante, nel caso in cui si arrivi al governo. Ed è qui che si pone il problema di avere un alleato come Forza Italia, che è pieno di personaggi molto più interessati alla carriera personale che alle trasformazioni sociali. Gente che è salita sul carro di Berlusconi quando quel carro volava, ma che in realtà era in cerca di un veicolo altrui da sfruttare: e che infatti, da quando la stella di Super Silvio ha preso a declinare, è sempre lì a guardarsi intorno, per vedere se nel frattempo si stia avvicinando un altro carro o carretto che possa essere più vantaggioso.

La questione, però, non si riduce al solo opportunismo dei singoli. L’altro discrimine è nella pretesa di essere più qualificati a governare in quanto più disponibili alla coesistenza “pacifica” con lo status quo. Come abbiamo riportato ieri, nell’articolo sui malumori di una parte di Forza Italia per il fatto che anche CasaPound ha aderito alla manifestazione di oggi, Mara Carfagna ha sottolineato di sentirsi a disagio in vista di un’iniziativa «che sta assumendo una connotazione ben distante dalle nostre radici liberali, moderate, riformiste».

Moderati: ossia acquiescenti

Alla Carfagna, e a tutti quelli che sono d’accordo con lei, bisogna chiedere conto di cosa accidenti intendano, con quell’appellarsi al “moderatismo”. Sventolandolo addirittura come un titolo di merito. In cui si intreccerebbero una morale più sobria (ahò) e una prassi politica più affidabile.

I tempi odierni – odierni in senso lato: certe dinamiche sono in atto da decenni e decenni – sono tempi di scontri epocali. C’è in gioco la completa dissoluzione delle identità nazionali, anche sulla spinta dell’afflusso esorbitante e continuo dei cosiddetti “migranti”, e l’esproprio delle relative sovranità. C’è in gioco lo sgretolamento sistematico dei modelli di welfare, ivi inclusa la Sanità e la Scuola. C’è in gioco la riduzione dei cittadini a rotelline dei meccanismi tritatutto della globalizzazione: lavoratori quando siano utili, consumatori fintanto che abbiano denari da spendere.

Invece di storcere il naso di fronte all’adesione, del tutto marginale, di CasaPound, Carfagna & C. dovrebbero chiarire che cosa pensino riguardo a queste tematiche. Così come Salvini e Meloni avrebbero il sacrosanto diritto di esigere che quegli “alleati” lo dicano: magari provvedendo anche, con l’occasione, a definire in maniera inequivocabile il proprio pensiero.

Giusto l’altro giorno, durante la visita di Mattarella a Washington, un personaggio di peso come Nancy Pelosi (speaker dei Democrats alla Camera) ha dichiarato che Roma è «un alleato molto forte, il più fidato degli USA».

Pessimo segnale. Pessima conferma.

Gli interessi italiani, ed europei, non coincidono affatto con quelli statunitensi. Ed è della massima importanza che questo venga affermato con estrema chiarezza, da chi rivendica a gran voce la necessità di una ritrovata sovranità nazionale.

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