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Foibe: nei municipi di Roma non c’è umanità

Memoria: sottovalutata da alcune istituzioni e oltraggiata dal territorio

Sono passati dieci anni dal giorno in cui, con legge dello Stato, è stata istituita la Giornata del Ricordo. Eppure il comportamento di cittadini e istituzioni non sempre si dimostra coerente con l’obiettivo legale di “conservare e rinnovare la memoria della tragedia che ha colpito gli Istriani, i Fiumani e i Dalmati nel secondo dopoguerra”.

Ieri mattina, ad esempio, i Consiglieri NCD Stefano Oddo e Simona Peri sono stati protagonisti del blitz che ha portato all’esibizione della bandiera di Fiume ‘indeficienter’ fuori dall’edificio municipale, dopo la bocciatura dell’ordine del giorno con cui i due Consiglieri avevano chiesto il sostegno del Consiglio alla realizzazione del gesto simbolico. La maggioranza ha motivato il diniego ritenendo “più che sufficienti il tricolore e la bandiera dell’Europa” – come si legge in una nota divulgata dai Consiglieri NCD. “Esporre la bandiera di Fiume in Municipio non rappresenta per noi una provocazione, ma semplicemente un atto di coerenza con l’istituzione della Giornata del Ricordo” – osservano Oddo-Peri in una nota congiunta con gli altri esponenti dell’opposizione, che hanno espresso solidarietà all’iniziativa.

A differenza di quanto accaduto in Municipio XIV, niente ‘lieto fine’ per Valerio Garipoli. Anche il Consigliere di Fratelli d’Italia in Municipio XI si è trovato ostacolato dalla maggioranza di centrosinistra che ha respinto la sua mozione sulle Foibe, costringendolo a ritirare l’atto. “Una sinistra faziosa ed ideologica – denuncia così l’accaduto Garipoli – che a suon di inutili emendamenti storico-politici ha tentato di stravolgere l’atto snaturandone di fatto il reale significato, ovvero quello della promozione culturale nelle scuole del Municipio della Giornata del Ricordo per il 10 febbraio, così come previsto dalla Legge n.92 del 30 marzo 2004”.

E mentre in alcuni Municipi la politica procede nel solco scandito dalla Legge del Ricordo, scontrandosi con gli stessi ostacoli ed ottenendo esiti differenti; nel quartiere Laurentino l’antipolitica militante agisce in tutt’altra direzione. Alla poesia di una bandiera fatta sventolare a tutti costi, si è contrapposto il comportamento oltraggioso di chi ha imbrattato il monumento posto a ricordo dell’esodo Giuliano-Dalmata. Un gesto vergognoso, rivendicato da un volantino delirante in cui si legge: “Anche quest’anno – si legge – celebriamo la nostra giornata del ricordo, sanzionando la toponomastica apologetica del passato colonialista di questo Paese nella giornata in cui le istituzioni e tutti i partiti politici si affannano a partecipare a manifestazioni celebrative del cosiddetto esodo Giuliano-Dalmata, noi insistiamo nel ricordare tutto. A coloro che oggi parlano di ‘migliaia di infoibati’ senza straccio di prova storica, noi rispondiamo colpendo i simboli di questa operazione nazionalista e anticomunista. Noi oggi ricordiamo la nostra resistenza che fu quella dei partigiani italiani e jugoslavi che lottarono contro l’invasione nazi-fascista”.

Quello che è avvenuto nel quartiere romano del Laurentino è un segnale grave, che pone l’Amministrazione di fronte ad un dato oggettivo, ovvero quanto ancora sia lungo il percorso da svolgere nella direzione del conseguimento di una reale coscienza ed accettazione della verità storica da parte di tutta la società. Ed allora sarebbe opportuno che questo percorso iniziasse dai Municipi, agevolati dalla posizione di prossimità strategica rispetto al territorio, e registrasse la partecipazione compatta anche di quei Consiglieri di centrosinistra non ancora allineati alla storiografia ufficiale.

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