Prima pagina » Sport » Enrico Vanzina: “Amo la Roma indipendentemente dai risultati”

Enrico Vanzina: “Amo la Roma indipendentemente dai risultati”

Intervista esclusiva allo sceneggiatore e giornalista Enrico Vanzina che parla del suo amore per la Roma e molto altro

Stamane la nostra Redazione ha contattato il dottor Enrico Vanzina che ci ha concesso un’intervista esclusiva. Produttore cinematografico, sceneggiatore e scrittore, insieme al fratello Carlo, Enrico ha partecipato alla realizzazione di veri e propri miti del cinema italiano come Febbre da Cavallo, Il Commissario Lo Gatto e molti altri ancora. Enrico, oltre a quella per il cinema, ha un’altra grandissima passione, quella per la Roma, squadra della sua città natale che lo ha fatto innamorare sin da bambino.

Lei ha dichiarato di essere un super tifoso della Roma, si è definito un “malato di Roma”. Come è nata questa passione per la squadra giallorossa?

«Si diventa tifosi per ragioni casuali, senza troppi ragionamenti. Mia madre mi portò allo stadio per la prima volta all’età di nove anni per vedere Roma-Napoli, ho un vago ricordo di quella partita, ma ricordo che la Roma vinse 7 o 8-1, una cosa pazzesca. Essendo piccolo e impressionabile, quel risultato, quasi tennistico mi impressionò e da quel giorno nacque la passione per la Roma. Inoltre anche mio padre amava il calcio e mi portava con sé allo stadio già da piccolissimo, all’epoca si poteva andare. Dunque ho sempre avuto questo rapporto fortissimo con la squadra della mia città che, quando riuscivo, seguivo anche in trasferta. Un altro episodio che mi ha legato alla Roma è stato il fatto di andare a mangiare spesso in un ristorante che si chiamava Nino, il cui proprietario era Guarnacci, grande giocatore della Roma e il solo fatto di conoscerlo mi fece diventare ancora più tifoso».

Qual è stato il giocatore che più l’ha colpita in questi anni di tifo per la squadra capitolina?

«Ci sono stati tanti giocatori che mi hanno colpito. Dovendo scegliere alcuni giocatori che hanno scaldato il mio cuore, sicuramente faccio il nome di Giacomino Losi, che era il libero e capitano della Roma, un piccolo, ma formidabile giocatore che è nel mio cuore in maniera totale, un mito. Un altro calciatore che mi ha impressionato è stato un attaccante argentino, Pedro Manfredini, detto Piedone, che non era un giocatore a livelli mondiali, ma era un ottimo giocatore, che fece dei gol strepitosi, tra questi quello segnato in rovesciata contro l’Inter, che ancora dopo anni potrei descrivere. Ho amato ovviamente Bruno Conti, forse uno dei giocatori più forti che ha avuto la Roma. Ho amato moltissimo Paulo Roberto Falcao, che ha giocato nella Roma, forse, più bella che ci sia mai stata. Mi è piaciuto tanto anche Toninho Cerezo, fantastico centrocampista brasiliano. Ma non posso dimenticarmi di Rudi Völler e Roberto Pruzzo. Negli ultimi anni, ovviamente, il giocatore, che mi ha colpito di più è il mio amico Francesco Totti, che ha sempre seguito la Roma, nel bene e nel male, con la sua straordinaria umanità. Io ho amato la Roma sempre indipendentemente dalla vittoria, non ho mai messo la squadra sopra o sotto a seconda del risultato. Il mio è un attaccamento ai colori, alla maglia e a quello che rappresenta totale, la mia fede per la Roma va oltre al risultato, la mia è un’idea di appartenenza.»

Immancabile una domanda su Francesco Totti, fresco di festeggiamenti per i suoi 40 anni. Nonostante l’età, il numero 10 giallorosso regala magie e spettacolo facendo impazzire tutti i tifosi, secondo lei potrebbe esserci la possibilità di vederlo giocare almeno un altro anno?

«Questo francamente non lo so, io sono anche un amico personale di Francesco e lui ha dichiarato più volte che sin quando potrà essere d’aiuto alla squadra rimarrà in campo. Quelli che dicono che Totti sia un freno per lo sviluppo della squadra, a mio avviso, sbagliano perché in questo momento Francesco sarebbe stato messo da parte se la Roma avesse avuto dei giocatori più forti e utili. Totti sarebbe stato il primo ad accettare il suo pensionamento, chiamiamolo così, ma lui stesso si accorge di essere necessario e di poter dare una mano alla squadra. Se continua a giocare così come sta facendo adesso credo che potrà giocare anche due anni, i fatti e i numeri gli daranno ragione. La Roma avendo Totti  da numerosi anni, è costruita per averlo lì e, dunque, credo che non possa fare a meno di lui. Magari giocherà solo un tempo o solamente dieci minuti, ma così come è costruita la Roma in questo momento con due ali veloci che cercano il centravanti, Totti può aiutare questo attaccante ad avere più palloni in area ottenendo dei buoni risultati. Quindi nell’assetto e nel gioco attuale della Roma, Totti è fondamentale».

Sabato c’è il Napoli, uno scontro diretto ricco di rivalità, quanto è importante per i tifosi questa gara?

«Le partite contro il Napoli sono sempre state le più divertenti perché Roma e Napoli sono le squadre più titolate del centro-sud che hanno sempre avuto una rivalità calcistica molto forte. Detto questo nutro molto rispetto per il Napoli che ha costruito una rosa forte che gioca molto bene a calcio e che, secondo me, in alcuni momenti negli ultimi anni ha giocato meglio di noi. Loro hanno una squadra molto compatta, ben costruita e forte sicuramente, però, sono stati sfortunati a perdere per infortunio Milik, che aveva ben ereditato il posto di Higuain. Adesso si trovano a risolvere un bel problema e il loro gioco indubbiamente risentirà di questa perdita. Le partite non sono mai per i tifosi, sono per la Roma, questa è una partita importante che la Roma, se vuole arrivare almeno nei primi tre posti, deve giocare bene. I punti in palio con una concorrente diretta sono fondamentali, se perdessimo entrambe le partite con il Napoli, noi perderemmo sei punti importanti e li guadagnerebbero loro. Sono sicuro che sarà una bella partita e speriamo che le intemperanze che ci sono state negli ultimi anni tra le due tifoserie siano finite, noi siamo le due squadre che dobbiamo contrastare le grandi corazzate del nord mantenendo un rapporto sempre leale».

Come giudica il passaggio di Miralem Pjanic alla rivale Juventus, la società ha fatto bene a lasciarlo partire?

«La Roma ha dovuto contrastare dei problemi economici negli ultimi anni, il risultato di questo tipo di problemi è la vendita di alcuni giocatori come Pjanic, giocatore di grandissimo talento. Nel calcio, però, queste sono cose che contano e con cui si devono fare i conti. Certo fa male perché è approdato alla nostra concorrente numero uno, forse questo si poteva evitare a mio avviso, ma io non faccio parte della dirigenza della Roma e non so come stanno le cose. A me le questioni meramente economiche come fair play finanziario, plusvalenze sfuggono perché mi diverte il calcio senza pensare troppo ai soldi. Secondo me Pjanic non è stato Falcao, negli anni con lui non abbiamo vinto nulla. Pjanic era un giocatore che alla Roma alternava momenti di straordinaria classe a momenti di appannamento totale, un giocatore complesso che rimane un grandissimo campione, ma senza di lui la Roma non si è completamente stravolta».

Infine, secondo lei questa Roma dove può arrivare? È pronta per poter conquistare lo scudetto?

«Sicuramente c’è ancora da lavorare, basta pensare che la situazione economica giallorossa non è quella della Juventus. Noi rincorriamo, abbiamo avuto anche un po’ di sfortuna con dei giocatori che non sono neanche entrati in campo quest’anno per via degli infortuni. È  una squadra un po’ sbilanciata dove non si capisce se le parti sono così compatte come servirebbe per poter vincere lo scudetto. Io credo di no, ma sarebbe ancora più bello vincerlo quando non te lo aspetti. In certe partite che ho visto la Roma potrebbe arrivare anche settima, ma altre volte, come contro l’Inter, meriterebbe almeno il terzo posto».

 

 Intervista a cura di Marco Spartà

©Riproduzione Riservata

Lascia un commento