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Educare all’amore, ma chi è in grado di insegnare i sentimenti? Gli affetti nascono in famiglia, a scuola si rafforzano

L’affettività si impara in famiglia non a scuola e nemmeno dalla tv o da Internet. Quando succede questo, si impara la pornografia

Giovani amici che mangiano per strada

Si torna a parlare di educazione all’affettività nelle scuole. Ma chi sarebbe in grado di insegnare i sentimenti? Valori e affetti si apprendono in famiglia, a scuola si rafforzano. Gli adolescenti ascoltano testi trap dove le donne sono schiave. Guardano i videogiochi dove l’altro è un obbiettivo da eliminare. Siamo tra gli ultimi in Europa anche su questi temi.

Educazione alla sessualità e affettività nelle scuole

A seguito dell’ennesimo caso di femminicidio che tanta risonanza ha avuto e che, spero, continuerà ad avere, non venga dimenticato e che si continui a parlarne nella nostra società, si è tornati a parlare di Educazione alla sessualità e alla affettività nelle scuole.  Soprattutto dopo i casi di Palermo e Caivano, dove una 19enne e due cuginette di 13 anni sono state stuprate da gruppi di giovani, si è portata la discussione a concentrare sulla scuola questo tipo di iniziativa. Ovviamente la violenza sulle donne non riguarda solo gli adolescenti o i giovani, ma soprattutto gli adulti, tutta la società. La violenza estrema è quella dell’omicidio e dello stupro ma vi sono altre forme di ricatto sessuale, di sopruso, le botte, la segregazione che vanno ugualmente combattute come violenza e non solo come preludio possibile ad atti ancora più efferati.

Una iniziativa parziale è stata presa dal Ministero della Pubblica Istruzione

C’è un piano del Ministero dell’Istruzione e del Merito, voluto dal ministro Giuseppe Valditara, partito a settembre, negli istituti scolastici di secondo grado. Il progetto del ministero prevede lezioni di “educazione alla sessualità” con focus sulla parità di genere, dove sono gli stessi studenti a salire in cattedra, coinvolti attivamente. In ogni caso, la novità si dovrebbe prolungare fino al prossimo 25 novembre 2023, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Questa iniziativa è una goccia in un deserto. Ovvio. Non è criticabile per questo. Da qualche parte bisognerà cominciare. Per ora già è tanto che se ne discuta. In altri Paesi questo tema viene affrontato fin dal 1955, come in Svezia, questo per capire in che ritardo siamo.

L’opposizione dei cattolici ha rallentato l’attuazione di questa forma di educazione nella scuola

Non è che in passato non vi siano stati dei segnali ma ogni volta si sono scontrati coi pregiudizi, con le remore di molte organizzazioni cattoliche, sul far entrare la sessualità tra le materie scolastiche. Come se fosse un modo per traviare la coscienza dei giovani. Invece se li si lascia liberi di fare le proprie esperienze sui siti pornografici o di assimilare in famiglia quale sia il modello di relazione sentimentale, allora va bene. La famiglia tradizionale c’è ancora ma è attraversata da drammi profondissimi che scavano degli abissi nella emotività e affettività dei ragazzi: botte, soprusi, angherie, ricatti, segregazioni, fino agli stupri che nella maggior parte dei casi avvengono in famiglia o con parenti o conoscenti.

Abbiamo visto e sentito di tutto arrivare dalle famiglie tradizionali. Ma le organizzazioni cattoliche si preoccupano dei transgender e delle coppie omosessuali che vogliono adottare bambini. Invece le altre coppie sarebbero quelle adeguate ad educare dei ragazzi. Bisogna distinguere l’Amore dalle forme istituzionali. Dove c’è Amore c’è educazione sentimentale. Non basta una famiglia per avere certezza della presenza dell’Amore.

Chi sceglie i docenti dell’affettività sentimentale?

Nel frattempo tutto il discorso sull’educazione sessuale nelle scuole è nelle mani dei singoli dirigenti scolastici e dei singoli insegnanti, il che rende facoltativa ed episodica la realizzazione degli interventi educativi sulla sessualità”, osserva Paola Marmocchi, psicoterapeuta e responsabile degli Spazi Giovani dell’azienda USL di Bologna.

Le Regioni possono decidere di destinare fondi verso questo tipo di insegnamento affettivo. Da affidare a chi? Non certo ai soliti insegnanti, sulle cui spalle già ricade un peso e una responsabilità relativamente al piano del programma scolastico. Allora si pensa a medici, psicologi, biologi. La mia preoccupazione è che va bene che l’aspetto medico e scientifico della sessualità venga insegnato. Ma la affettività, la sensualità, il rispetto dell’altro, i sentimenti, non sono dati scientifici.

Come si insegna a voler bene? Cos’è l’amore? Cos’è il possesso? Come si fa fronte alla gelosia?  La sessualità consapevole dipende da questi valori e non solo dal conoscere le zone erogene femminili e maschili, la riproduzione, la contraccezione. Come si affrontano e si superano i tabù sessuali? Come si potrà portare avanti questa educazione se contestualmente non si interviene sulle famiglie?

Educazione e Sanità sono temi troppo importanti per lasciarli alle singole Regioni

C’è poi un altro tremendo aspetto. Questa istruzione divisa e affidata alle Regioni è una tragedia, pari solo a quella della Sanità. Diciamo chiaramente che abbiamo sbagliato ad affidare la regolamentazione di Sanità e Istruzione alle Regioni. L’Italia è una e gli Italiani hanno diritto al medesimo trattamento, sia che vivano a Reggio Calabria o a Reggio Emilia.

Le iniziative così risultano di diversi orientamenti, parcellizzate e disomogenee sul territorio. Non sono governate da nessuna cornice legislativa unitaria che promuova globalmente la salute sessuale dei giovani fornendo indicazioni precise su obiettivi, metodi o contenuti dei programmi, come suggerito dalle Linee guida internazionali”, prosegue ancora Marmocchi.

Prima di attuare programmi di insegnamento nelle scuole il Ministero, non le Regioni, deve predisporre una formazione specifica per i futuri insegnanti. Attualmente si fanno avanti le solite associazioni laiche e religiose dalle quale io fuggirei immediatamente. Come si concepisce l’insegnamento dell’affettività in queste organizzazioni? Spesso emanazioni di confessioni diverse che non mi pare abbiano dato prova di sensibilità e onestà intellettuale rispetto al problema. Non voglio entrare nella polemica sulla pedofilia ma i genitori sanno a cosa mi riferisco.

La donna non può essere solo madre e per procreare ci vogliono servizi assistenziali che agevolino i genitori nella crescita dei figli

C’è una larga parte del mondo confessionale che esprime ancora una cultura patriarcale, nella quale la donna è identificata come madre prima che come essere umano dotato di diritti e di doveri. Questo principio che relega la donna a regina del focolare domestico è evidentemente anacronistico al giorno d’oggi. Le scelte sulla prole debbono appartenere alla coppia o alla persona che intende essere madre o padre adottivo. Piuttosto lo Stato dovrebbe creare le condizioni necessarie affinché questa scelta non diventi un ostacolo alla professionalità dell’adulto genitore e alla stessa crescita del bambino.

Asili nido, ferie per natalità, assegni di sostegno, presenza di medici pediatrici, di assistenza nei Kinderheim aziendali e non solo privati, sono elementi condizionanti per la futura natalità. Per i sentimenti bisogna tuttavia sgomberare il campo dal problema della procreazione. Non siamo solo dei riproduttori. Senza una adeguata atmosfera sentimentale meglio non farli i figli.

Se l’unica educazione che il giovane riceve è quella della pornografia, come si arriverà ai sentimenti?

Ma la questione delle questioni nel contesto italiano è quella relativa al “chi” deve fare educazione sessuale: la scuola, la famiglia, la sanità, le associazioni? L’affettività si impara in famiglia non a scuola e nemmeno dalla tv o da Internet. Quando succede questo, si impara la pornografia, la oggettivizzazione del sesso, tutto si riduce a un mero sfruttamento del piacere. Diciamolo apertamente, gli Italiani non hanno mai avuto nessuna educazione in tal senso, se non in alcune famiglie particolarmente illuminate e sensibilizzate dalla letteratura al riguardo. I padri non hanno mai saputo parlare ai figli di questioni d’amore ma nel migliore dei casi li hanno avviati alle pratiche sessuali tramite le prostitute.

Le madri hanno parlato con le figlie ma spesso terrorizzandole in merito alla relazione con l’uomo oppure hanno taciuto lasciando che le ragazze passassero dalle fiabe del principe azzurro alle relazioni adolescenziali in auto o alle feste, drogate o ubriache, in mano a compagni di scuola senza scrupoli. Oggi il risultato è nelle relazioni viziate dai messaggini sui cellulari, lo scambio di immagini di parti del corpo, frammenti di frasi che indicano solo il concetto di possesso. Non c’è nessun avviamento all’amore, nessuna educazione sentimentale. Non la trovi nelle serie tv, nei film che vanno per la maggiore, nei siti di pornografia e di scambisti, cui spesso gli adolescenti fanno riferimento per i loro apprendimenti “di educazione sessuale”.

Attenzione ai tentativi goffi di imitazione delle società più evolute

C’è un corso di educazione affettiva e sessuale rivolto a insegnanti educatori, genitori e ragazzi delle scuole secondarie di I grado, adottato nel 2013 dalla regione Emilia Romagna, ripreso dall’Olanda e adattato all’Italia.  Si chiama con uno sforzo di fantasia davvero deprimente “W l’Amore”. Nel progetto genitori, insegnanti e studenti dovrebbero partecipare assieme all’apprendimento. Non mi rendo conto se questa sia la strada. Forse si forse no.

Ma non ce li vedo i genitori, di certe categorie sociali, in un’aula scolastica a parlare di amore e gelosia o di orgasmo e petting davanti ai figli e agli insegnanti. L’idea che certe mentalità o esperienze escano allo scoperto per poi poter essere oggetto di scherno dell’intera comunità scolastica, credo, renda il progetto irrealizzabile. Immaginatevi il ginecologo che in un’aula scolastica spiega gli apparati genitali per arrivare all’uso ei contraccettivi o per prevenire le malattie sessuali.

Tutto questo senza che non vi sia un genitore islamico o un cattolico ortodosso, che tolga il figlio dalla scuola, si opponga fermamente all’insegnamento e non passi alla denuncia per atti osceni presso il Commissariato più vicino? Se si facessero dei corsi prematrimoniali obbligatori sia per chi si sposa in Chiesa che in Comune, credo non si sposerebbe più nessuno tradizionalmente. Crollerebbe un importante settore economico e l’indotto di fiorai, sarti, ristoratori, fotografi che sta in piedi grazie a questi spettacoli ormai ridotti a una caricatura di quello che significavano in passato. Fenomeni poi di breve durata, perché le separazioni e i divorzi ormai equiparano i matrimoni.

L’educazione sentimentale s’impara dai libri, dal cinema, dalla musica, dall’arte ma soprattutto dai genitori

Non so quale sia la strada per attuare un programma di educazione sentimentale ma certamente andrà pensato in maniera unica per l’intera scuola italiana, anche se differenziato per i vari gradi di età, e con piccoli passi che tengano dapprima separate le componenti generazionali della scuola. I genitori sono i primi che necessitano di questa educazione. Anche perché certamente hanno meno informazioni dei figli in merito. Gli insegnanti non devono essere i docenti scolastici ma professionisti di altre materie specifiche tra le quali bisognerebbe inserire la letteratura e la filosofia. Non di certo la religione. L’educazione al sentimento non può prescindere da testi letterari come quello di Gustave Flaubert L’educazione sentimentale e Madame Bovary. Da Göethe con Le affinità elettive. Da Virginia Woolf in Io e Clarissa Dalloway – Nuova educazione sentimentale per ragazzi.

Nonostante siano cambiati i contesti storici, i costumi e le epoche, la sfera dei sentimenti umani, in particolare dell’amore, sembra essere la stessa dall’antichità fino a oggi. Ed è proprio per questo che molti romanzi d’altri tempi hanno ancora molto, moltissimo da dire, anche a noi lettori dei tempi moderni. È questa l’idea alla base del libro L’amore si impara leggendo, realizzato da Beatrice Dorigo e Massimo Minuti e pubblicato da Sperling & Kupfer. Un libro nato da una collaborazione con Accademia della Felicità (società di formazione e coaching attiva a Milano e a Torino) che si propone di offrire un’educazione sentimentale e letteraria che nasce dai suggerimenti dei due autori, librai e libro terapeuti.

Ci vorrebbe un ritorno ai testi, ai film e alla musica degli anni ‘80-’90 e a un insegnante modello Robin Williams

Siamo alla quarta stagione di Sex Education su Netflix, firmata da Laurie Nunn. Una serie che educa alla sessualità narrando le vicende di un gruppo di liceali in preda a tempeste ormonali tipiche dell’adolescenza. Un format che ha convinto più per le tematiche affrontate che per come vengono narrate. Non era facile, diciamolo. Racchiudere in una serie tutto il sapere sentimentale di una civiltà. Credo che se il ragazzo e la ragazza fossero ben consigliati su letture e film da divorare lo farebbero ma non ce la possono fare la maggior parte dei genitori. Ci vorrebbe un insegnante alla Robin Williams de L’Attimo fuggente, film di Peter Weir del 1989, amatissimo da una generazione intera.

E visioni singole o collettive in classe de Il Laureato (1967) con Dustin Hoffman, di Mike Nichols o Jules e Jim del 1962, diretto da François Truffaut o Lezioni di Piano come pure I Ponti di Madison County entrambi del 1993 e sempre diretti da Jane Campion, oppure letture come quella del Giovane Holden scritto da Salinger nel 1951 o i famosi Siddharta, Narciso e Boccadoro o Demian scritti da Hermann Hesse tra il 1919 e il 1930. O quasi tutte le canzoni di De André, Franco Battiato, Vasco Rossi, Lucio Dalla, dello stesso Sting con If You Love Somebody Set Them Free (Se ami qualcuno lascialo libero) primo singolo del musicista inglese tratto dal suo album di debutto solista, The Dream of the Blue Turtles nel 1985.

I modelli dei giovani non lasciano sperare in un futuro migliore

Fate un confronto con i modelli di cui si nutrono gli adolescenti di oggi, con i videogiochi dove sparare e ammazzare è l’unico obbiettivo. I vari Fast and furious, fatti di botte, inseguimenti dove l’eroe è un assassino.  Le canzoni Trap in cui la donna è ridotta a una schiava. La critica alle parole e ai concetti espressi nelle canzoni trap è esplosa con le dichiarazioni dell’attrice Cristiana Capotondi, ospite di In altre parole su La7 e poi condivisa sul web e dai media. I trapper si difendono e sostengono le loro posizioni, mentre anche Codacons e Moige (MOvimento Italiano GEnitori) si schierano contro di loro.

Massimo Giannini, editorialista e opinionista di Repubblica, riassume la vicenda nella puntata del 21 novembre del suo podcast Circo MassimoLo spettacolo della politica – dal titolo Capotondi ha mille ragioni, quanto fango sulle donne dai cattivi maestri del Trap – disponibile sull’app One Podcast, sull’app di Repubblica e su tutte le principali piattaforme.

Sempre fra gli ultimi in Europa anche per questo

Solo per restare nei confini europei, in Svezia l’educazione sessuale è diventata materia obbligatoria, integrata nei corsi curriculari delle scuole fin dal 1955. In Germania ciò è avvenuto nel 1968, mentre in Francia è diventata legge dal 2001. Quelli che iniziano per primi sono i Paesi Bassi, dove l’accesso all’educazione sessuale scolastica avviene addirittura a 4 anni. L’Italia, purtroppo, non fa parte di questo consesso e, anche se non è una consolazione, non siamo soli. Secondo un recente rapporto Unesco, su 25 paesi europei presi in esame solo 10 possono vantare un programma di Comprehensive Sexuality Education (Cse) curricolare a scuola, ossia percorsi di educazione affettiva sessuale che non si limitino solo a raccontare come funzionano gli apparati riproduttivi e come evitare gravidanze indesiderate o malattie sessualmente trasmissibili.

Al contrario, sviluppano il tema con un approccio olistico che comprende l’educazione alle emozioni, alle relazioni, al rispetto e al consenso. Insomma, l’Educazione sessuale ‘completa’ ha l’obiettivo di fornire un insegnamento trasversale e unitario incentrato sugli aspetti cognitivi, emozionali, fisici e sociali della sessualità, facendo leva sulle materie dei curricula scolastici e non restando solo come insegnamento a sé stante. E, nelle nazioni dove questo avviene, ci sono delle evidenze scientifiche che dimostrano un netto miglioramento della situazione anche riguardo al trattamento e alla considerazione delle donne nella società.