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Dino Viola, il Presidente dell’orgoglio giallorosso, 25 anni dopo

Sono passati 25 anni da quando un tumore all’intestino lo ha portato via. Il ricordo di Piero Montanari

Il 19 luglio del 1982, durante il raduno della AS Roma a Villa Dora Pamphili, il presidente allora in carica pronunciò queste parole che i tifosi non dimenticheranno mai: "Abbiamo le carte in regola per poter dare alla città di Roma lo scudetto giallorosso che aspetta da 40 anni".  Questo Presidente, che da allora si guadagnò la "P" maiuscola, era Dino Viola, un ingegnere meccanico di Massa Carrara che si innamorò perdutamente della Roma e ne venne ricambiato con altrettanta intensità, non solo per gli 11 anni e otto mesi della sua gestione, ma ancora oggi è palpabile tra i tifosi giallorossi l'affetto che circonda la sua memoria. 

Entrò nei quadri dirigenziali della società già dai primi anni '70, rilevandola poi nel 1979. Va detto, ad onor del vero, che Viola fu amato e rispettato anche dalla gente laziale di Roma, che ha sempre riconosciuto in lui un leale avversario sportivo e una persona di alto profilo morale. Quello scudetto poi arrivò come annunciato, ed era quella una Roma straordinaria, allenata da un ex grande calciatore, Niels Liedholm, che divenne un allenatore di altrettanta abilità, con un profilo umano caratterizzato da signorilità ed etica sportiva, doti oggi rare nel mondo del pallone.

Era la fantastica Roma del capitano Agostino Di Bartolomei, di Bruno Conti, di Ciccio Graziani, di Ancellotti di Falcao, una Roma fortissima che quel giorno di maggio, pareggiando 1 a 1 in casa del Genoa, consegnò nelle mani del Presidente il suo secondo scudetto della storia. "Vi abbraccio tutti – disse ai tifosi all'Olimpico, accorsi in massa per osannare il Presidente e la squadra prima dell'ultima gara contro il Torino – siete la forza di questa Roma!".

Sotto la guida di Dino Viola la Roma raggiunse risultati mai ripetuti nella sua Storia, neanche con un altro grande ed amato presidente, Franco Sensi che, con 15 anni, fu in carica più a lungo di tutti. Viola raggiunse con la sua amata Roma la finale di Coppa Campioni, che fu disputata proprio all'Olimpico contro il Liverpool, in una drammatica partita persa ai rigori, due dei quali sbagliati proprio dai suoi figli più amati, Bruno Conti e Graziani, in una partita che segnò per sempre il suo cuore e quello dei tifosi.

Viola fu un presidente illuminato, immaginò prima di tutti uno stadio solo per la sua squadra e i suoi tifosi, e creò la Polisportiva Roma, che comprendeva sezioni di altri sport, oltre il Calcio: Calcetto, Ciclismo, Nuoto, Hockey su prato, Baseball, Tennis Tavolo, Pattinaggio, Sport Handicap ed altri. Il suo amore per la Roma fu – forse – secondo solo a quello per sua moglie Flora che lo sostituì alla presidenza dopo la sua morte, avvenuta per un tumore il 19 gennaio del 1991. A Trigoria il Comune gli ha dedicato il Piazzale Dino Viola, e nel 2010 fu organizzata una mostra monografica per ricordare questo grande Presidente: "Dino Viola, il Presidente dell'orgoglio giallorosso".

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