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Derby: la partita non comincia dallo 0-0, la Roma parte avanti

La tifoseria ormai è più virtuale che reale. Diciamolo chiaramente, la Lazio di Lotito finisce il 26 maggio

Mai come in questo derby i pronostici sono stati rispettati. Mai come in questo derby tutte le parti in commedia hanno rispettato le attese, nei loro comportamenti positivi e negativi. In uno stadio fantasma due squadre giocano alla peggio e vince quella che gioca meno peggio dell'altra  (scusate il gioco di parole). Sotto la curva nord lo stadio  sembra addirittura a porte chiuse e Tagliavento all '8' minuto decide di chiudere la partita fischiando un rigore che fatalmente segnerà la sua carriera perché diventerà il suo marchio distintivo (la reincarnazione di Menicucci). Quindi la partita non comincia dallo 0:0, ma la Roma parte con un vantaggio regalato e questo episodio è fondamentale perché indirizza totalmente l andamento della gara. La Roma chiaramente gioca meglio sfruttando gli spazi e difendendosi con ordine mentre la Lazio priva di muscoli infrange sistematicamente contro il muro giallorosso messo ad arte da Garcia.

Nella squadra romanista ci sono giocatori più veloci e più motivati, nei laziali non ci sono idee e si vede non ci sono guizzi, tutto sembra ordinario. Da una parte Salah e Gervinho hanno praterie di campo e per fortuna non le sfruttano a dovere se non con quest' ultimo nel finale di gara,mentre dall'altra parte l'unico guizzo è di Felipe Anderson che dai  20 metri prende una traversa. Praticamente la partita per la Lazio finisce qui. A questo punto del campionato la Lazio non può fare dippiu' ed insieme al proprio allenatore piano piano inesorabilmente si inabissa.
La chiave di questo derby, Tagliavento a parte, ci consegna una squadra, la Lazio, che sembra destinata a portarsi dietro per tutto il campionato i problemi di questa estate, problemi che coinvolgono tutte le parti della società a cominciare dal presidente, per finire alla tifoseria che ormai è più virtuale che reale. Diciamolo chiaramente la Lazio di Lotito finisce il 26 maggio.

Proprio così, nel momento più alto, alzando il trofeo più significativo proprio contro la Roma, ci stiamo accorgendo che questa società il suo massimo lo ha già toccato. Non siamo stati in grado di ripartire e di programmare ed ogni volta che la situazione poteva tornare in positivo ci siamo persi nei problemi interni della gestione sia della società che del rapporto con i suoi tesserati. Fatto sta che oggi ci troviamo con un presidente padrone che contemporaneamente è anche presidente di un altra squadra (la Salernitana) e ricopre una carica istituzionale nel calcio. La Lazio non è più una priorità nella sua giornata e questa assenza si sente in maniera forte. Nella Lazio non c'è una guida che stimoli i giocatori a fare meglio, non ci sono rapporti se non strettamente legati all'esercizio delle funzioni per cui si è pagati. Ma così al massimo tira a campare limitandosi allo striminzito compitino domenicale e tutto  sembra scontato anche quando si perde e i giocatori vanno sotto la curva a ringraziare i tifosi. La Lazio è un disco che si è incantato sulle frasi del suo allenatore che ogni volta ripete le stesse frasi senza rendersi conto che le giornate passano e la Lazio affonda sempre più rimediando sconfitte incredibili come quella di Bergamo e ancora di più quella casalinga contro il Milan dove addirittura va in scena lo psico – dramma tra i giocatori che giocano l'uno contro l'altro .

Nella Lazio c'è un capitano che il giorno dopo essere stato eletto, dice in conferenza stampa che forse se ne va, mentre i capitani naturali cioè Candreva oppure Radu stesso (voluto dai giocatori) vengono messi all'angolo in barba alle regole di anzianità peraltro sempre applicate da Nesta in poi. Nella Lazio ci sono troppi giocatori insoddisfatti che a torto o a ragione credono di valere più soldi di quelli che guadagnano. Non credo di scoprire una nuova formula sulla relatività se dico che i calciatori professionisti lavorano per ottenere maggior profitto e che spesso significa pure maggiori titoli e prestigio. Nella Lazio il piattume regna sovrano  e così per portare avanti qualche risultato si rinnovano i contratti a giocatori consumati,si tiene come centravanti uno come Klose che ormai è bello che andato mentre Lulic non sembra intenzionato a restare, Marchetti che non vuole rinnovare. Felipe Anderson cercato da mezza Europa, Biglia che sembra un calciatore in attesa di nuove fortune lontano da Roma. Insomma la situazione è chiaramente sfuggita di mano con gente che ha la testa da un'altra parte . 

Adesso ci sono due settimane per provare a rimettere insieme i cocci, abbiamo l'obbligo di provarci e ripartire anche se la vedo molto difficile. Sulla Roma non ho molto da aggiungere, quest'anno sembra destinata ad ottenere maggior fortuna ed è accompagnata sistematicamente da sviste arbitrali che fino ad ora le giocano a favore. Non vedo gente che si indigna, non vedo paladini del calcio pulito in giro ne tantomeno parlare di congiure di palazzo. Evidentemente quando i torti li subiscono gli altri non ci sentiamo stimolati a parlare di calcio malato e di partite falsate. Non si fanno interrogazioni parlamentari e i violini restano nella custodia. Il campionato è ancora lungo ne vedremo delle belle ed il finale sarà scontato, proprio come il risultato di questo derby.

* Andrea Pintucci, musicista, tifosissimo della Lazio

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