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Cristiano Ronaldo al Manchester United: con la Juventus un amore mai sbocciato

L’arrivo euforico, l’azzardo economico, i risultati in Europa mai arrivati e i mal di pancia fino alla fuga finale: la storia di una parabola discendente nonostante 101 gol

Lo sguardo pensieroso di Cristiano Ronaldo con la maglia della Juventus

Cristiano Ronaldo

17.52 del 27 agosto 2021: Cristiano Ronaldo è ufficialmente (e di nuovo) un giocatore del Manchester United, 12 anni dopo aver lasciato l’Old Trafford per accasarsi al Real Madrid. Frenetiche le ultime ore per il campione portoghese, con il Manchester City che nella mattinata di oggi sembrava l’unico acquirente in corsa. Nel pomeriggio, con il City sempre più defilato, l’arrivo perentorio dei cugini dello United e l’affare chiuso con (stando alle indiscrezioni) 25 milioni di euro per il cartellino + 25 milioni di ingaggio per due anni di contratto.

L’ufficialità data dai Red Devils mette la parola fine alla sua avventura con la Juventus, iniziata il 10 luglio 2018. Ed è proprio da lì che bisogna riavvolgere il nastro. Nell’estate dei Mondiali in Russia l’Italia era costretta a guardarli dalla tv e si appassionò alla trattativa, rapida quanto incredibile, di Marotta, Paratici e Agnelli che portò Cristiano Ronaldo alla Juventus. Lo sbarco di CR7 a Vinovo fu un’autentica festa per il popolo bianconero: immagini che fanno da contraltare con la “fuga” di oggi in direzione Lisbona.

I numeri di Ronaldo alla Juventus: notevoli in campo, pesanti in termini di costi

Per cominciare a riepilogare la storia tra Ronaldo e la Juventus non si può non partire dai numeri: fu acquistato per 117 milioni di Euro (fonte Transfermarkt) dal Real Madrid, con un contratto di 31 milioni netti all’anno. In totale CR7 è costato ai bianconeri 258 milioni in tre anni: un’investimento che sapeva di azzardo per un giocatore allora 33enne, con Agnelli convinto di portare la Juventus definitivamente nella dimensione di Top club europeo a livello sportivo e finanziario, per parlare alla pari con società come Real Madrid, Barcellona e Manchester United.

Gli aumenti dei ricavi in termini di merchandising, biglietti e sponsorizzazioni sono stati subito evidenti. Il blasone che ha portato il 5 volte Pallone d’Oro si è riverberato anche nella crescita vertiginosa nei numeri a livello social, che al giorno d’oggi vuol dire anche pubblicità e soldi. Anche i numeri in campo sono stati importanti: 101 gol e 22 assist in 134 partite ufficiali, con la vittoria del titolo di capocannoniere nella stagione passata. I trofei vinti sono 2 scudetti, 1 Coppa Italia e 2 volte la Supercoppa Italiana. Questi i “freddi” numeri di un’esperienza che però, per tutto ciò che esula dalla matematica, rende il tutto più negativo.

Gli ostacoli: Covid e Ego

Perché guardando il campo, la Juventus ha vinto tanto con Ronaldo in Italia, ma niente di più di quello che non aveva già vinto nel dominio vissuto nell’ultimo decennio. Tutti si aspettavano il salto di qualità dei bianconeri in Europa, con Ronaldo autentico trascinatore. Questa attesa era partita il 3 aprile 2018, quando Ronaldo con la maglia del Real realizzò allo Juventus Stadium una delle rovesciate più belle della storia. Da lì gli applausi di uno stadio intero e dopo pochi mesi l’arrivo proprio a Torino. Il sogno si è realizzato in una notte soltanto, 11 mesi dopo: il 12 marzo 2019 CR7 con una sua tripletta, ribaltò l’Atletico Madrid di Simeone per portare i bianconeri ai quarti di finale.

Da lì, le pesanti eliminazioni con Ajax, Lione e Porto, dove non tutte le colpe furono di Ronaldo. Tra le scelte della società con tre allenatori diversi in tre anni, una rosa indebolita a centrocampo, errori degli allenatori in sé (il mai amato Sarri, l’inesperto Pirlo), la Juventus ha raccolto le briciole in Europa. Briciole che hanno appesantito anche il bilancio juventino. E qui si arriva alla variabile che nessuno nel luglio 2018 poteva prevedere, il Covid. La pandemia ha tolto gli airbag ad una macchina economica che con l’inserimento di CR7 aveva avuto raggiunto una velocità altissima. Alle prove dei fatti troppa: senza i ricavi di abbonamenti, sponsorizzazioni e tournée le “merce” Ronaldo non si è potuta vendere al meglio, ed il divario a livello di fatturato con i Top Club non si è mai rimarginato completamente.

Ma le colpe per un matrimonio mai andato a gonfie vele sono anche del fenomeno di Funchal. Perché i suoi (tanti) gol hanno spesso coperto e messo in ombra compagni di reparto e compagni di squadra, con in primis la sofferenza dell’altro grande campione con la maglia bianconera, Paulo Dybala. Ronaldo nel corso degli anni è diventato sempre più uomo copertina e sempre meno uomo squadra, venendo meno al ruolo di leader trascinatore dei più giovani. Un progressivo “rispondere solo a se stesso” che ha portato anche alla rottura comunicativa di questi ultimi mesi.

Un divorzio in piena regola, con porte sbattute e nessuna lacrima

Già a metà luglio i primi post enigmatici sui social, senza segnali di trasparenza e di sicurezza sulla sua permanenza alla Juve. Quel suo “allenarsi per se stesso”, le dichiarazioni unidimensionali come se potesse essere lui una squadra, le voci su un possibile ritorno al Real Madrid nei giorni del trasferimento di Messi al PSG. Il 17 agosto lo sfogo e quel “dito sulle labbra” per zittire i giornalisti che parlavano a sproposito lui (ma senza ribadire la sua appartenenza alla Juventus) fino allo scorso weekend. La panchina con l’Udinese, la società che smentisce tutto, Mendes che piomba però a Torino e la situazione che “precipita”. Da un momento all’altro Cristiano Ronaldo vuole andarsene, lui e il suo entourage sbattono i pugni con la società bianconera, che dal suo canto non vuole fare minusvalenza. L’irritazione della dirigenza fino alla mattina del 27 agosto, in cui Ronaldo si presenta alla Continassa per salutare i compagni di squadra, prima di prendere il volo privato per Lisbona.

Una crisi semipaventata negli ultimi mesi sfociata in un divorzio forzato negli ultimi giorni, il tutto reso più triste dalla frenesia degli ultimi giorni di mercato e dalla difficoltà per chiunque nel comprare un giocatore pesante per qualsiasi bilancio di una squadra di calcio post-Covid. Jorge Mendes negli ultimi giorni lo ha disperatamente proposto ovunque fino a che non è arrivato il Manchester United. Una fine ingloriosa per molte parti in causa che non ha nemmeno appassionato i tifosi juventini, consci di salutare uno dei più grandi giocatori al mondo sì, ma che probabilmente ha prima giocato per se stesso e poi per la Juventus.

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