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Covid-19. Roma, storico negozio dischi: librerie aprono noi abbandonati, perché?

“Sui libri c’è più attenzione rispetto ai negozi di dischi. Non ci hanno menzionati neanche per le aperture prossime”

Un appello accorato: "Portare l'Iva al 4%, al pari dei libri". Altrimenti ci saranno negozi che non potranno riaprire quando l'emergenza sarà finita. A lanciarlo la Discoteca Laziale, storico negozio di Roma, che si occupa di vendita al dettaglio e di quella all'ingrosso. "Siamo sia negozio di dischi, sia distributore – racconta Daniele all'agenzia Dire – Raccogliamo la voce dei clienti a livello di ingrosso. Siamo stati chiusi come il decreto voleva, anche come magazzino.

Ora abbiamo fatto una prima riapertura per il magazzino, che avverrà un paio di giorni alla settimana, per servire clienti che ad esempio vendono online". Attività, quelle della vendita dei dischi, che non riaprirà neanche ora che è stata decisa la parziale riapertura: "Siamo rimasti fermi, non abbiamo il codice neanche per riaprire. Non possiamo aprire neanche il 20 aprile. E qui nasce la discussione perché le librerie si e noi no.

Sui libri c'è più attenzione rispetto ai negozi di dischi. A questo punto potevano riaprire tutti e due". Ci sono infatti negozi di libri che vendono anche dischi: "Tanti sono praticamente la stessa cosa, ci sono librerie che vendono dischi. Noi pure vendiamo libri. Ma noi restiamo chiusi. C'è disparità sotto questo punto di vista". Nonostante lo stop forzato "al momento richieste ne abbiamo, i clienti ci scrivono sui social, ci chiedono quando riapriamo. Ci sono vicini, è una cosa molto bella". 

Nessun timore dello streaming: "Se non esce il dispositivo fisico, ne risente anche lo streaming – continua Daniele de la Discoteca Laziale – Anche lo streaming ha ricevuto problemi, secondo una ricerca è calato molto, si parla anche del 60%. Se non esce il dispositivo fisico, lo streaming non e' detto che abbia dei benefici". In queste ore proprio la Discoteca Laziale si è fatta portavoce anche di altri negozi, attraverso una nota congiunta: "Discoteca Laziale si fa portavoce di tutti i negozianti di dischi d'Italia, al fianco dei quali sta lottando in questi giorni bui – si legge – Tanti sono stati i momenti di difficoltà che la nostra categoria ha affrontato nel corso degli ultimi anni, a denti stretti e sempre in silenzio; nonostante ciò, siamo sempre andati avanti spinti da una grande passione e dall'amore per il nostro lavoro.

Oggi, di fronte ad una sfida che da soli non riusciamo ad affrontare, chiediamo a gran voce il vostro supporto: l'aiuto delle case discografiche, l'aiuto delle etichette indipendenti, l'aiuto di tutti gli artisti del settore, l'aiuto di tutti gli attori che gravitano intorno al nostro mondo. Abbiamo bisogno di voi tutti in primis per richiedere al Governo di adeguare l'aliquota Iva al 4% per i prodotti discografici, al pari dei prodotti editoriali.

Il trattamento ingiusto che sinora abbiamo patito, alla luce dei nuovi eventi mondiali, non ha più ragion d'esistere. Abbiamo bisogno di voi tutti, anche per mettere in piedi un piano di rilancio della nostra industria, tramite incentivi e fondi dedicati che garantiscano la ripresa economica di tutte le parti coinvolte". 

La Discoteca Laziale rappresenta "quelle piccole 'comparse' che hanno distribuito e diffuso il vostro catalogo artistico, siamo quei piccoli attori della filiera distributiva che propongono, raccomandano e consigliano il cliente finale, tramutando in vendita, la vostra opera, la vostra voce. La musica, che in questi giorni ha unito tutta l'Italia, da balcone a balcone, da piazza a piazza, da cortile a cortile, non merita di uscire sconfitta da questa guerra in corso.

Molti di noi, quando il Governo autorizzerà la ripresa commerciale, rischiano di non poter più aprire il proprio negozio, la propria bottega, la propria azienda. Aiutateci, non lasciate che queste parole rimangano inascoltate, non lasciate che il silenzio prevalga sulla musica". Portare l'Iva al 4% "sarebbe importante, ci aiuterebbe a ripartire – spiega ancora Daniele all'agenzia Dire – Chiediamo che i nostri prodotti vengano trattati come i libri, non come beni di lusso ma di cultura. E poi vorremmo un coinvolgimento maggiore. Non ci hanno menzionati neanche per le aperture prossime". (Gas/ Dire) 

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