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COVID-19, medici e infermieri, orgoglio e sostegno pratico (finalmente)

Dopo gli applausi dei flash mob, subito 10mila ingressi nel SSN. E da Nord a Sud si moltiplicano le iniziative istituzionali di contrasto all’epidemia

Non v’è dubbio alcuno che la categoria maggiormente sollecitata dall’emergenza coronavirus sia quella degli operatori sanitari. Gli eroi che stanno anteponendo le vite dei propri pazienti a tutto – perfino alla propria sopravvivenza in certi, drammatici casi: spesso lavorando in condizioni insostenibili, fra turni massacranti e la carenza di dispositivi di protezione quali le mascherine – come da allarme lanciato di recente dai sindacati.

Gli Italiani hanno capito perfettamente il senso e la portata dei sacrifici di medici e infermieri, come hanno dimostrato dapprima gli striscioni di incoraggiamento, poi gli applausi e i cori da stadio elevati durante uno dei tanti flash mob del periodo. E anche le istituzioni, dopo una fase fin troppo lunga di sottovalutazione dell’epidemia (spacciata per “poco più di un’influenza” mentre si farneticava che il vero virus fosse il razzismo e non, banalmente, il virus), stanno finalmente remando tutte nella stessa direzione.

Il Ministro dell’Università Gaetano Manfredi, per esempio, ha comunicato tra l’altro che, per fronteggiare la penuria di camici bianchi, la Laurea in Medicina diventa immediatamente e definitivamente abilitante alla professione. «I diecimila laureati in Medicina che hanno fatto domanda per l’Esame di Stato, fino a ieri necessario per l’abilitazione al mestiere», potranno «essere impiegati subito nei servizi territoriali, nelle sostituzioni della Medicina generale, nelle case di riposo. Libereranno diecimila medici che, loro sì, saranno trasferiti nei reparti di corsa».

La Regione Lazio, intanto, ha disposto l’apertura di altri quattro Covid Hospital oltre all’ormai celeberrimo Spallanzani. E se il Covid 2 Hospital Columbus è già stato attivato al Gemelli, presto saranno pronti tre nuovi hub specializzati a Casal Palocco, a Tor Vergata e presso il Policlinico Umberto I.

Questo non cambia il fatto che la mossa più logica sarebbe stata sanificare e riaprire il più in fretta possibile il Forlanini: ma visto che, a quanto pare, il Governatore Nicola Zingaretti, dalla giulività della sua persistente quarantena, ha pensato male di regalarlo alle Ong, non si può chiedere di più…

Si può invece solo immaginare come possa aver preso una tale genialata il Presidente della Lombardia Attilio Fontana, che deve costantemente fare i conti col serio rischio di collasso del sistema sanitario lombardo. Al punto che, quando la Fondazione Fiera ha generosamente messo a disposizione della Regione due padiglioni per allestire (in dieci giorni) un ospedale temporaneo, sono stati i privati ad assicurare i finanziamenti necessari all’opera: in cui, forse anche per garantire il rapido completamento della struttura, è stato coinvolto anche l’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, che alcuni leader politici nazionali avevano proposto come super-commissario al coronavirus ma che probabilmente era troppo competente per rivestire un ruolo simile.

Lo scopo finale, in ogni caso, resta quello di arginare la diffusione del coronavirus, che potrebbe essere perfino più pervasiva di quanto documentato. In effetti, secondo una ricerca pubblicata da Science che ha analizzato, sulla base di un modello matematico, i casi di COVID-19 in Cina, per ogni caso rilevato ce ne sarebbero 5-10 mai individuati: più precisamente, lo studio stima che l’86% di tutti i positivi non sia mai stato tracciato, e che questi casi asintomatici siano responsabili del 79% dei successivi contagi.

Gli autori hanno sottolineato l’importanza di effettuare test diffusi per rintracciare e isolare anche, anzi soprattutto chi ha contratto l’infezione senza saperlo: una strategia che sembra aver funzionato molto bene in Corea del Sud, ma che in Italia si scontra con la difficoltà di reperire i tamponi, come ci ha spiegato il professor Giovanni Rezza, Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.

«Le aziende li distribuiscono con il contagocce» ha confermato il Governatore del Veneto Luca Zaia, annunciando l’avvio, a spese della Regione, della strategia dei “tamponi a tappeto”, che non risparmieranno i passanti. «Anche se trovo un solo positivo» ha spiegato, «significa che avrò 10 contagiati in meno».

Cosa che potrà spezzare la catena del contagio, a incontestabile beneficio dell’intera collettività. A partire dagli eroi in camice che si stanno instancabilmente prodigando per la nostra salute, facendoci fremere di un insopprimibile orgoglio.

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