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“Covid-19 creato in laboratorio”. Studiosa cinese sostiene di avere le prove

La denuncia della virologa dissidente Yan, che lavorava in un istituto collegato all’Oms. Che intanto continua a non avere il senso della misura, né delle priorità…

"covid-19 creato in laboratorio": laboratorio di wuhan

Il laboratorio di Wuhan

Periodicamente, l’ipotesi di un Covid-19 creato in laboratorio torna ad affacciarsi sulla scena mediatica. Di solito, tra lo scetticismo della comunità scientifica, che per lo più tende a escludere che il virus abbia un’origine non naturale. Ora, però, una virologa cinese in esilio ha affermato di avere le prove che il patogeno è stato assemblato a Wuhan. La città da dove poi sarebbe uscito per scatenare la pandemia che ancora tiene il mondo sotto scacco.

Il Covid-19 creato in laboratorio?

Il coronavirus «proviene dal laboratorio di Wuhan, e il laboratorio è controllato dal Governo cinese». È l’accusa, pesantissima, lanciata in diretta tv dalla dottoressa dissidente Li-Meng Yan, che parlava da una località americana non specificata per ragioni di sicurezza.

La scienziata, intervenendo a un talk show britannico, ha sostenuto che presto sarà in grado di fornire le prove scientifiche dell’origine artificiale del microrganismo. «Tutti, anche coloro che non hanno conoscenze di biologia», potranno capirle, ha assicurato.

Peraltro, sempre in questi giorni è intervenuto nel dibattito l’epidemiologo dell’Università della North Carolina Ralph S. Baric. Uno dei principali esperti mondiali di coronavirus, nonché della creazione di virus sintetici. I quali si possono “firmare”, come delle opere d’arte, attraverso delle mutazioni che indichino che sono frutto di ingegneria genetica. Tuttavia, in assenza di queste “firme” «non c’è nessun modo di distinguere un virus naturale da uno realizzato in laboratorio».

Una presa di posizione che smentisce seccamente la vulgata di questi ultimi mesi, secondo cui la manipolazione di un microrganismo in laboratorio sarebbe perfettamente riconoscibile. Invece, «si può ingegnerizzare un virus senza lasciare nessuna traccia» asserisce il professore.

ESCLUSIVA PRESADIRETTAQuesta sera 21.20 Rai3UN VIRUS CREATO IN LABORATORIO NON LASCIA NESSUNA TRACCIA “Si può…

Pubblicato da PresaDiretta su Lunedì 14 settembre 2020

Se è così, non si può dunque escludere a priori la possibilità di un Covid-19 creato in laboratorio. E sarebbe anche plausibile il retroscena che Li-Meng Yan ha raccontato a proposito della Hong Kong School of Public Health. L’istituto presso cui lavorava prima di essere costretta a lasciare la sua patria, e dove i suoi supervisori l’avrebbero messa a tacere.

Questa circostanza, se confermata, getterebbe poi una luce sinistra e inquietante a livello molto più alto. Perché la Hong Kong School of Public Health è uno dei laboratori di riferimento dell’Oms, l’Organizzazione Mondiale della Sanità che già il Presidente U.S.A. Donald Trump aveva bollato come «burattino della Cina».

L’Oms e il coronavirus

Considerazioni politiche a parte, dell’inadeguatezza dell’agenzia Onu per la salute a proposito della gestione della pandemia abbiamo già parlato in varie occasioni. E, a quanto pare, la World Health Organization non perde occasione per rafforzare il giudizio.

Il direttore della sezione europea della WHO, il belga Hans Kluge, ha infatti dichiarato che ottobre e novembre saranno i mesi più duri sul fronte SARS-CoV-2. «Ci sarà un boom di casi e faremo i conti anche con un tasso di mortalità più alto». Se il tasso di avveramento delle previsioni resterà inalterato, siamo a cavallo.

Resta comunque l’insopprimibile libido dell’Oms per l’allarmismo. Che, in realtà, è più giustificato fuori che dentro il Vecchio Continente.

Il caso italiano è paradigmatico. È vero, infatti, che il trend dei contagi è in aumento, ma ciò si deve soprattutto al maggior numero di tamponi effettuati. Tanto è vero che, negli ultimi giorni, al calo dei test è corrisposta una diminuzione dei nuovi positivi.

Inoltre, la cifra dei decessi si mantiene molto bassa – fermo restando che pure uno solo sarebbe uno di troppo. E, come aveva già specificato l’Istituto Superiore di Sanità qualche settimana fa, oltre il 70% dei nuovi casi «sono asintomatici o paucisintomatici».

Significa che siamo divenuti più bravi a tracciare i contatti dei malati e a identificare quanti hanno contratto il virus anche se non presentano sintomi. E, fino a prova contraria, questa dovrebbe essere una buona notizia.

Nessuna inchiesta sul Covid-19 creato in laboratorio

Oltre a non avere il senso della misura, poi, la WHO non ha nemmeno quello delle priorità. E infatti il direttore, l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha scelto di dichiarare guerra ai saluti con i gomiti rilanciando un tweet dell’economista spagnola Diana Ortega.

Avrebbe potuto decidersi ad aprire l’inchiesta sulla Cina, invocata da un centinaio di Paesi, proprio sull’ipotesi di un Covid-19 creato in laboratorio. Ma volete mettere quanto sia meglio discettare sul distanziamento sociale e il rischio di un’infezione attraverso la pelle? Rischio zero, per inciso, visto che il coronavirus non si trasmette per contatto. Ma diciamolo a bassa voce, dovessimo svegliare l’Oms…

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