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Corsi contro lo sfruttamento infermieri? L’ospedale Sant’Andrea dice no

L’ECM proposto dall’AADI sullo sfruttamento demansionale dell’infermiere, è stato respinto dalla Direzione a favore di corsi di tango argentino

All’Ospedale Sant’Andrea di Roma non vogliono sentir parlare di demansionamento infermieristico: l’ECM proposto dall’AADI sullo sfruttamento demansionale dell’infermiere, vera e propria piaga che mortifica la professione infermieristica e che mette in pericolo i pazienti, è stato infatti respinto dalla Direzione aziendale. In favore di corsi di tango argentino… Un articolo scritto dall’AADI, Associazione Avvocatura di Diritto Infermieristico, postato ieri sul sito www.aadi.it, fa oltre modo riflettere (e non poco) a proposito dei motivi per cui quella infermieristica sia una categoria sfruttata, demansionata, che stenta ad avere un adeguato riconoscimento sociale ed economico.

Il pezzo, intitolato “Ospedale Sant'Andrea di Roma, meglio un infermiere rincoglionito ma ballerino, che un infermiere istruito", vuole denunciare un fatto piuttosto pittoresco: la Direzione Aziendale dell’Ospedale S. Andrea di Roma, rifiutò la richiesta dell’AADI di un’aula dove svolgere l’ECM (corsi di Educazione Continua in Medicina, cui i professionisti sanitari, medici e infermieri, sono costretti) sul demansionamento infermieristico, in quanto giudicato non attinente con la professione. Eppure il corso ECM sul demansionamento proposto dall’AADI comprende lo studio delle funzioni dell’infermiere, dell’OSS e dell’OTA attraverso l’illustrazione della declaratoria delle qualifiche funzionali, il principio gerarchico, il job act, l’ordine di servizio, la normativa sull’organico assistenziale; la responsabilità da inadempimento, il disservizio e la mala gestione del personale, i limiti dell’assegnamento mansionale, la qualità assistenziale, lo stato di necessità, i criteri risarcitori del demansionamento, le mansioni superiori, la tutela inibitoria, ecc.

E va bene. L’azienda ha reputato tali tematiche non importanti sulla formazione del personale e ci può stare. Però, poi… si viene a sapere (per caso) che la suddetta amministrazione ha concesso invece le aule, senza troppi problemi, per effettuare corsi di tango argentino. Sì, avete capito bene: tango argentino per i professionisti sanitari. Cosa c’entra il tango con la salute, con la sanità e con gli infermieri italiani? Quali criteri di valutazione saranno stati adottati per considerare il tango argentino di chiara attinenza infermieristica? Beh… pare che il Tango sia attinente alla terapia complementare come “medicina della persona”, dichiara il Sant’Andrea. E grazie a questo corso, il nosocomio romano può utilizzare “una risorsa in più nello sviluppo nella comunicazione costruttiva nel gruppo di lavoro”.

Risultato che, secondo la dirigenza ospedaliera, un corso incentrato sulla conoscenza delle mansioni funzionali degli infermieri e dei loro diritti, non avrebbe mai raggiunto. Sarà mica che aggiornare il proprio personale infermieristico, con l’obiettivo di fornire realmente prestazioni all’avanguardia, con il massimo della compliance e degli outcomes possibili, è pericoloso ai fini del sistematico sfruttamento dei professionisti? Sarà mica che addestrarli a dovere sulle loro reali competenze (che non sono il “fare di tutto e di più” come vogliono fargli credere), potrebbe scatenare una sorta di rivoluzione, costringendo le aziende ad assumere personale di supporto e ausiliario (OSS e OTA) in quantità adeguata? Fatto sta che gli infermieri del S. Andrea non hanno diritto ad essere eruditi ed informati in materia di sfruttamento demansionale, che è alla base delle numerose problematiche che causano il burn-out, il mobbing e la perdita di autostima professionale, riverberandosi negativamente sulla salute dei dipendenti e, per forza di cose, su quella dei pazienti.

Che invece di essere assistiti da infermieri, che per la legge sono da più di 20 anni “responsabili dell’assistenza generale infermieristica” (Vedi decreto 739/94), professionisti sanitari ed intellettuali, non ausiliari a nessun’altra figura, si ritrovano invece ad osservare operatori che corrono da tutte le parti, che fanno di tutto (e sottolineo: di tutto!) e di più e che sono costretti a lavorare per compiti in una pericolosa corsa contro il tempo, dove bisogna (secondo i datori di lavoro) compensare tutte le carenze di una sanità allo sbando. A proprio rischio e pericolo, ovviamente. E, assai pericolosamente, a discapito della qualità assistenziale. Meglio avere infermieri inconsapevoli, sprovveduti, factotum, pericolosi, ma che sanno ballare il tango in corsia…?!

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