Coppola operato a Roma: il metodo “Prof. Natale” nelle Facoltà di Medicina in Italia
La chiamata per chiara fama è stato scelta dall’Università di Tor Vergata per fare venire a Roma dagli USA il famoso scienziato della aritmologia cardiaca, Prof. Andrea Natale

Un tempo, quando ero molto più giovane, esisteva una regola e una prassi per chi voleva fare carriera accademica che sostanzialmente coincideva con il “promoveatur ut amoveatur”. Cioè, l’ allievo bravo e meritevole del potente cattedratico veniva mandato fuori sede (con una promozione) a farsi le ossa ed a migliorare lontano quindi dall’ alveo natale e naturale in cui si era sviluppato.
La scelta di un Professore ordinario
Oggi con la introduzione della abilitazione scientifica nazionale e delle sovrastrutture ministeriali (Anvur in primis) si è passati fondamentalmente da una scelta “intuitu personae” come era prima fatta dal barone di turno, ad un altro tipo di scelta seppure mascherata dietro ad una forma concorsuale che utilizza una procedura selettiva apparentemente più rigorosa ed oggettiva (i famosi tre semafori) basata moltissimo sulle pubblicazioni scientifiche, ma di cui si sa spesso tra gli addetti ai lavori in anticipo l’ esito finale.
E’ rimasto aperto e in vigore – e non è stato cassato dalla cd Legge Gelmini del 2010 – il canale della chiamata di Professore Ordinario “per chiara fama” che già era stato introdotto sin da inizio del secolo scorso sostanzialmente per fare arrivare linfa fresca e nuova nelle Università, linfa costituita da personalità scientifiche italiane che si erano particolarmente distinte all’ estero.
Questo metodo della chiamata per chiara fama è stato scelto meritoriamente – sia pure con un iter particolarmente lungo a testimonianza delle non poche resistenze interne – dalla Università di Tor Vergata per fare venire a Roma dagli USA (Austin-Texas) il famoso scienziato della aritmologia cardiaca, Prof. Andrea Natale, nonché luminare internazionale della cardiologia.

La chiamata per chiara fama
E qui si introduce la mia riflessione personale ricca di oltre 40 anni di permanenza attiva nel sistema Universitario italiano ed in particolare in quello medico.
Ritengo che quello che chiamo “il metodo Natale” andrebbe diffuso ed esportato nelle principali università italiane in quote tali (3-4 chiamate a Facoltà) da disarticolare sistemi ingessati ed ormai cristallizzati dalla scarsa mobilità interuniversitaria dei nostri docenti tipici soprattutto negli ultimi 25-30 anni. A mio giudizio basterebbero pochi innesti di questo tipo a riorientare la rotta del sistema universitario ed a dargli anche a maggiore forza e competizione nei confronti dei i vari sistemi esteri soprattutto europei anglosassoni e nordamericani (ma direi anche oggi come oggi dell’ estremo oriente).
Ovviamente non voglio correre il rischio di essere tacciato di nazionalismo e gradirei – sempre a titolo personale, ma non so se la Legge lo preveda – anche la chiamata per chiara fama di un accademico e scienziato illustre di origine e nazionalità straniera, proprio per favorire il mixing e il melting pot delle culture accademiche che più si mischiano e meglio è.
La Legge Gelmini
Il mio personale giudizio sul sistema introdotto dalla cd Legge Gelmini del 2010 per quello che può valere la mia opinione, è sostanzialmente negativo perché dietro un apparenza di oggettività e standardizzazione bibliometrica e numerica del sistema di abilitazione, si nasconde la teorica possibilità neanche poi così remota della costruzione a tavolino di carriere universitarie perfette sin dalla tenera età del professionista, magari individuato con logiche di tipo personalistiche o peggio clientelistiche e nepotistiche.
I cognomi e le stirpi infatti non mentono a riguardo e dicono spesso tutto, ma il concorso e la abilitazione nazionale sono di fatto con la Legge Gelmini un viatico per la cristallizzazione a tempo indeterminato di carriere e posizioni di uomini e donne che forse in altre epoche avrebbero fatto ben altro lavoro: sarebbe la famosa logica del “publish or perish” che ritengo terribile e nefasta e deleteria per l’Italia ma anche per l’ intera UE, perché rischia di sottometterci alla industria e ai grandi interessi capitalistici privati. Rischiando così di farci perdere la vera genuinità e creatività della ricerca universitaria che per definizione costituzionale è libera e non deve essere asservita agli interessi di terzi.
Il cd Metodo Natale – che caldeggio fortemente e non da oggi – va quindi secondo me studiato bene e diffuso ad opera dei Magnifici Rettori e della CRUI alle principali università italiane, per mutuarlo ed eventualmente integrarlo e migliorarlo.