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Controllo della fertilità maschile: i 3 step fondamentali

Ancora oggi c’è una certa resistenza nel recarsi da uno specialista per intraprendere l’iter previsto per il controllo della fertilità maschile

Medico al lavoro

A seguito di persistenti difficoltà di una coppia nel raggiungere una gravidanza, è opportuno che entrambe le parti si sottopongano ai vari esami necessari per individuare l’origine del problema. Ancora oggi, purtroppo, vi è una certa resistenza nel recarsi da uno specialista per intraprendere l’iter previsto per il controllo della fertilità maschile (o femminile), nonostante tale condizione riguardi circa il 17,5% della popolazione mondiale – ovvero una persona su sei, come riportato dall’OMS – tra cui, sempre più spesso, soggetti di giovane età.

Le cause del fenomeno sono molteplici: ad alterare – quantitativamente o qualitativamente – la produzione di spermatozoi, riducendo le possibilità di concepimento, sono sia fattori di natura genetica, sia alcune patologie (pregresse o tutt’ora in corso), sia scelte poco oculate nell’ambito del proprio stile di vita (tra cui obesità, fumo, consumo di alcol e/o droghe, ecc.).

Proprio per via della complessità del problema, il controllo della fertilità nell’uomo passa attraverso tre differenti step che consentono di far luce non soltanto sul funzionamento dell’apparato riproduttivo, bensì anche sullo stato di salute generale della persona.

#1 Anamnesi

Il primo step – precedente rispetto ai vari esami di laboratorio – è quello dell’anamnesi, ovvero della raccolta delle informazioni atte a ricostruire la storia clinica del soggetto e ad ottenere un quadro completo e dettagliato delle sue abitudini passate ed attuali.

Tra gli aspetti di cui occorre tenere conto, ricordiamo:

  • attività lavorative;
  • consumo di alcol, tabacco o altre sostanze;
  • orchiti, infezioni o infiammazioni che hanno colpito una o più delle seguenti aree: epididimo, dotti deferenti, dotti eiaculatori, prostata e vescicole seminali;
  • patologie croniche in grado di impattare sul sistema riproduttivo (tra cui: diabete, ’obesità, malattie cardiovascolari, ecc.).

#2 Analisi dello sperma

Fondamentale, poi, è l’esame dello sperma, da effettuarsi su un campione rilasciato a distanza di almeno 36-72 ore dall’ultimo rapporto sessuale, detto spermiogramma.

Tale esame consente di:

  • osservare il grado di acidità e viscosità;
  • valutare la densità, l’aspetto e l’attività degli spermatozoi;
  • riscontrare la presenza di agglutinazione (riconducibile ad infezioni in corso e alla conseguente risposta del sistema immunitario);
  • misurare la concentrazione di fruttosio (se inferiore rispetto ai valori normali o assente, le vie spermatiche potrebbero risultare ostruite).

Dai risultati delle analisi, infine, è possibile giungere ad una diagnosi di:

  • oligospermia (bassa concentrazione di spermatozoi)
  • azoospermia (assenza di spermatozoi)
  • astenospermia (bassa motilità degli spermatozoi)
  • teratozoospermia (alterazioni nella forma degli spermatozoi).

Il test per il controllo della fertilità maschile ha un costo che parte da circa 10 euro ed arriva ad un massimo di 200 €, per una media nazionale che si aggira sui 60 euro.

Oggi, per di più, è possibile prenotare in tempi rapidi uno spermiogramma mediante la piattaforma Cupsolidale, scegliendo tra un vasto assortimento di strutture associate disponibili in tutta Italia ed indicando sia la data che la fascia oraria più congeniali.

#3 Esami strumentali e biopsia

Per approfondire ulteriormente le condizioni di salute – specialmente qualora si sospettino infezioni e/o patologie a carico di una o più aree dell’apparato riproduttivo – è consigliabile affiancare alle analisi di laboratorio anche i seguenti esami strumentali:

  • ecografia dello scroto e del testicolo, finalizzata ad individuare sia anomalie come l’agenesia dei vasi deferenti, sia patologie dell’epididimo, spermatocele e tumori;
  • ecografia trans-rettale, per individuare un’eventuale agenesia delle vescichette seminali e dei vasi deferenti e per scongiurare la sussistenza sia di patologie a livello della prostata (prostatite, ascesso prostatico, ipertrofia prostatica), sia di ostruzioni delle vie seminali distali (alla base di molti problemi di infertilità maschile);
  • biopsia del testicolo, consistente nel prelievo di un piccolo campione di tessuto da valutare in seguito al microscopio, in modo da osservare l’aspetto dei tubuli seminiferi e valutare la possibile origine dell’azoospermia o oligospermia, tra cui eventuali danni ai tessuti derivanti da infiammazioni e/o infezioni locali.