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Condanna a Green Hill. Brambilla: “Grande vittoria”

Entusiasta anche il PAE. Fuccelli: “Ora superare direttiva europea”

“La sentenza di Brescia è una grande vittoria, un traguardo di straordinaria importanza”, “la sentenza ha una portata storica e suggella degnamente una vicenda emblematica per l’opinione pubblica, non solo del nostro Paese”, commenta l’ex ministro Michela Vittoria Brambilla a proposito della condanna comminata a tre dei quattro imputati nel processo Green Hill: un anno e sei mesi per Ghislane Rondot, co-gestore di Green Hill 2001 della Marshall Bioresources e della Marshall Farms Group, e per Renzo Graziosi, veterinario. Un anno al direttore Roberto Bravi.

Oltre alle parole di soddisfazione, l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, pone l’accento sull’entità delle pene comminate, che non superano l’anno e sei mesi. “I responsabili non sono stati puniti come avrebbero meritato, ma è risaputo che il nostro codice penale è ancora troppo ‘mite’ con gli autori di reati a danno degli animali”, inoltre, come osserva l’ex ministro, se le norme del decreto sulla “non punibilità per tenuità del fatto” fossero in vigore, “reati come quelli commessi a Green Hill probabilmente sfuggirebbero a qualsiasi forma, anche tenue, di punizione”.

“Questa sentenza è una grande vittoria” anche per Stefano Fuccelli, presidente del Partito Animalista Europeo. A far la differenza, prosegue Fuccelli, è stato  “l’impegno delle migliaia di persone scese in piazza in tutta Italia per manifestare contro quell’ignobile lager”. 

Anche Fuccelli si sofferma sulle pene inflitte, “purtroppo le condanne comminate sono inferiori rispetto alla richiesta del pm Cassiani che aveva chiesto pene dai due anni ai tre anni e sei mesi”. Inoltre, Fuccelli invita l’opinione pubblica a non recepire un messaggio sbagliato: dopo la chiusura di Green Hill e la condanna degli imputati, “i beagle verranno acquistati non più in Italia ma all'estero”, quindi “la sperimentazione animale è più attiva e praticata di prima, in forza della deprecabile direttiva europea 63/2010/UE votata e recepita con la responsabilità di tutti i partiti presenti nell’arco parlamentare e nel Parlamento Europeo, nessuno escluso”. Contro questa direttiva il PAE, insieme ad associazioni e cittadini di mezza Europa, ha sostenuto “Stopvivisection”  e raccolto più di un milione di firme per chiedere l’abrogazione della direttiva 63/2010/UE e la presentazione di una nuova proposta finalizzata al definitivo superamento della sperimentazione animale.

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