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Con Obama a Roma, OK compie 175 anni

di Massimo Persotti

La presenza a Roma del presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, coincide con una curiosa celebrazione: il compleanno della parolina più famosa al mondo. Stiamo parlando di OK. E' il termine-bandiera della globalizzazione linguistica, capace come probabilmente nessun altro di essere usato da tutti i popoli del mondo per dire la stessa cosa: "sì, va bene".

OK è la forma abbreviata dell'interiezione Okay, una formula americana nata quasi per scherzo. Racconta Allan Metcalf, autore di "OK: The Improbable Story of America's Greatest Word", come OK sia figlia dell'abbreviazione di 'all correct', in quegli anni spesso scritto volutamente dai giovani come errore di 'oll korrect'.

Da gioco linguistico, la parolina trova subito nuovi adepti. Il 23 marzo 1839 sul Boston Morning Post, Charles Gordon Greene, specializzato in satira, scrive un pezzo contro il foglio rivale di Providence e usa per la prima volta su un giornale la dicitura OK.

La scalata al successo di OK ormai è segnata. L'anno successivo, il presidente Martin Van Buren, in corsa per la rielezione, nato e cresciuto nella cittadina di Kinderhook, viene soprannominato "Old Kinderhook". Ma i suoi simpatizzanti decidono di usare le iniziali (O e K) per creare lo slogan elettorale «OK Van Buren!» fondando anche gli "OK club" che lo sostenevano. Van Buren ín realtà non ce la fece ma la parola OK aveva avuto ormai acquisito una popolarità in tutti gli Stati americani. In Italia, testimonia Treccani, le prime attestazioni risalgono al 1931.

A distanza di 175 anni, OK resta la parola più globale e il web non ne ha scalfito la popolarità e il suo uso. Anzi, proprio la brevità e la velocità della comunicazione odierna, dei cellulari, di Twitter e degli smartphone, fa di OK per concisione e immediatezza la parolina più usata nel mondo.

 

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