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Commissione Segre, alcuni sono (già) più uguali degli altri

Liliana Segre sotto scorta dopo gli attacchi, Salvini le esprime solidarietà: ma per qualcuno le minacce rivolte al Capitano sono “diverse”

Partiamo da due dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni dal segretario del Carroccio Matteo Salvini. La prima: «Chi nega l’Olocausto nel 2019 va curato da un medico bravo, su questo non c’è alcun dubbio. Sul fatto di mettere nelle mani di una commissione partitica il giudizio di cosa sia o non sia razzismo mi si permetta qualche dubbio. A me fanno pena quelli che vanno in giro con la svastica o la falce e il martello». La seconda, la più recente: «Le minacce contro Segre, contro Salvini, contro chiunque sono gravissime. Anche io ne ricevo quotidianamente».

Queste affermazioni aiutano innanzitutto a sgombrare il campo da alcuni equivoci. A partire dalle farneticazioni “progressiste” sull’astensione del centro-destra a Palazzo Madama al momento dell’istituzione della “Commissione straordinaria per il contrasto ai fenomeni dell’intolleranza, del razzismo, dell’antisemitismo e dell’istigazione all’odio e alla violenza” voluta dalla senatrice a vita – e sopravvissuta ad Auschwitz – Liliana Segre. Ragli sinistri che legano la decisione a una fantomatica volontà, da parte delle forze sovraniste, di legittimare i fenomeni che la Commissione Segre intende contrastare.

Nient’altro che un’ignobile strumentalizzazione, come aveva già precisato il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi commentando il non voto dei senatori azzurri: «Da liberali siamo contrari all’eccesso di legislazione sui reati di opinione e la mozione sottoposta al voto del Senato, sulla quale Forza Italia si è astenuta, prospettava, su richiesta della sinistra, l’istituzione di un nuovo reato di opinione».

Il problema, in realtà, è molto più sottile. E sta tutto nel fatto che, mentre è piuttosto ovvio cosa sia razzismo o antisemitismo, non viene invece definito con chiarezza cosa sia odio o violenza. «Sostenere che la famiglia è formata da un uomo e una donna è considerata un’espressione di odio rispetto ad altri tipi di famiglia? Dire che l’immigrazione illegale può mettere a repentaglio la nostra civiltà è odio?» si era per esempio chiesto il capogruppo leghista in Senato, Massimiliano Romeo. E chissà se Michele Serra che su Repubblica gronda disprezzo per chi va a Messa la domenica (soprattutto per chi lo fa a Verona) «è hate speech intellettualmente squadrista o solo free speech politicamente corretto», si è invece domandato Il Sussidiario.

La vera questione, dunque, è la discrezionalità concessa a quelli che molto probabilmente saranno censori monodirezionali, servi del politicamente corretto che vorrebbe tutti omologati e assoggettati a un pensiero unico. Se infatti il popolo non vota come piace alla gente che piace, silenziare le opinioni avverse potrebbe essere il modo più rapido ed efficace per riguadagnare i consensi perduti.

E attenzione ché questa strategia sta già muovendo i primi passi. Lo ha dimostrato, per esempio, Open, il giornale online di Enrico Mentana tanto apprezzato dai radical chic: che, riprendendo le succitate parole del Capitano, ha sì affermato che un atto di ostilità va sempre condannato, ma al contempo ha pateticamente cercato di distinguere tra minaccia e minaccia.

L’ex Ministro dell’Interno, è l’argomentazione, «è un leader politico dichiaratamente divisivo, che fa dell’attivismo social una sua cifra distintiva, e aggressiva verso gli obiettivi che sceglie. Indica ai suoi follower cattive pratiche, comportamenti delinquenziali o censurabili di singoli o di gruppi di appartenenti a etnie o culture diverse da quella di riferimento, italiana e cristiana. Inoltre martella gli avversari politici con diversi piani critici, dal sarcasmo alla sferzata dura. È inevitabile che tutto questo generi reazioni specularmente ostili».

Gioco, partita, incontro. Poche righe per esprimere appieno la pericolosità di una commissione che potrebbe trasformarsi nel braccio armato di un orwelliano Ministero della Verità che deciderà chi ha il diritto di dire cosa secondo la propria sensibilità politica. Senza, oltretutto, che nessuno l’abbia eletta a depositaria del vero, senza che nessuno le abbia conferito un mandato che si è autoattribuito in spregio a valori e umori dei cittadini.

Si badi che niente di tutto ciò è imputabile a una donna illustre e ammirevole come Liliana Segre, cui va tutta la nostra solidarietà per gli spregevoli attacchi ricevuti via Web che hanno convinto il Prefetto di Milano Renato Saccone della necessità di concederle una scorta: e per i quali anche Salvini le ha espresso affetto e vicinanza.

Il punto è proprio questo: non c’è nessunissima differenza, checché ne dicano i ragazzotti di Mentana, tra due atti ostili. A meno di non realizzare la profezia enunciata da George Orwell ne “La fattoria degli animali“: e ammettere una volta per tutte che, per i paladini dell’uguaglianza, ci sono alcuni che sono più uguali di altri.

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