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Come proteggere le vincite dalle nuove tasse

In Italia abbiamo una delle più alte pressioni fiscali tra i paesi sviluppati e, al contempo, uno dei più alti tassi di evasione fiscale

A nessuno piace pagare tasse sul lavoro o sui beni di consumo, figuriamoci quelle sulle vincite. In Italia abbiamo una delle più alte pressioni fiscali tra i paesi sviluppati e, al contempo, uno dei più alti tassi di evasione fiscale. Evadere le tasse non è però la soluzione giusta, non solo perché è illegale, ma anche perché le imposte sono necessarie per ottenere in cambio i servizi di cui disponiamo come cittadini, prima tra tutti la sanità gratuita (che in altri paesi si sognano).

La strada da seguire è invece quella di informarsi su come pagare correttamente le tasse e in modo adeguato, evitando di commettere errori o di pagare troppo. Anche le vincite derivate dal gioco contribuiscono a formare il nostro reddito e per questo sono soggette ad imposizione fiscale. La normativa al riguardo è stata però recentemente modificata, purtroppo, con l’aumento della tassazione sulle vincite, la cosiddetta “tassa sulla fortuna”. Vediamo di capirci di più.

A partire dal 1 ottobre 2017 la tassazione cambia a seguito dell’entrata in vigore del Decreto Legge 50/2017, la cosiddetta “manovrina” pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 24 aprile 2017. La nuova tassazione sui giochi prevede un prelievo del 19% per le slot e del 6% per le videolottery (VLT). Ma non sono esentati nemmeno i giochi più tradizionali, come il “gratta e vinci”, che viene ora tassato al 12% (prima era al 6%) per vincite sopra i 500 euro e il Lotto, che passa dal 6 all’8%.

Le vincite sia online che offline sono sempre state tassate, in Italia come negli altri paesi e sono le case da gioco stesse a versare quanto dovuto all’erario. Stiamo parlando ovviamente di casinò autorizzati, che quindi presentano il marchio dei Monopoli di Stato AAMS, i quali effettuano un prelievo alla fonte, sollevando così il vincitore dall’obbligo di versare in autonomia il dovuto. Per coloro che si trovano a vincere somme di denaro ai tavoli virtuali dei casino online o dei tornei di poker, la natura fiscale delle vincite generate da questi giochi on-line vanno dichiarate come “Redditi diversi” perché provenienti da fonte diversa dal lavoro e da proprietà patrimoniali.

La tassazione sulle vincite può apparire più accettabile se si considera il gioco come una fonte di reddito e non come un’entrata occasionale. Paragonando la tassazione sul gioco con quella, ad esempio, sulle rendite finanziarie, sugli immobili e sul lavoro, si vede che in realtà il settore del gambling gode ancora di una tassazione privilegiata, perché di molto inferiore agli altri comparti. Le tasse dovute all’erario per quanto riguarda investimenti in azioni, obbligazioni e in generale redditi da capitale è oggi pari al 26%, quindi ben il 20% in più rispetto alle videolottery. Per quanto riguarda gli immobili la situazione è ancora più complicata perché le tasse da pagare sono addirittura tre (Imu, Tasi, Tari): queste variano in base al fatto che l’immobile sia prima o seconda casa e al comune di appartenenza.

Ovviamente non sono mancate le critiche al governo per l’accanimento fiscale contro un settore in forte crescita come quello del gioco online (oggi l’Italia rappresenta il secondo mercato europeo). Ma la necessità di ripianare il forte deficit dell’Italia ha richiesto un intervento drastico: non resta che augurarsi che il sacrificio dei contribuenti italiani, giocatori compresi, contribuisca a ridurre il debito e a rilanciare il sistema paese.

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