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Come ogni estate Roma si prepara all’assalto di blatte, topi e zanzare. Come combatterli?

Roma subisce l’assalto di insetti e roditori. Esquilino, Castro Pretorio, Prati e Torpignattara sono i quartieri più colpiti ma l’attacco riguarda tutta l’area urbana

Roma, stazione Metro Cavour

Con il caldo le nostre case tornano ad essere assediate dai soliti nemici: topi, blatte, scarafaggi, mosche, zanzare, vespe, pulci, formiche, calabroni, zecche, ragni, insetti striscianti.

Li ho citati tutti perché sono tutti molto fastidiosi e, in qualche caso, pericolosi per la nostra stessa salute. Alcuni di più. Blatte, ratti e zanzare in particolare, sono da sempre un incubo. Le blatte, con l’arrivo del caldo, tornano a popolare le città mentre d’inverno lasciano il posto ai topi, che abbandonano le campagne in cerca di condizioni più favorevoli. Gestire efficacemente il problema di roditori e blatte non è semplice e per una soluzione radicale bisogna rivolgersi ai professionisti.

A Torpignattara hanno aggredito una palazzina

Recentemente a Roma, da un condominio a Torpignattara, hanno lanciato un grido di aiuto per un vero e proprio assalto di centinaia e centinaia di blatte. All’angolo di via Casiina con via Salomone, gli insetti escono dal sottosuolo e raggiungono i piani alti, entrando dalle finestre. Nugoli di blatte che si arrampicano sulle pareti esterne del palazzo, entrano dalle finestre, dalle porte, attirate dalla possibilità di trovare del cibo. Gli abitanti si sono addirittura rivolti ai Nas dei Carabinieri. Tra gli invasori figurano anche i topi, che aggrediscono soprattutto gli appartamenti del piano terra, i giardini e le cantine e le zone in cui si trovano i cassonetti della spazzatura. Ma il problema più grave è rappresentato dalle mostruose blatte, di grandi dimensioni, che entrano ripetutamente nel condominio. La disinfestazione non ha frenato l’invasione che continua nonostante i veleni sparsi attorno al palazzo.

La sporcizia li attira

I rifiuti lasciati per strada, i cassonetti strapieni e debordanti di fetidi odori degli scarti alimentari, la lentezza con cui questa spazzatura viene raccolta e la troppa permanenza lungo i marciapiedi, sono tutti incentivi per la presenza di topi e insetti in cerca di cose da mangiare. Le zone maggiormente abitate o con più aree ristorative e bar sono anche quelle dove il problema si verifica con più frequenza. Alcuni abitanti si impegnano a fotografare la realtà con i loro smartphone per denunciare la situazione sui social network e i giornali. Ormai si fotografa tutto, ogni attimo bello o brutto delle nostre vite. Invece bisognerebbe rimboccarsi le maniche e cercare soluzioni. Immediate ed efficaci non ce ne sono, a parte la disinfestazione e cercare la massima pulizia della strada e delle case, per limitare l’assalto.

Le blatte vivono e si riproducono in zone umide e poco illuminate e si nutrono di scarti alimentari. Tutte le sostanze organiche lasciate a terra sono una fonte di cibo inesauribile che le spinge a uscire dalle crepe dei muri o dalle tubature della rete fognaria, soprattutto in orario notturno. I nidi sono presumibilmente nel sottosuolo. Per debellarle una volta per tutte bisognerebbe riuscire a sterminare il nido e anche questo non è detto che basti. Abbiamo in pratica una sorta di Alien camuffato da insetto schifoso che resiste a ogni nostro tentativo di debellarlo.

Anche la Casa Bianca è stata sotto attacco

Non ci sono riusciti i sostenitori di Trump ma le blatte si. Nel dicembre del 2017 anche la residenza del Presidente americano, la Casa Bianca, a Washington subì un attacco combinato di topi e scarafaggi. Secondo un’emittente televisiva, la NBC, il Public Buildings Service, che sovrintende a tutti gli 8.700 edifici governativi Usa, ha effettuato delle ispezioni che hanno mostrato falle pericolose nel soffitto, nei bagni e dal sottosuolo. La Casa Bianca venne costruita nel 1700, ha 132 stanze, non è facile da gestire. Si spendono anche fino a 100 mila dollari l’anno per la sua manutenzione.

Ebbe ragione Donald Trump, abituato bene con le sue ville e i suoi appartamenti di New York, a dire che quel palazzo era una “catapecchia”. Hanno trovato topi addirittura nella Situation Room, la sala operativa della West Wing (ala occidentale) e in più sono state segnalate quattro infestazioni da parte di scarafaggi e formiche, in particolare nell’ufficio del Capo di Gabinetto. È quello che succede quando una casa è vecchia, ha sentenziato Brian Miller, ispettore generale per la US General Services Administration.

Hanno 350 milioni di anni e neanche l’atomica le distrugge

Blatta, bucarone, bacarozzo, bucaione e scarrafone sono i diversi modi, anche regionali, con cui chiamiamo questo insetto. Di scarafaggi che ne sono diverse razze con alcune differenze fisiche e di abitudini. La blattella, la Nera, la Rossa e la blatta dei mobili. In linea di massima quelle che ci attaccano di più sono la Nera e la Rossa. Sono insetti che stanno in ogni parte del mondo. Si pensa che abbiano circa 350 milioni di anni e siano quindi fra le creature più vecchie ancora esistenti sulla terra.  Tra l’altro sono in grado di resistere anche ad una esplosione nucleare. Molto probabilmente, data la loro capacità di adattamento e resistenza saranno ancora qui quando l’umanità si sarà estinta da secoli.

Quindi capite bene che è arduo pensare di potercene liberare tanto facilmente. Quando può capitare di incontrarne una morta, state pur certi che non è stato per cause naturali. Un agente chimico di un insetticida sicuramente le avrà leso il sistema nervoso e di conseguenza l’ha uccisa. Mangiano di tutto, non hanno problemi. Tranne un tipo di blatta detta “germanica” che è sensibile al glucosio, ma le altre non hanno questa debolezza, dolci, cioccolato, marmellate e frutta vanno benissimo nella loro dieta.

Possono adattarsi anche all’insetticida più potente

Negli ultimi anni gli scarafaggi stanno dimostrando un’insolita tendenza a resistere a un numero sempre maggiore agli insetticidi. Ovverosia riescono a vivere e a riprodursi anche in presenza di sostanze tossiche. Ci sono alcune specie che, sottoposte ad analisi controllate, con varie sostanze tossiche, hanno sviluppato la capacità di resistere a tali veleni.  Quegli individui che resistevano al veleno davano vita a generazioni immuni verso quella sostanza e il ciclo ricominciava.

Daniele Battilani, biologo sostiene che “uno studio è stato condotto da Michael Scharf e colleghi (University of Purdue) in Indiana e nell’Illinois (USA), su diverse popolazioni di scarafaggi della specie Blatella germanica. In particolare, le popolazioni sono state sottoposte per 6 mesi di tempo ad insetticidi con sostanze chimiche che agiscono diversamente: ad esempio, a livello neurologico o a livello dell’esoscheletro.”

Gli unici risultati degni di nota, con un calo drastico di scarafaggi, sono stati raggiunti con l’uso dell’abamectina, una sostanza neurotossica che portava in poco tempo alla morte dell’insetto. In un primo momento gli scienziati hanno pensato di aver trovato l’insetticida capace di liberarci una volta per tutte da questi insetti. Sfortunatamente, non è stato così. Quei rarissimi esemplari che sopravvivevano all’abamectina davano alla luce una prole resistente all’insetticida. “Ma la cosa veramente sorprendente, sostiene il biologo, è che gli scarafaggi già resistenti ad una classe di insetticidi acquisiscono resistenza anche ad altre classi di insetticidi a cui non erano stati esposti in precedenza (cross-resistenza). Ne consegue che la resistenza incrementa da 4 a 6 volte in una sola generazione.

Da dove viene tutta questa resistenza?

Gli scarafaggi sono diffusi ovunque tranne che nelle regioni polari e ad altitudini superiori ai 2000 m e sopravvivono anche in condizioni che porterebbero alla morte la maggior parte degli insetti. Spesso gli scarafaggi infestano le nostre case, garages e cantine e cerchiamo di eliminarli senza gran successo.  Perché?

Hanno un apparato digerente che consente loro di digerire qualsiasi cosa possano incontrare da mangiare. Dalla carne putrefatta, ai dolci andati a male, altri insetti, carta, colla e sapone. Questo grazie ad un intestino popolato da protozoi e batteri che possono digerire la cellulosa. Si adatta a qualsiasi situazione, siano esse le fogne, la campagna o gli ambienti urbani, meno che al gelo, come abbiamo visto.

Si difende dai possibili nemici grazie al suo apparato secretore. Ha delle ghiandole che emettono odori talmente nauseabondi che allontanano subito le lucertole e i gechi ed anche quegli uccelli che vorrebbero cibarsene.

Non ha il corpo percorso da vasi sanguigni, come noi, ma un sistema circolatorio aperto, dove la sua emolinfa circola liberamente ovunque. Come viene ferita la blatta ha dei sistemi di sigillatura che arrestano ogni fuoriuscita di linfa. Ferirli non è sufficiente.

Se decapitata la blatta continua a vivere per un po’

Gli scarafaggi sono degli artropodi, il che vuol dire che gli organi del suo corpo si ripetono in serie. Insomma è diviso in sezioni. Un po’ come un treno coi suoi vagoni. Se se ne stacca uno, gli altri continuano a viaggiare. La blatta ha un sistema nervoso caratterizzato da tanti gangli, collegati tra loro che si ripetono per tutto il corpo. Sono come tanti piccole parti di cervello, in grado di sostituirsi agli altri se necessario. In tal modo alcune funzioni vitali come la respirazione e il sistema motorio possono essere gestite da uno di questi gangli se viene a mancare il cervello.  Decapitando uno scarafaggio, in altre parole, resta in vita con alcune funzioni. La morte sopraggiungerà solo perché, se privo di bocca, non potrà alimentarsi più.

Il cavallo di Troia per debellare il nido

C’è un sistema che vuole colpire al cuore la colonia delle blatte. Un veleno gel che viene collocato con delle gocce lungo i percorsi possibili dell’insetto. Per le formiche è semplice perché procedono linearmente. Le blatte invece si muovono diversamente dalle formiche, infatti deambulano in maniera disordinata ma è comunque possibile capire da cosa sono attratte (la spazzatura o la sporcizia presente in cucina) e quindi sappiamo come intercettarle, di conseguenza dove va piazzata l’esca. Questi insetti non condividono il cibo con gli altri. Quindi una volta che la blatta avrà mangiato l’esca gel che abbiamo lasciato in cucina, andrà a morire all’interno della tana e diventerà lei stessa cibo per le altre blatte, veicolando il veleno dell’esca e sterminando la colonia. Almeno si spera.

L’unica vera arma che abbiamo è la pulizia

È molto probabile che non potremmo mai liberarci degli scarafaggi del tutto. Una delle armi che abbiamo è quella di cambiare spesso insetticida in maniera che non si possano adattare alle sostanze tossiche che gli lanciamo contro. Quel che invece è sicuro, per ridurre la presenza degli scarafaggi in casa, è una forma di prevenzione efficace: la pulizia e l’igiene. Inoltre, sono da preferire metodi integrati di disinfestazione, vista questa super resistenza. Ad esempio, utilizzando insetticidi e trappole insieme, anche se è più costoso.

Altra forma di prevenzione che potrebbe rivelarsi efficace è quella di impedire che trovino accesso in casa. Sigillare crepe e fessure potrebbe aiutare. Porre delle griglie agli scarichi dei lavandini. Controllare che le tubazioni siano integre. Gestire i rifiuti tenendoli sempre sigillati e smaltire l’immondizia con frequenza. A Roma la cosa devo dire non è affatto facile. Pulire le superfici eliminando ogni residuo alimentare. In questo le formiche spesso ci aiutano a individuare eventuali briciole o pezzetti di cibo caduti in terra. Anche i ristagni d’acqua attirano scarafaggi e zanzare. Così come le ciotole dei cani e dei gatti con il cibo dentro. Tenere sempre ogni alimento in buste sigillate e in contenitori ermeticamente chiusi. Tutto questo non le uccide ma almeno rende loro la vita molto difficile!