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Codice Ratzinger, l’attacco della catechista Lancellotti: “Metodo diabolico e perverso”

Il vero papa, Benedetto XVI, per difendersi dall’aggressione modernista, ha messo in pratica un sistema antiusurpazione, il Codice Ratzinger

Dorotea Lancellotti, immagine dal suo canale YouTube

Dorotea Lancellotti, immagine dal suo canale YouTube

Com’era la nota frase? Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti attaccano, alla fine vinci.

Con una certa soddisfazione, l’autore della presente inchiesta sul Codice Ratzinger deve registrare un passaggio di grado.

Eravamo fermi da tempo alla fase 2, con una ricca messe di epiteti ricevuti (imbecille, ebete, idiota) da colleghi vaticanisti e fumantini sacerdoti bergogliani, ma la signora Dorotea Lancellotti, catechista di lungo corso, ha appena affermato QUI al minuto ‘45 che non bisogna affrontare le questioni “con il metodo cionciano – chi vuol capire capisca – che è diabolico, è perverso, è falso“.

Diciamo che era abbastanza chiaro il sottinteso: tutti avranno capito, senza doversi troppo scervellare, che la signora si riferiva all’inchiesta dello scrivente. Un “attacco” di tutto rispetto che dovrebbe essere propedeutico alla fase finale di cui sopra. Per questo motivo, diabolicamente e perversamente, rispondiamo alla signora Lancellotti offrendole ospitalità su questo spazio per argomentare le proprie convinzioni.

Cara Signora Lancellotti,

da qualche tempo, Lei ripete sui social un divertente slogan, “Cionci ciancia”, che ci riporta indietro a quel dorato tempo che fu, intriso del profumo di diari, penne Bic e gesso alla lavagna. Questi ultimi Suoi apprezzamenti sul mio metodo sono però un tantino più espliciti e quindi mi è d’uopo raccontarLe qualcosa di questa inchiesta.

Nel 2020 ho affrontato per la prima volta il mistero degli errori di latino nella Declaratio di “dimissioni” di papa Benedetto. Ho fatto male? A Lei sembra normale che un raffinatissimo latinista come Ratzinger possa compiere tali sbagli in un documento stilato in due settimane e passato al vaglio della Segreteria di Stato per la correzione di errori formali e giuridici? Il suggerimento del frate Alexis Bugnolo riguardava il fatto che tali errori servissero ad attirare l’attenzione sull’invalidità canonica dell’atto inteso come abdicazione. E di questo scrivevano da anni già molti altri studiosi: canonisti, teologi, filosofi, giornalisti. Tutti diabolici e perversi?

Pensi: per l’abdicazione del papa, il diritto canonico impone una rinuncia formalmente corretta e simultanea al munus petrino, e Benedetto XVI ha fatto l’opposto: ha rinunciato in modo sgrammaticato e differito al ministerium, senza peraltro ratificare nulla dopo l’ora X delle sue presunte “dimissioni”. Per giunta, il papa citò la “Sede di Roma, la Sede di San Pietro” che non possono essere giuridicamente lasciate vacanti, dato che l’unica ad avere personalità giuridica è la Sede apostolica, la sola che può restare vacante. Ho fatto male se mi sono posto qualche domanda? La ragione non era un dono di Dio? Mi illumini Lei.

Ho offerto ai colleghi di Avvenire, che mi avevano dato subito dell’imbecille, di lavorare gratis con loro per fare luce sulla contingenza, ma sono spariti.

Qualche mese dopo è uscito il volume giuridico della avvocatessa Estefania Acosta, che ha illustrato come e perché la Declaratio non è una rinuncia valida al papato. Secondo Lei qualcuno l’ha smentita?

Gradualmente ho poi cominciato a capire che se papa Benedetto ripeteva da otto anni “il papa è uno solo” senza specificare mai quale, potesse esserci qualcosa di problematico sotto, dato che non credo Lei ritenga il Santo Padre Ratzinger uno che ama fare i dispetti e gettare nel panico un miliardo e passa di cattolici.

Perfino il prof. Carlo Taormina, aveva dichiarato a Libero: “Colpisce  l’ambivalenza continua e studiata, nell’arco di otto anni, attribuita alle dichiarazioni di Ratzinger che, nella sostanza, pare ribadire sempre la stessa cosa, ovvero che il papa è lui, Benedetto, e non altri”.

Da lì in poi ho fatto numerose altre scoperte tanto che altri professionisti e specialisti hanno firmato, mesi dopo, questa dichiarazione:

Le oggettive e strane ambiguità del linguaggio di Benedetto XVI individuate come “Codice Ratzinger”, riscontrate anche da altri giornalisti, o persino lettori, non sono casuali, e non sono dovute all’età dell’autore o, men che mai, a sua impreparazione. Esse sono messaggi sottili, ma inequivocabili, che riconducono alla situazione canonica descritta nell’inchiesta. Papa Benedetto comunica in modo sottile perché è in sede impedita e quindi è impossibilitato a esprimersi liberamente.

Il “Codice Ratzinger” è una sua forma di comunicazione logica e indiretta che si avvale di apparenti incoerenze le quali non sfuggono all’occhio delle persone preparate. Tali frasi, “decodificate” con i dovuti approfondimenti nei rimandi che il Papa fa alla storia, all’attualità, al diritto canonico, nascondono un sottotesto logico perfettamente individuabile, con significati precisi e univoci.

Altre volte, Benedetto XVI opta per delle “anfibolie” frasi – non prive di spunti umoristici – che possono essere interpretate in due modi diversi. Queste tecniche di comunicazione gli danno modo di far capire, “a chi ha orecchie per intendere”, che egli è ancora il papa e che è in una situazione di impedimento. Pertanto, chiunque sostenga che i messaggi del Codice Ratzinger sono fantasiose interpretazioni o non ha capito, o nega l’evidenza”.

Prof. Rocco Quaglia, ordinario di Psicologia dinamica all’Università di Torino

Prof. Antonio Sànchez Sàez, ordinario di Diritto presso l’Università di Siviglia

Prof. Gian Matteo Corrias, docente di materie letterarie e saggista storico-religioso

Prof. Alessandro Scali, docente di Lettere classiche, scrittore e saggista.

Prof. Gianluca Arca, docente di Latino e Greco, filologo, ricercatore,  saggista.

Dott. Giuseppe Magnarapa, psichiatra, saggista e scrittore.

Anche loro diabolici e perversi come il sottoscritto?

Così, per quanto io fossi stato cacciato da due testate con cui collaboravo, ho ugualmente investito circa 800 ore del mio tempo, in due anni di lavoro gratuito, perdendo sonno, denaro e tempo per rendere pubblica una realtà sconcertante, ma rigorosamente documentata, tanto che ad oggi nessuno è riuscito a mettere in discussione i significati del Codice Ratzinger tratti da libri e interviste del Santo Padre, il quale, quando mi ha onorato di una sua lettera, tramite Mons. Gaenswein, non mi ha affatto smentito. Anzi.

Possibile che anche il papa emerito, cioè colui “che merita”, “che ha diritto” di essere papa, condivida il mio metodo diabolico e perverso?

Ciò che affermo, non avventatamente, ma dopo 200 articoli e un libro di 340 pagine di prossima uscita, “Codice Ratzinger”, appunto, è che il vero papa, Benedetto XVI, per difendersi dall’aggressione modernista, ha messo in pratica un piano che, come ha confermato uno stimato esperto di diritto dinastico come il dott. Andrea Borella, è un sistema antiusurpazione proprio del diritto dinastico tedesco che aveva importato lo stesso card. Ratzinger nel diritto canonico romano.

Forse ho anche fatto male a incuriosirmi per la lettera del Santo Padre spedita il 13 novembre 2021 in risposta a una fedele, tramite la Segreteria di Stato, dove Benedetto XVI fa scrivere così al funzionario: 

“Gentile Signora,

il Papa emerito Benedetto XVI ha accolto la cortese lettera con la quale ha voluto indirizzargli espressioni di filiale affetto. Riconoscente per i sentimenti di devozioni manifestati, il Sommo Pontefice incoraggia a rivolgere con sempre maggiore fiducia lo sguardo al Padre celeste”.

Il papa emerito è, dunque, il Sommo Pontefice: sono infallibilmente la stessa persona che ha apprezzato la lettera affettuosa della fedele nella quale non vi era il minimo accenno a Bergoglio. Come mai?

Altra frase strana è contenuta in “Ultime conversazioni” di P. Seewald (2016).

Domanda del giornalista: “Uno s’immagina che il papa, il vicario di Cristo sulla Terra, debba avere un rapporto particolarmente stretto, intimo, con il Signore”.

Risposta di papa Ratzinger: “Sì, dovrebbe essere così, e non è che IO abbia la sensazione che Lui sia lontano.

Sillogismo retorico. Benedetto accoglie le premesse della domanda: lui è il papa e il Vicario di Cristo. Se il papa è uno e se fosse Francesco, come potrebbe mai dire una cosa del genere?

Febbraio 2022. Rispondendo a dei fedeli che gli avevano manifestato la loro solidarietà durante l’attacco mediatico giudiziario di gennaio, Benedetto li saluta così.

“Volentieri includo Lei e le Sue intenzioni nella mia preghiera. Con la mia benedizione apostolica, Suo nel Signore, Benedetto XVI.

La “sua” benedizione apostolica è prerogativa esclusiva del papa regnante. E non è un caso isolato: già nel 2017 aveva salutato il card. Brandmueller con la  sua benedizione apostolica.

Ancora in “Ultime conversazioni”. Domanda: “Secondo la lista di San Malachia il papato terminerebbe con il suo pontificato. E se lei fosse effettivamente l’ultimo a rappresentare la figura del papa come l’abbiamo conosciuto finora?”

Risposta di Benedetto XVI: “Tutto può essere”.

Ma dopo di lui non dovrebbe esserci il legittimo successore papa Francesco, 266° pontefice romano? 

Sempre nello stesso libro:  “Con lei, per la prima volta nella storia della Chiesa, un pontefice nel pieno ed effettivo esercizio delle sue funzioni si è dimesso dal suo “ufficio”. C’è stato un conflitto interiore per la decisione?”.

Risposta di papa Ratzinger: “Non è così semplice, naturalmente. Nessun papa si è dimesso per mille anni e anche nel primo millennio ciò ha costituito un’eccezione”.

Un errore storico clamoroso (con sei papi abdicatari nel I millennio e quattro nel II) a meno di non considerare proprio le sue dimissioni come dal solo ministerium e così individuare perfettamente quel paio di papi (Benedetto VIII e Gregorio V) che nel I millennio, prima della Riforma gregoriana, furono temporaneamente scacciati da antipapi e persero proprio l’esercizio pratico del potere, il loro ministerium,  ma rimasero papi. Guarda caso, una sede impedita ante litteram

Potrei continuare ancora a lungo, ma preferisco inviare alla Sua attenzione l’intera inchiesta che troverà qui in fondo, raccolta e sintetizzata in 60 capitoli. Sarà mia cura farLe recapitare – se lo desidera – copia del mio libro, non appena uscirà, a giorni. Se vorrà scrivermi all’email dell’inchiesta codiceratzinger@libero.it Le darò modo su questo spazio web di argomentare le Sue affermazioni.

Mi spieghi pure: in che senso il mio metodo sarebbe diabolico, perverso e falso?

Diabolicamente Suo,

Andrea Cionci