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Codice Ratzinger: cosa pensa realmente papa Benedetto XVI dell’antipapa Bergoglio

Per papa Benedetto, papa Francesco è il suo successore illegittimo ma regnante, esponente decisionista della dittatura del relativismo

Cardinale Godfried Danneels e Papa Benedetto XVI

Cardinale Godfried Danneels e Papa Benedetto XVI

Mio nipote non si fermerà fino a diventare Papa”: l’affermazione è di Rosa Vassallo, nonna di Jorge Mario Bergoglio e fu proferita quando lui era ancora un giovane gesuita. La testimonianza fu riportata dal quotidiano La Stampa nel 2014 e ci offre un chiaro riscontro sull’ambizione – non molto cristiana, in verità – che ha dominato, da sempre, la vita dell’attuale antipapa Francesco il quale, paradossalmente, è poi il primo a tuonare contro il carrierismo clericale.

Codice Ratzinger: mai nessuna smentita dal Vaticano

Come sapete, Bergoglio non è il vero papa, in quanto il Santo Padre Benedetto XVI non ha mai abdicato, ma si è ritirato in sede impedita rinunciando de facto e non de iure all’esercizio pratico del potere, il ministerium. Tutto il quadro è stato pazientemente ricomposto nel libro inchiesta “Codice Ratzinger” (Byoblu maggio 2022) attualmente fra i primi dieci bestseller nazionali. Segnaliamo un recentissimo, notevole endorsement di Diego Fusaro, ma la migliore conferma arriva dall’assenza di qualsiasi smentita da parte del Vaticano, così come dal bozzolo di ostentata indifferenza tessuto intorno alla questione dal mainstream.

Tuttavia, per quanto ci si affanni a sostenere la più grande impostura del millennio, a un certo punto diventa estremamente difficile controllare le continue smagliature, incoerenze e autosvelamenti che spuntano da tutte le parti, come funghi in un fertile humus boscoso dopo una pioggia di settembre.

Una delle gaffe più clamorose di questa vicenda riguarda l’aperta confessione del cardinale Godfried Danneels, primate del Belgio, che, in tv e nella sua biografia autorizzata del 2015 ammise candidamente che il gruppo di cardinali supermodernisti di cui faceva parte, da loro stessi scherzosamente definito Mafia di San Gallo, voleva deporre Benedetto XVI e che il loro campione era il card. Bergoglio.

“Siamo a Roma in spirito di pace”

Citiamo: “E’ un gesuita confratello di Martini e cardinale arcivescovo di Buenos Aires, si chiama Jorge Mario Bergoglio. L’atteggiamento di Bergoglio si guadagna la fiducia di molti dei partecipanti al Gruppo di San Gallo, compreso Danneels. […] Anche se i cardinali del gruppo di San Gallo presenti a Roma inviano a Ivo Fürer una cartolina con il messaggio: “Siamo qui insieme in spirito di pace”, fu il cardinale Ratzinger ad essere scelto dal conclave come  successore quasi ovvio del papa polacco, anche se durante il pre-conclave, il cardinale gesuita Jorge Mario Bergoglio era un’alternativa realistica”.

Nessuno ha mai tradotto il volume in italiano e neppure una smentita dal Vaticano, nella prospettiva che la questione finisse nel dimenticatoio.

Come leggete, questa ammissione rivela senza incertezze come da tempo esistesse un partito interno alla Chiesa fieramente avversario di papa Ratzinger e come il suo candidato fosse proprio il card. Bergoglio.

E adesso leggiamo come Mons. Gaenswein definì questo gruppo appena un anno dopo, nel 2016, nel famoso discorso del “ministero allargato”:

«Benedetto XVI fu eletto dopo solo quattro scrutini a seguito di una drammatica lotta tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” (“Salt of Earth Party”) intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor; gruppo che, di recente, lo stesso cardinal Danneels di Bruxelles in modo divertito ha definito come “una specie di mafia-club”.

L’elezione era certamente l’esito anche di uno scontro, la cui chiave quasi aveva fornito lo stesso Ratzinger da cardinale decano, nella storica omelia del 18 aprile 2005 in San Pietro; e precisamente lì dove a “una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie” (Mafia) aveva contrapposto un’altra misura: “il Figlio di Dio e vero uomo” come “la misura del vero umanesimo”, (Sale della terra)».

Avete letto bene?

Avete letto bene? Stropicciatevi gli occhi e rileggete con calma: un anno dopo l’ammissione esplicita del card. Danneels che individuava pubblicamente in Bergoglio il campione della Mafia di San Gallo, Mons. Gaenswein cita le parole di papa Benedetto che definivano il partito di Bergoglio come quello di “una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.

Questo è dunque quello che, per bocca del suo segretario, papa Benedetto pensa realmente di Bergoglio e dei suoi sodali a fronte della rivelazione del card. Danneels dell’anno precedente. Non ci sono discussioni.

Molti di voi si stupiranno, a questo punto, del perché, in pubblico, il Santo Padre Ratzinger sia così affettuoso e cordiale con l’antipapa. Ne abbiamo dato ampia spiegazione su Libero: Benedetto XVI dà compimento al precetto di Gesù “Amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori”.

“Ultime conversazioni”

Per questo motivo in “Ultime conversazioni”, libro intervista di Peter Seewald (2016), egli si “arrampica sugli specchi” per riconoscere a Bergoglio, che lo ha impedito, solo alcune generiche qualità di decisionismo, forte carattere e fascinazione sulle folle senza attribuire a tali riconoscimenti alcun connotato moralmente o spiritualmente positivo. Vi invitiamo a leggere qui l’approfondimento sul tema. Per esempio, anche di Stalin potremmo tranquillamente ammettere che era “uomo dal forte carattere, con grande ascendente sui suoi seguaci, e che prendeva decisioni difficili”, senza negare che fosse un dittatore genocida.

Per papa Benedetto, dunque, papa Francesco è il suo successore illegittimo, ma regnante, (come da affermazioni sul “ministero allargato” di Mons. Gaenswein) esponente energico e decisionista di quella dittatura del relativismo che lascia come ultima misura il proprio io e le sue voglie. Tuttavia, egli lo ama e prega per lui, secondo l’insegnamento di Gesù, perché si salvi l’anima. Ricordiamo, infatti, che Cristo pregò fino all’ultimo per l’Iscariota.

Di converso, se fosse vera la narrativa bergogliana descritta nel film impudicamente mistificatorio “I due papi” col Ratzinger anziano e stanco che lascia il trono al suo amicone gesuita, papa Benedetto non avrebbe mai e poi mai definito con quelle parole durissime il partito di Bergoglio, né si sarebbe avvalso di equilibrismi dialettici per non dover mai parlare bene del suo successore, ma anzi, coglierebbe ogni occasione per lodarlo, per riaffermare che lui è l’unico vero papa, che è un sant’uomo e ha un alto magistero. Nulla di tutto questo è mai successo.

Sfidiamo chiunque a dimostrare il contrario. Chiunque.

E suonano estremamente significative le parole di papa Ratzinger ricevute ieri, in una lettera, dal Centro Studi Gioacchino da Fiore.

Secondo Benedetto XVI, la rivelazione va interpretata “non più semplicemente come la comunicazione di alcune verità alla ragione, ma come l’agire storico di Dio, in cui la verità si svela gradatamente”. E tutti voi che leggete e condividete sui social questo articolo, siete partecipi e coprotagonisti di questa “verità che si sta svelando gradatamente”.

Per acquistare “Codice Ratzinger”

Per gli aggiornamenti: Twitter @CionciAndrea ; Telegram, gruppo “Non pravalebunt” ;  Facebook, gruppi Codice Ratzinger (ita) The Ratzinger Code (eng) Còdigo Ratzinger (esp) ; per le traduzioni in inglese e tedesco: www.papstundgegenpapst.de