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Caso Cucchi, il pm: Angelino Alfano riferì su atti falsi

Giovanni Musarò durante l’udienza: “In atti interni dell’Arma dei carabinieri che risalgono al periodo compreso tra l’ottobre e l’inizio novembre del 2009 compaiono già le conclusioni a cui sarebbero giunti i medici legali nominati dalla Procura”

"In questa vicenda si è giocata una partita truccata, con carte segnate. Una partita giocata sulle è spalle di una famiglia: qui c'è in gioco la credibilità di un intero sistema". Lo ha dichiarato il pm Giovanni Musarò durante l'udienza del processo bis sul caso della morte di Stefano Cucchi, che vede imputati cinque carabinieri. Secondo la deposizione in aula del pm, l'attività di depistaggio sulla morte del geometra romano iniziò il 26 ottobre del 2009 dopo un lancio dell'agenzia Ansa in cui Patrizio Gonnella e Luigi Manconi denunciano pubblicamente che Stefano Cucchi al momento dell'arresto stava bene e che non aveva segni sul volto, visti poi dal padre il giorno dopo nel processo per direttissima.

Processo bis per il caso Cucchi, deposizione del pm

"A partire dal 26 ottobre del 2009 – ha sottolineato Musarò – iniziano a pullulare richieste di annotazioni su ordine della scala gerarchica dell'Arma, comprese quelle false e quelle dettate. Cosa successe quel giorno? Il lancio di agenzia delle 15.38 scatena un putiferio. Dal Comando generale dell'Arma partono richieste urgentissime di chiarimenti. E tutte queste annotazioni non servivano al pm ma all'allora ministro della Giustizia Angelino Alfano che avrebbe dovuto rispondere al question time alla Camera". "Il ministro, per paradosso – ha aggiunto il pm -, si limitò a riferire il falso su atti falsi".

Il pm Musarò nel processo bis sulla morte di Stefano Cucchi

"In atti interni dell'Arma dei carabinieri che risalgono al periodo compreso tra l'ottobre e l'inizio novembre del 2009 compaiono già le conclusioni a cui sarebbero giunti i medici legali nominati dalla Procura sei mesi dopo", ha spiegato Musarò. "Già in quegli atti – ha osservato il pm – si affermava che non c'era un nesso di causalità tra le botte e la morte di Cucchi, che una delle fratture era risalente nel tempo e che i responsabili del decesso erano solo i medici".

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