Carlotta, chi era la ragazza di 19 anni precipitata all’ex Molino Agostinelli
Quel pomeriggio, il teatro delle sue passioni è stato l’ex molino Agostinelli, una struttura industriale dismessa dal 2005 a Roma, in via del Pescaccio

Street art, pexels-pixabay
Sabato sembrava un giorno come gli altri per Carlotta Celleno. Niente che facesse presagire il dramma che avrebbe scosso la sua famiglia e quanti la conoscevano. È uscita di casa serena, salutando i genitori come faceva ogni volta, diretta a incontrare le amiche per una nuova esplorazione. L’Urbex – l’esplorazione urbana di luoghi abbandonati – era una passione che coltivava da tempo, uno dei tanti modi con cui Carlotta dava forma al suo spirito libero.
Quel pomeriggio, il teatro delle sue passioni è stato l’ex molino Agostinelli, una struttura industriale dismessa dal 2005 a Roma, in via del Pescaccio. Un luogo conosciuto tra gli appassionati, tra graffiti, silos e rovine che raccontano storie dimenticate. È lì che Carlotta è precipitata dal settimo piano, in quello che le prime ricostruzioni indicano come un tragico incidente: il cedimento di una trave mentre si trovava su una piattaforma interna.
Carlotta, una ragazza prudente, non sprovveduta
Chi l’ha conosciuta stenta a credere che si sia trattato di un gesto sconsiderato. “Mia figlia era una ragazza prudente”, racconta il padre, Carlo Celleno, con una voce rotta ma composta. “Non era la prima volta che esplorava edifici abbandonati. Aveva esperienza, sapeva come muoversi. È stata una fatalità, una crudele casualità”.
Carlotta, infatti, non improvvisava. Ogni sua esplorazione era parte di un disegno più ampio, di un modo di vivere l’arte e la libertà senza sfidare la sorte in modo irresponsabile. Era all’ultimo anno dell’Istituto Cinematografico Roberto Rossellini, pronta a diplomarsi con ottimi voti. Stava realizzando un video artistico, uno dei tanti progetti che animavano le sue giornate, dove immagini, spazi abbandonati e creatività si fondevano in racconti silenziosi.
L’amore per l’arte lontano dai riflettori dei social
In un’epoca dominata dall’ostentazione digitale, Carlotta aveva scelto un altro cammino. Non c’erano selfie né storie da condividere compulsivamente: la sua presenza online era minima, quasi nulla. «Non amava i social», spiega ancora il padre. “Voleva che a parlare per lei fossero la sua arte, la sua musica, le sue immagini. Non se stessa”.
La sua espressione preferita era il disegno, spesso lasciato come una firma nei luoghi che esplorava. A Roma, chi pratica Urbex conosce il suo “tag”, “Sownd”, un segno grafico riconoscibile in diversi edifici dimenticati. Non un atto di vandalismo, ma un modo silenzioso e personale per lasciare una traccia del proprio passaggio, un’eco della sua presenza creativa.
Un’esistenza piena di sogni e progetti
Oltre all’arte visiva, Carlotta aveva molteplici passioni. Amava suonare il basso elettrico, ballava, leggeva, ascoltava gli altri con attenzione sincera. Era una giovane donna fuori dagli schemi, capace di vivere in armonia con il proprio tempo senza mai farsi omologare. Chi l’ha cresciuta e accompagnata racconta di una ragazza “con la testa sulle spalle”, capace di coniugare libertà e responsabilità.
In famiglia era collaborativa, sempre pronta a dare una mano nella quotidianità. Aveva sogni concreti e progetti in cui credeva profondamente. Il cinema e la fotografia erano i canali con cui raccontare il mondo a modo suo: discreto, profondo, mai urlato.
Il dolore di una famiglia e la ricerca di un senso
Nella casa dei Celleno, il tempo sembra fermo. “Ci stiamo stringendo tra noi – dice il padre – io, mia moglie e il fratello di Carlotta. È l’unica cosa che possiamo fare adesso, vivere questo dolore immenso insieme”. Nessuna retorica di fronte a una perdita che è solo rabbia, vuoto, silenzio.
Le indagini della polizia e della Procura di Roma sono ancora in corso. Resta il dolore di una famiglia che ha sempre sostenuto il diritto di una figlia di essere se stessa, anche a costo di vederla camminare lungo sentieri poco battuti. Un diritto pagato con un prezzo insopportabile.