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Calcio, Roma a un passo dall’avvicendamento tutto a stelle e strisce

Il club di Pallotta frena, ma a gennaio dovrebbe essere formalizzato l’accordo per la cessione a Friedkin. E si parla già del ritorno di Totti e De Rossi

Il comunicato stampa dell’A.S. Roma, giunto all’una del mattino, è stato prevedibilmente interlocutorio. Emesso su richiesta della Consob (in quanto la società capitolina è quotata in Borsa), si è limitato a confermare la trattativa in corso tra il club presieduto da James Pallotta e il gruppo guidato dal magnate texano – ma di origine californiana – Dan Friedkin, affermando che non si è ancora giunti a un accordo definitivo. Accordo che, stando ai ben informati, potrebbe essere formalizzato nel prossimo mese di gennaio, il tempo necessario a redigere tutti i contratti.

Secondo i rumours, il passaggio di consegne tutto a stelle e strisce avverrà per una cifra intorno ai 780 milioni di euro (comprensivi dei 272 milioni di indebitamento e dei 150 milioni di aumento di capitale già deliberato), ma c’è chi ha ipotizzato un totale di oltre 900 milioni di euro: numeri che, in ogni caso, renderebbero l’affare il più costoso della storia del calcio italiano.

È probabile che Pallotta manterrà una quota di minoranza legata alla vexata quaestio del nuovo stadio, per cui sono previsti ancora tempi lunghi – il guaio atavico dell’attuale giunta grillina: con un’amministrazione neanche buona, ma appena decente, il progetto sarebbe già stato realizzato da anni, e con il bellissimo design originale.

Che vi sia un rapporto causale tra le due vicende lo aveva fatto capire lo stesso Pallotta in tempi non sospetti: era infatti il maggio 2017 quando, in occasione dell’addio al calcio di Francesco Totti, il presidente uscente aveva dichiarato che, se il nuovo impianto non fosse stato pronto per il 2020, «avrete un altro proprietario, perché non mi vedrete più da queste parti».

Detto fatto. E, a proposito di farsi vedere, dal momento che una delle principali critiche rivolte a Pallotta ha riguardato la gestione del club da oltreoceano, sembra invece che Friedkin voglia affidare il ruolo di presidente operativo al figlio Ryan, che dovrebbe trasferirsi nella Capitale per assicurare la presenza fisica della nuova proprietà.

Per il resto il management non dovrebbe cambiare più di tanto, almeno in un primo momento. La poltrona più traballante pare sia quella del vicepresidente Mauro Baldissoni, oltre a quella del mai amato Franco Baldini, che però agiva da consulente privato di Pallotta, più che della Roma. Si parla inoltre di tentativi per far tornare all’ovile, magari con ruoli all’interno dello staff tecnico, le storiche bandiere Totti e De Rossi – e non è detto che sarebbe un bene.

In definitiva, comunque, la questione che più interessa i tifosi (inclusi i leoni dell’etere) è la possibilità di tornare a competere per dei trofei – a Trigoria non se ne alza uno dalla Coppa Italia 2008. In tal senso, si moltiplicano gli appelli a non vendere i gioielli giallorossi, e possibilmente a comprare (finalmente) qualche campione.

Salvo imprevisti, la palla – è il caso di dirlo – sarà quindi nelle mani di Thomas Daniel Friedkin: 54 anni, dotato di un patrimonio personale di oltre 4 miliardi di dollari, in gran parte derivanti dalla distribuzione e dalla vendita di auto Toyota – di cui ha l’esclusiva in cinque stati U.S.A. È inoltre proprietario di alberghi di lusso, produttore cinematografico (nel 2017 il suo The Square ha vinto la Palma d’Oro a Cannes), aviatore con tanto di licenza per il volo acrobatico (ha perfino pilotato un aereo durante le riprese del film Dunkirk) e partner commerciale degli Houston Rockets, il team NBA della sua città.

È anche impegnato in attività ambientaliste. Ma, se riporterà sorrisi e vittorie alla Maggica, forse glielo potremo perdonare. Carpe diem.

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