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Calcio femminile in Italia, l’affermazione delle donne tra storia ed economia

Il calcio femminile affonda le radici in Gran Bretagna dove è stato disputato il primo incontro ufficiale attestato, ovvero nel 1895

Calciatrice calcia un pallone

Tra gli sport che in Italia si son fatti largo sgomitando tra il retaggio culturale e la richiesta delle stesse tutele già in possesso dei colleghi maschi è il calcio femminile. Da sempre il calcio è lo sport più amato e anche più seguito nel nostro Paese, i numeri parlano chiaro.

Infatti, è tra le discipline che vanta il maggior numero di tesserati fin dalla tenera età, a seguire il nuoto, la ginnastica, gli sci, ecc. Conclude la classifica piazzandosi al 25esimo posto della graduatoria stilata dal CONI il tiro con l’arco. Per restare sempre aggiornato sulle ultime notizie è bene consultare Subito News.

Il calcio femminile, però, non ha lo stesso seguito di quello maschile sia per gli iscritti sia per gli ascolti. Difatti, quello femminile solo negli ultimi anni ha riscosso notevole successo grazie al Mondiale del 2019. Ci sono delle motivazioni, prima fra tutte c’è quella di carattere storico.

Motivazione di carattere storico

Il calcio femminile affonda le radici in Gran Bretagna dove è stato disputato il primo incontro ufficiale attestato, ovvero nel 1895; in Italia, invece, si dovrà attendere il 1968 quando il 23 febbraio la Nazionale femminile ha giocato la sua prima partita, ma non faceva ancora parte della Federazione Italiana Calcio Femminile che, difatti, verrà fondata l’11 marzo dello stesso anno.

Quindi, è chiaro come il calcio maschile piazzasse in campo e fuori dal campo le proprie giovani promesse, già dal 1910, invece le donne avrebbero fatto il proprio esordio decenni dopo. La motivazione di carattere storico è lapalissiana e testimonia come l’incentivo principale fosse quello di puntare sugli uomini. A seguire, la motivazione di carattere culturale ha penalizzato enormemente le calciatrici.

Motivazione di carattere culturale ed economico

Il pregiudizio che, purtroppo, ancora oggi scende in campo quando si parla di calcio femminile è quello di considerare le atlete inferiori rispetto ai colleghi maschi perché, da sempre, la palla tra i piedi l’hanno tenuta gli uomini, senza però considerare che i media, un tempo altri mezzi di comunicazione, accendevano i riflettori solo sui calciatori. Quindi, vien da sé che le donne godessero di una fama minore rispetto agli uomini perché non venivano né menzionate né valorizzate.

La motivazione di carattere culturale è da destinare principalmente all’Italia perché le vicine Spagna e Francia, in realtà, riempiono i propri stadi vantando numeri nettamente superiori. Difatti, molti club europei, per incentivare i fan a salire sugli spalti, hanno concesso a molti club femminili di disputare le partite negli stessi stadi utilizzati dalla selezione maschile.

In Italia, però, si è ben lontani dal porre sullo stesso piano le calciatrici e i calciatori, nonostante valgano entrambi. Inoltre, non resta di certo in panchina la motivazione di carattere economico. Infatti, fino al 1° luglio 2022 le donne non godevano delle stesse tutele, anche sul piano salariale, dei colleghi di sesso maschile.

Il primo luglio di quest’anno il calcio femminile è passato al professionismo, in questo modo sono state sancite delle norme importanti per le donne. L’augurio è quello di raggiungere, con gli anni, stadi pieni e altrettanti uomini, donne e bambini affezionati alla maglia dei club italiani femminili, tra questi citiamo la magica Roma femminile che ha alzato al cielo la sua prima Supercoppa femminile al Tardini di Parma, e della Nazionale.