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Buzzati, meteorismo e bestemmie

Ah, l’editoria! Ce n’è per tutti: che tu voglia investire le tue ore libere per arricchire lo spirito o puramente per ammazzare il tempo. Puoi star tranquillo: l’editoria non ti lascerà mai a bocca asciutta. Ne vuoi un esempio?

Stavo cercando in rete un certo racconto di Dino Buzzati. Chi lo conosce (e molti che non lo conoscono non si pentirebbero a colmare la lacuna) sa che titoli aspettarsi quando imposta la chiave di ricerca.
Così anch’io. Sicché mi ha sorpreso non poco ricevere in risposta la stringa che vedete (qui e nel seguito ometto la nota fonte di queste inserzioni).

Il curioso esito della ricerca di un racconto di Dino Buzzati

Mi sono chiesto quali possano essere i nessi lessicali o semantici o logici che hanno portato all’intercettazione della terza copertina. Non trovando risposta ci ho cliccato su.
La mia curiosità è rimasta inappagata, ma mi si è aperto un mondo. La letteratura in materia è sterminata, includendo i rami collaterali: i contenuti spaziano dalla coprofilia in tutte le sue varianti (in testa la petomania) alla dissacrazione religiosa (la bestemmia fantasiosa va alla grande). Ma si prende poi il volo verso sfere più intellettuali, discipline oscuramente immateriali come la manipolazione degli altri. E così via.

I titoli

I titoli sono eleganti perifrasi; citando fior da fiore (perdonatemi): Scoreggiare meglio: Guida teorico/pratica (“Questo articolo è acquistabile con il Bonus Cultura e con il Bonus Carta del Docente quando venduto e spedito direttamente”), Cani che cagano Calendario 2021, Tira il dito; eccetera. E non si trascurano i giovanissimi lettori: Gatti scorreggioni libro da colorare; Cose da fare mentre fai la cacca
Né resta deluso il blasfemo esigente: Raccolta delle MIGLIORI BESTEMMIE di sempre; Bestemmiavo continuamente… poi mi apparve Gesù; Il Grande Libro della bestemmia; Bestemmie da colorare; La tua bestemmia quotidiana. E si va avanti.
Una puntata nel naturalismo: Animali che si ingroppano: un selvaggio libro da colorare per adulti.
E poi si vola alto; la psicologia, dicevamo: Il codice segreto del linguaggio; Psicologia Nera: il Manuale più completo; Manipolazione mentale.
Naturalmente una prateria è riservata agli organi sessuali, chiamati col loro nome – la vulgata popolare, intendo – fin dalla copertina. Ma questi li lascio alla vostra fantasia, che so fervida. Al riguardo, vi tranquillizzo: anche le copertine non lasciano niente all’immaginazione; anzi, si fanno uno scrupolo di essere iconiche.
Si va avanti per 14 pagine. Di titoli.

Chi e perché li compra

Naturalmente mi sono e vi siete detti: ma è uno scherzo, sono solo copertine… No, sono veri volumi: alcuni di solo poche decine di pagine, costi contenuti; ma libri veri.
Ora, il punto non è tanto chi li ha scritti (gli autori hanno quasi immancabilmente nomi – per così dire – d’arte: Daria Tromba, Nakaghata Dyokhan, Eva Porca, Mimanjo Nakagata, Mao Tze Tze, Un Tizio a Caso… e così via) nè perché, essendo la goliardia un filone antico e sempre in buona salute. E neppure chi si mette a pubblicarli: restano in buona parte nel ghetto dei circuiti online, spesso ebook, quindi senza costi d’impianto e problemi di rese. La vera domanda è chi li compra. E perché. Si consumano in solitudine (e forse ciascuno di voi potrebbe citare qualcuno di sua conoscenza che ne sarebbe capace) o in allegra brigata? Formulo ipotesi.
Servono a farsi una risata. Ma chi ci ride?
Sono destinati a regali scherzosi. Un mercato non trascurabile.
Fungono da prontuario: compro il libro, mi imprimo le trovate che più mi colpiscono, alla prima occasione – che mi procurerò quanto prima – tengo banco al distributore del caffè in ufficio, o a tavola con gli amici (ora si può). Peraltro similmente a quanto vedo fare in quei sofisticati programmi di sketch umoristici della tv generalista.

14 pagine di variazioni sul tema

Nell’ipotesi 3, non trascuro la possibilità, in eletta compagnia, di procedere ad una lettura pubblica ad alta voce, così non mi sfugge nessuna perla.
Possiamo immaginarle queste adunate spiritose: età media bassa ma non sempre; un mattacchione tira fuori il volumetto, gli amici gli fanno arco intorno, la lettura viene fatta con abili pause e sottolineature nei momenti clou, i boati di risate impediscono ai più zelanti di cogliere la fine di una frase e costringono il conferenziere a replicare.
Un paladino dei diritti degli umili potrebbe obiettare: anche ciò è democratico, la presente società inclusiva non lascia indietro nessuno.
Ma invece viene il sospetto che è anche così che una società “resta indietro”. Non certo perché ride (come ringhia il vecchio Jorge nel Nome della rosa): il riso è liberatorio, fa buon sangue, sviluppa il relativismo, fa star bene gli altri. Bensì perché non riesce a distogliere quel riso dalle parti basse.

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