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Bullismo in fasce. Costringono un coetaneo a bere acqua del water

La mamma ha raccontato che suo figlio, sei anni appena, con problemi di linguaggio per la paura nei confronti di due bambini che lo maltrattavano

Non cadrò, né a mia volta, vi farò avviluppare dalle dolci spire della bella signora dai crini d'oro (chiamatela pure illusione del tempo che fu e che più non tornerà). Sarebbe certo un dolce  nufragar in questo mare di nostalgia, come nell' 'Infinito' Leopardiano, considerando la non rara e amara cronaca che come in un hit parade degli orrori, pone ai primi posti della classifica autentiche scellerataggini, rese ancor più dure e indigeste da mandar giù, essendo protagonisti dei bambini. Non posso fare a meno di pensare alla preghierina che la maestra ci faceva recitare prima di cominciare la lezione, o al fatto che al massimo si litigava e ci si azzuffava per le figurine dei calciatori, per non parlare delle pallottoline di carta, sparate con la penna bic, che svolazzavano a destra e a manca per la classe.

Beh, basta così, anche perchè ho promesso di non lasciarmi trasportare dai ricordi, pertanto, se lo desiderate, leggete pure quanto sto per raccontarvi. Parliamo di bullismo purtroppo, qualcosa di terribile, riguardante creature poco più che in fasce, se vogliamo metterla su questo piano. Così assurdo e inquietante, al punto che l'Ufficio scolastico regionale, ha deciso di saperne di più sulla vicenda di una bimba di undici anni, che rubava soldi ai genitori, per consegnarli ai compagni che le incutevano timore e la vessavano. Si parla di duecento euro sottratti in casa, non di lecca lecca. I fatti sono avvenuti presso un Istituto comprensivo di Monteverde vecchio. Il padre della bambina, si è battuto con molta decisione allo scopo di andare fino alla radice di questo male, chiedendo, come scritto in precedenza, l'intervento dell'Ufficio regionale. Altre iniziative si sono succedute in tal senso e molti genitori si sono addirittura riuniti presso Villa Sciarra, poichè il caso in questione è tutt'altro che isolato.

Da questi colloqui, è emerso tra gli altri, il racconto di una madre che ha raccontato l'esperienza di suo figlio, sei anni appena, con problemi di linguaggio derivanti dalla paura, dal terrore nutrito nei confronti di un paio di tipetti poco più grandi di lui, che lo costringevano, dopo avergli spinto la testa nel water, a berne l'acqua. Detto questo, mi è impossibile restare indifferente alle preghierine degli anni più belli, del candore di quell'età, quando si arrossiva persino se una compagnetta di classe ti chiedeva una gomma per cancellare in prestito. Un bullismo con i denti da latte non riesco proprio a metabolizzarlo, non ce la faccio e soprattutto non voglio. Se il mestiere di essere bambino, cede il posto alle lusinghe di esempi distruttivi che consumano e violano menti ancora in erba, non sia mai che un genitore possa minimizzare la responsabilità di esserlo fino in fondo, mancando l'obiettivo della tutela del tesoro dell'infanzia, che va salvaguardato in ogni suo aspetto, prima si perda negli abissi della superficialità del genere non è vero niente, oppure: "Chi, mio figlio, ma quando mai?".  

Il nucleo primario, ovvero la famiglia, è  chiamato alla missione di educare, indirizzare e correggere prima che sia troppo tardi, quanto di più caro e di più prezioso la vita ha dato in custodia: quel legno verde, che nella fase delicatissima di oggi, costituirà l'ossatura della società di domani. 

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