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Brexit, cosa prevede l’accordo commerciale tra UE e Regno Unito

Con la Brexit per visitare il Regno Unito sarà obbligatorio il passaporto. Il visto servirà per visite superiori ai sei mesi e per lavoro

Brexit

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Il testo è composto da 1246 pagine ed è stato approvato dal Comitato dei Rappresentanti Permanenti (COREPER). Sarà votato dal Consiglio dell’Unione Europea entro la fine dell’anno. L’accordo commerciale di fatto cambierà il futuro quadro economico e politico del Regno Unito. Tra le nuove disposizioni ci sarà la rimozione di dazi e quote per tutte le merci che rispettano la cosiddetta “norma di origine” e saranno ripristinati i controlli alle dogane per merci e persone.

Per visitare il Regno Unito

Per visitare il Regno Unito sarà obbligatorio il passaporto. Le visite a scopo turistico, con permanenza inferiore ai sei mesi, non avranno bisogno del visto. Il visto sarà invece obbligatorio per i periodi superiori ai sei mesi e per chi si reca per ragioni di lavoro, anche se per periodi brevi inferiori ai sei mesi. Nodo cruciale è quello relativo ai servizi, infatti gli individui e le imprese britanniche che offriranno servizi nell’UE dovranno sottostare alle regole del Paese dove hanno sede le imprese e non in quello in cui effettuano il servizio. Un duro colpo considerato che i servizi rappresentano attualmente circa il 40% delle esportazioni verso la UE.
Ovviamente tutte queste regole varranno anche per individui e aziende dell’Unione Europea che operano nel Regno Unito.

Altro punto di notevole importanza è il ritiro dai programmi europei verso i paesi terzi come l’Erasmus. Il Regno Unito parteciperà e contribuirà infatti a soli cinque programmi tra i quali ci sarà l’ Horizon Europe. La questione pesca invece ha avuto bisogno del raggiungimento di un compromesso e il risultato finale è il permesso concesso alle flotte dell’Unione Europea di pescare in acque britanniche diminuendo del 25% il pescato e fino a giugno 2026.

La ripresa del controllo sulle proprie leggi

In definitiva questo accordo economico, approvato il giorno di Natale, di fatto aggiunge più barriere e favorisce il “TAKE BACK CONTROL” ossia la ripresa del controllo sulle proprie leggi, sulla politica estera e sui propri confini.

Lo scenario futuro sarà costellato da dispute commerciali e politiche soprattutto quando, nel tempo, la legislazione britannica divergerà sempre di più da quella dell’UE.

Inoltre darà origine a numerose fratture interne, inasprendo le già presenti divergenze. Un esempio di questo è la Scozia, dove la “First Minister” Nicola Sturgeon si è già opposta all’accordo e resta in attesa delle elezioni locali del 2022 per rafforzare le proprie posizioni e convocare un nuovo referendum sull’indipendenza.

Manlio Milana

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