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Bel Poggio (Roma), 100 famiglie bloccate in casa a ogni pioggia

Diverse zone di Roma, vanno sott’acqua a ogni nubifragio, anche per il mancato mantenimento degli alvei dei torrenti e delle fogne

Allagamenti a Bel Poggio di Roma

I residenti della zona Bel Poggio, sulla via Salaria, a ogni pioggia, rischiano di restare isolati. Diverse zone di Roma, vanno sott’acqua a ogni nubifragio, anche per il mancato mantenimento degli alvei dei torrenti e delle fogne.

Ci sono dei residenti romani, 100 famiglie almeno, che a ogni acquazzone restano isolati. Non possono andare via dalle loro case e non possono tornarvi se erano usciti.

Sono i residenti di della zona di Bel Poggio a Settebagni. Negli ultimi tempi, a causa dei violenti nubifragi caduti su Roma, il torrente Lello Maddaleno, affluente del Tevere, chiamato anche Fosso Settebagni, straripa dal suo alveo, invade via Lello Maddaleno che collega Bel Poggio con la Salaria e chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori. Vi pare possibile?

Oltre 100 interventi dei Vigili del Fuoco in tutta la città

Sono circa 100 gli interventi effettuati dai vigili del fuoco di Roma tra il tardo pomeriggio di del 12 e il 13 giugno in seguito ai danni causati dal maltempo che ha interessato la periferia sud est della capitale e la zona dei Castelli Romani.

Inondazioni, allagamenti e alberi pericolanti sono gli interventi che hanno impegnato le squadre dei vigili del fuoco fino alle prime ore del mattino. 

Il mercato di via di Vigna Pia, al Portuense, si allaga ogni volta che piove e fare la spesa è impossibile. Un mercato inaugurato nel 2019 ma privo di copertura e con una rete fognaria non in grado di smaltire l’acqua piovana.

Cinquantatre millimetri d’acqua a Centocelle, 41 a Tor Sapienza. Il V municipio è quello più colpito dal nubifragio che, nel tardo pomeriggio di domenica 11 giugno ha colpito la Capitale. Una bomba d’acqua ha allagato la Prenestina e mandato in tilt il quartiere di Tor Sapienza.

Alcuni sottopassi sono finiti allagati.  Come in via dei Capretti, traversa della Collatina. Qui sono intervenuti i vigili del fuoco, personale della protezione civile di Roma Capitale e gli agenti della polizia locale. Due automobilisti sono stati salvati da un’auto, con l’acqua che era entrata all’interno dell’abitacolo.

Disagi all’incrocio tra via Prenestina e viale Palmiro Togliatti, in un tratto di strada che, quando le piogge si fanno intense, finisce sistematicamente allagato. E così cassonetti galleggianti, sacchetti della spazzatura a spasso. In direzione centro, delle raffiche fortissime, hanno abbattuto un pino all’altezza di largo Gerolamo Cocconi.

Nel quartiere Don Bosco un asilo nido comunale Pan di Zucchero si allaga ogni volta che piove. Sessanta bambini dai 2 ai 3 anni rischiano così di fare il bagno a seguito del maltempo che imperversa a volte per giorni sulla Capitale.

A Ponte Milvio si allaga il piazzale fino a Tor di Quinto

A Ponte Milvio, nelle stesse ore, la pioggia ha allagato il piazzale. Sono stati i commercianti, con stivali e pale, ad aprire i tombini per far defluire l’acqua. Intanto l’asfalto saltava, per terra c’erano monopattini, rifiuti d’ogni tipo, le auto che passavano lentamente ostruendo il deflusso di cose e persone.

Perfino i topi cercavano scampo saltando su cassette o vasi di piante per sfuggire alla corrente. Tutto allagato fino a Tor di Quinto con un grave danno per le attività commerciali. Già capita pochi millimetri di pioggia, figuriamoci con questi acquazzoni! Una prima risposta per Ponte Milvio potrebbe arrivare dal Collettore Alto Farnesina al Foro Italico.

Con un investimento di 7,5 milioni Roma Capitale sta proseguendo i lavori sull’impianto che, una volta ultimato, permetterà il corretto smaltimento e deflusso delle acque piovane. I lavori, iniziati a dicembre 2022, termineranno però solo per la fine del 2024. 

L’incuria dei torrenti crea il problema esondazione

Invece per Bel Poggio non si vede ancora una via d’uscita. Ad ogni temporale le famiglie restano isolate. Perché accade questo? Certo piove tanto, lo sappiamo. È qualcosa di eccezionale, che non era prevedibile. Ma ora si sa. E la cosa si ripete troppo spesso.

Lungo l’alveo dei torrenti si accumulano rifiuti, sporcizia, foglie, rami che diventano un ostacolo al deflusso delle acque del torrente arricchite dalla pioggia. C’è un ponticello che scavalca il torrente ed è lì che l’acqua straripa, invade l’asfalto e l’area circostante, arriva a bloccare le auto che passano, raggiungendo le portiere e entrando nell’abitacolo.

Gli abitanti sono prigionieri nel loro quartiere. L’unica via “d’uscita“ potrebbe essere il cancello di un cementificio, adiacente la zona. Un’area del tutto privata, non asfaltata e pericolosa per l’assenza di un guardrail. Adesso che uno debba rischiare la vita e farsi trascinare da un torrente in piena per andare a lavoro o portare a scuola i bambini, è una cosa inaccettabile.

È da gennaio che la questione è stata segnalata

Già dallo scorso 5 gennaio alcuni consiglieri del Municipio III hanno chiesto la convocazione di un tavolo che coinvolga Simu e il Dipartimento della Protezione Civile per attivare un piano di interventi di manutenzione ordinaria del torrente. Recentemente, il 14 giugno, è accaduto di nuovo con gli acquazzoni caduti sulla città. Una macchina è rimasta intrappolata nel fango con l’acqua che saliva e saliva quasi fino ai finestrini.

Gli 80 bambini di un centro estivo, il Salaria Horse Club, erano rimasti intrappolati dall’acqua alta e sono stati messi in salvo dai Vigili del Fuoco dopo le 17.30. Per arrivare fino a loro hanno dovuto usare un mezzo anfibio. Tutti gli abitanti della zona si sono ritrovati bloccati e anche con l’incertezza di quello che poteva succedere nelle loro case. Le scene della Romagna sono ormai un monito per tutti.

Siamo rimasti isolati per circa un’ora prima dell’arrivo delle forze dell’ordine” – racconta a RomaToday il presidente del consorzio residenziale Bel Poggio, Dario Miseri. È la seconda volta in pochi giorni che l’intera zona si ritrova in queste condizioni. Colpa dell’esondazione del fosso di Settebagni e della mancanza di una via di fuga alternativa a via Lello Maddaleno. Questa infatti è l’unica strada di accesso, percorribile in sicurezza, che porta a strutture sportive, maneggi e centri residenziali della zona, ma quando il fosso esonda si trasforma in un fiume in piena.

Il ponte è troppo basso e l’alveo è incustodito

Il ponte di via Lello Maddaleno appare molto prossimo alle sponde del canale. Un tempo, come si rileva dagli archivi capitolini, era più ampio e sopraelevato. In altre parole il ponte è diventato un ostacolo al deflusso delle acque e dei rifiuti che si trascina dietro un torrente in piena. Infatti è esattamente lì che si verificano le esondazioni e in parte il ponticello ne è responsabile come l’incuria in cui versano gli alvei di fiumi e torrenti, perché nessuno più si preoccupa della loro manutenzione. Nei giorni di pioggia forte rami e foglie strappate dagli alberi finiscono nel torrente e questi rifiuti rallentano il passaggio delle acque nell’alveo.

Per mitigare il rischio idrogeologico legato alle esondazioni, nel 2018, il Consorzio di Bonifica Litorale Nord aveva svolto un grande lavoro di pulizia di tutto il letto del torrente, con l’estrazione di rifiuti solidi. Ma non è stato sufficiente.

Il Ponte non è di proprietà del Comune, e tutto si ferma?

I residenti chiedono anche che venga allargato e rialzato il ponte sul torrente. Il Municipio aveva stanziato dei fondi per uno studio di fattibilità del progetto, ma, ad oggi, la situazione non è cambiata di un millimetro.

Gli episodi di esondazione del Fosso Settebagni – hanno spiegato  Valerio Casini e Francesca Leoncini, consiglieri (Italia Viva) – sono piuttosto frequenti nella stagione invernale, dovuti soprattutto alle caratteristiche idrogeologiche dell’area. Il ponte carrabile su via Lello Maddaleno e le atre infrastrutture adiacenti al fosso, a causa del maltempo, diventano spesso inagibili con grossi disagi per i cittadini e notevoli ripercussione sulla viabilità del quadrante.” “Riteniamo che la situazione meriti un approfondimento serio e l’attivazione di un tavolo operativo in grado di individuare le soluzioni tecniche per superare le criticità.” “Abbiamo chiesto una convocazione urgente della Commissione Capitolina Lavori Pubblici che speriamo possa riunirsi quanto prima bisogna varie un percorso di importante riqualificazione dell’intera zona. Bisogna avviare un percorso importante di riqualificazione dell’intera zona”.

Matteo Pietrosante, assessore ai lavori pubblici del Municipio III ha replicato che la questione è nota fin dal 2019 e si era già pensato da allora a dei finanziamenti per dei progetti per risolverla. “Finanziamenti – ha sottolineato Pietrosante – che sono stati bloccati perché la proprietà del ponte non risulta incarico al Comune di Roma e quindi l’unica strada che si prospetta è quella evocata già in passato dal Municipio stesso: ovvero la convocazione di un tavolo centrale, presso il Comune di Roma, e che veda coinvolti tutti i soggetti interessati al fine di pervenire ad una progettazione risolutiva affinché il pericolo di esondazione del ponte Lello Maddaleno non esista più.”

Un ponte militare per avere una via d’uscita sicura

Per trovare una soluzione Bel Poggio chiede un incontro con il Municipio III affinchè renda utilizzabile e sicura via Monte di Casa, l’unica alternativa a via Lello Maddalena. “Via Monte di Casa – spiega il presidente del consorzio residenziale Dario Miseri – è una strada ad uso pubblico che arriva fino a Settebagni ma la parte finale, inutilizzata da tempo, non è più percorribile. Nell’immediato – osserva Miseri – sarebbe sufficiente un ponte bailey, in dotazione all’esercito, per innalzare la quota stradale,  garantendo così la percorribilità anche in situazioni di emergenza. Per evitare in futuro il ripetersi di fatti analoghi che, purtroppo, potrebbero anche avere dei risvolti funesti”.